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Passaggio a Sud Ovest 2014: From Australia To Italy

Report #1: Da Perth a Yulara (Ayers Rock)

11-06-2014

Dopo 17 ore di volo atterro nella terra dei canguri. Fino ad ora ne ho visti 2 sdraiati senza vita ai lati della strada.

Mi informo e dopo 300 metri sono negli uffici della Emirates, la compagnia con cui ho spedito la moto, mi consegnano copia del bill of loading e vado in dogana, l’ufficio è poco distante da lì, per  timbrare il carnet poi, ancora entro nell’altro ufficio adiacente per prenotare l’ispezione della moto. In Australia sono molto severi e controllano tutto ciò che per loro non è a norma, anche la mia moto sporca. La signora mi dice che deve tornare il giorno dopo e io le chiedo un favore che mi viene accordato. Quando si parla di motori, in particolare di motociclette, gli australiani sono molto ben disposti. Un altro addetto mi dice di tornare all’hangar dell’Emirates. Il grosso signore mi raggiunge in 10 minuti e, finalmente apriamo la cassa. Lui controlla scrupolosamente e dà l’ok.  E pensare che la  trasmissione televisiva DMax aveva criticato le dogane australiane. Rimonto la moto e alle 18 esco in direzione Perth. Non è facile ambientarsi e di notte, infatti, non faccio caso al distributore, la moto doveva volare con serbatoi vuoti ma un litro l’avevo lasciato e così rimango a piedi. Non mi scoraggio, faccio 2 passi, c’è un cantiere con persone e mezzi e trovo  un ragazzo mi accompagna al distributore dove acquisto una tanica da 5 litri. Ringrazio e riparto verso Perth. Sono stanco mi fermo ad un Mc Donald per un panino poi cerco dove dormire. Qui il sonno costa caro, ma non ho scelta: 108 dollari australiani (circa 70euro) con colazione, doccia, poi il lungo sonno fino al mattino.

12-06-2014

Me la prendo comoda. Leonardo, ragazzo perugino che lavora e vive a Perth, mi da appuntamento al Bell Tower dove lo raggiungo seguendo al cartina e beccandomi una lavata di testa da un poliziotto per sosta fuori dalle righe. Vuol vedere la patente internazionale ed io la esibisco senza battere ciglio. Per fortuna mi chiede solo questo documento e mi lascia ripartire.

Leonardo mi accompagna al Billabong una specie di ostello frequentato da giovani dove c’è chi studia, chi lavora  e chi fa il turista. Potrebbero essere tutti figli miei,ma non mi abbatto e con 80 dollari australiani passa la paura. Sempre in compagnia di Leonardo entro negli uffici dei trasporti terrestri per la registrazione della moto. Tutto bene, ma visto che il bollo della mia moto scade a fine luglio, vogliono quello dell’anno prossimo a convalida che la moto può circolare. A questo punto provo a spiegare che finchè non scade questo non può essere emesso quello nuovo. Le regole qui non si discutono, si applicano ed arriva la doccia fredda: vogliono anche una mail dall’autorità italiana. Torno in hotel, chiamo in Italia l’ACI ma non c’è verso il bollo non può essere emesso.  Le autorità australiane insistono e lo vogliono, provo anche con ACI nazionale, peggio che mai. Mi dicono che scriveranno all’automobil club australiano e penso a quando ne verrò fuori. Riordino le idee. Chiamo chi so io in Italia, “PHOTOSCIOPPE” come dice un amico fa i miracoli.

13/15-06-2014

Così in un giorno tutto quello che volevano lo hanno in mano e per mail. Certo di ufficiale non c’è nulla ed io torno il lunedì in un altro ufficio tipo motorizzazione dove contattano gli altri colleghi: si c’è la mail, ecco le copie è tutto ok  e posso pagare. Finalmente la moto è registrata. Non consideratemi il furbetto di turno, ma se non avessi fatto così non ne sarei venuto fuori.

La sera esco con altri ragazzi italiani, Stefano e Annamaria. Anche loro sono giunti qui con le moto dall’Europa un po’ di tempo fa e ora hanno anche un figlio. Una pizza insieme poi i saluti.  Forti questi ragazzi: lavorano, guadagnano e pensano a come realizzarsi, qui i sogni sono realtà, anche se nessuno ti regala nulla.

16-06-2014

Di buon mattino carico tutto e parto, destinazione Kargloolie con 600 km tra vento inesorabile e temperatura bassa perché siamo all’inizio dell’inverno.

Man mano che macino chilometri la land si fa più rada di presenza umana, solo qualche piccolo villaggio a ricordare i pionieri che qui arrivarono con tanti sogni di una nuova vita. Dovunque si guarda è tutta una miniera, la prima attività di questo paese. E’ sera quando giungo a Kargloolie, il motel diventa proibitivo e allora piazzo la tenda nell’aerea comunale dove ci sono bagni e i fornelli per cucinare. Faccio subito amicizia, la moto rende questo popolo curioso, sono tutti con jeep e caravan al seguito è nel loro dna, proprio come il barbecue, una sorta di istituzione, ce l’hanno tutti.

17-06-2014

Dopo una bella colazione, carico la moto e punto verso nord in direzione Leonora dove incontro i primi aborigeni. Ho l’impressione che abbiano subito l’ondata di europei ad una velocità che non ha permesso loro di capire quello che stava accadendo. Sembrano loro gli stranieri. Ancora oggi dopo 6 giorni non ho capito di che vivono, non li trovi in luoghi di lavoro e, addirittura, nei paesini più sperduti ho trovato ragazzi cinesi che lavoravano nello store. Gli aborigeni rimangono confinati nelle case, sono sempre fuori a piedi scalzi, non vedo integrazione anche se gli australiani dalla pelle bianca rispettano la loro cultura, ma ahimè il passo mi sembra veramente diverso. A testimonianza di quanto le cose siano fuori luogo nell’Outback la benzina normale non si trova, esiste l’Opal, inodore e incolore, mentre quella normale la usavano per sniffare. Il paesaggio è pieno di cartelli che promettono multe per chi la tiene.

La sera dormo a Leverthon, ultimo paese prima di entrare nella Great Central Road che attraversa da ovest a est il centro dell’Australia lambendo il deserto. Mi ritrovo in un pub con due famiglie conosciute al campeggio. In tv c’è una partita di rugby e il tifo è da curva. Prima si paga e poi si mangia e si beve, è la regola da queste parti.

18-06-2014

Il cielo è plumbeo ma parto ugualmente. Pochi chilometri ed inizia la pista dove mi attendono 1080 chilometri di OUTBACK, il “fuori da tutto” come lo chiamano i locali. Ci sono solo stazioni di rifornimento con ogni ben di Dio e camping per pernottare, il tutto compreso non oltre i 350 chilometri. Per i primi 250 incontro solo due jeep e dietro di me lascio una scia di polvere interminabile. Poi ecco dei cammelli che scappano al rombo della moto: questo animale, non presente in Australia, arrivò alla fine dell’800 dall’Afghanistan per la costruzione della ferrovia. Non sono stati mai utilizzati e sono diventati un problema per vie del loro numero, sono tanti e prosciugano tutte le pozze d’acqua  del deserto. Ora si è scatenata la caccia al cammello. Chissà se dopo la carne di canguro sul piatto gli australiani troveranno anche quella di cammello. Travaso i 15 litri che ho come scorta e giungo a Tjukayirla, dove mi faccio anche uova al bacon, poi pieno di benzina e via per Warburton dove arrivo nel primo pomeriggio. Altro rifornimento, piazzo la tenda nel camping vicino a Greg, anche lui in moto, e subito la conversazione spazia dai pistoni alle valvole passando per gli horse power.

Serata tranquilla. Ceno con carne in scatola perchè qui non ci sono ristoranti e tutti i negozi, solo uno, chiudono alle 18 o alle 19 quando fanno un eccezione.

19-06-2014

Il sole splende sull’Outback e questo aiuta. Saluto Greg e via verso est per arrivare a  Warakuma dove c’è una stazione meteorologica.  Faccio due conti,  sì posso osare, si va a Yulara, dove c’è Ayers Rock che i nativi chiamano Uluru.

Quando finisce l’Outback! Gli ultimi 100 chilometri terribili di Tule Ondulè. Avrò contato in due giorni 8 jeep in senso opposto e due nella mia direzione di marcia. Ho viaggiato quasi da solo, una bella esperienza.

Kata Tjuta non è l’Ayers, ma non è da meno. A differenza del monolito più grande del mondo questo ha una conformazione frastagliata ma sempre spettacolare e in un pianura immensa fa da contrasto con tutto il resto.

Yulara è fornita di tutto. E’ un nucleo di poche case dove ci sono hotel, il campeggio e la solita stazione di rifornimento. Non manca il supermercato e le attrattive turistiche: dalla gita in cammello al volo in elicottero. Insomma divertimento per tutte le tasche. E’ ora di piazzare la solita tenda al campeggio…. vita da biker!

Al mattino, senza fretta, mi preparo poi nel pomeriggio vado all’Ayers per le foto del tramonto. Spettacolo assicurato. Vicino a me due coppie di ultrasessantenni piazzano tavolo, sedie, una bottiglia di vino, patatine  e altre “delizie”. Gli scatti si susseguono fino a che il sole tramonta. Sono le 18 e 4 minuti fa notare un tizio, tutti a casa.


 

Reoport #2: Da Yulara a Sydney 

26-06-2014

Lascio Yulara di buon mattino, direzione Kings Canyon, dove mi fermerò 2 giorni, in campeggio a Creek Canyon Station.

Il Kings Canyon è una formazione rocciosa diversa dall’ Ayers, un circuito di 3 ore a piedi, ti porta fino all’estrema punta da dove si ha un panorama stupendo, per questo l’Australia non ha uguali, la notte in tenda fa freddo ma sono ben fornito. 

27-06-2014

L’orizzonte è carico di nuvole, ma non ho alternative si va, destinazione sud Australia, il primo giorno macino oltre 700 km, solo poche stazioni di benzina lungo la strada, ogni volta che faccio rifornimento ricevo lodi per questo pazzo che viaggia da solo, mi sembra strano per un popolo che si sposta continuamente in un continente più grande dell’Europa con appena 23 milioni di abitanti, ringrazio e via di nuovo.

Il sole sta tramontando quando mi ritrovo davanti una scenografia da paesaggio lunare, sono a Coober Pedy, il sito più grande al mondo per l’estrazione dell’opale, è quasi notte faccio pieno e poi cerco da dormire e mi viene consigliato il Radeka Downunder Underground Motel, la caratteristica è quella che molte camere sono state ricavate nei sotterranei scavati per cercare questo minerale, veramente una cosa unica.

28-06-2014

Il giorno dopo proseguo verso sud all’habitat arido che mi lascio alle spalle, ritrovo il verde sono in prossimità di Port Augusta, ho cambiato stato e di nuovo fuso orario, in Australia da ovest ad est ci sono 3 ore di differenza, a volte mi fermo per scattare foto e così vado lungo con gli orari, scelgo di dormire a Port Pirie, ma i prezzi sono inaccessibile, questo è una di quelle cose che non capisco di questo paese, torno sulla strada principale dove avevo avvistato un campeggio che affitta roulotte, 45 $ australiani circa 30€ affare fatto, poi un salto al vicino distributore dove c’è una tavola calda, e di solito dotati di ATM, cosi faccio anche scorta di denaro poi a nanna.

29-06-2014

Fa freddo mi sto avvicinando all’estremo sud e qui siamo in inverno pieno, entro ad Adelaide, fino ad ora di grandi città nemmeno l’ombra, al centro sosto e chiedo ad una ragazza, apre Google per verificare il percorso, fino a li ci sono arrivato anche io, mi da una serie di indicazione ma non metabolizzo, altri 500 mt e chiedo ad un signore anziano, vai dritto e quando incroci a perpendicolarmente un’altra strada a sinistra poi non puoi sbagliare, fantastico ora ci siamo.

La strada sale, inizia  a piovere, c’è nebbia, come è cambiato il clima, tutta la giornata sarà uggiosa, ma a fine sera avrò la conferma di due accessori che ho, eccezionali il Casco Givi e gli stivali Vendramini, impermeabili e protettivi a tutto. Dormo a Port Fairy, oramai solo motel, la tenda e solo un ricordo.

30-06-2014

Oggi c’è sole è quello che ci vuole anche se il vento la fa da padrone, dopo Warnmbool imbocco la Great Ocean Road, una delle strade panoramiche più belle al mondo, così recita la pubblicità, tutto vero, tutto straordinario, vedute mozzafiato con pareti a picco sul mare erose dal vento e oceano che sembrano scolpite da uno scultore, benché sia inverno ci sono tanti turisti. L’epilogo dei questi luoghi sono i 12 Apostoli, faraglioni rocciosi in mezzo al mare, i conti non tornano, di sicuro ne manca uno e forse prossimamente il numero è destinato ascendere, l’azione prepotente dell’oceano sta assottigliando gli stessi ed altre strutture tipo L’Arc sono crollate.

La sera sosto a Colac un paesi molto carino, ho attraversato una foresta scavalcando al montagna dal mare, temperature proibitive, ma sono un duro e non mollo.

1/3-07-2014

Melbuorne mi accoglie con il sole, il mio road book, carta e penna, non sbaglia, arrivo a casa di Andrea Bellei, perugino doc che vive e lavora qua, sarò suo ospite per 3 giorni, tra una parola ed un altro scopriamo che 10 anni fa ci siamo sentiti al telefono sempre per cose riguardanti le moto, il mondo è piccolo.

La sera la passiamo in famiglia insieme a Pina, un contatto avuto dall’Italia, che lavora alla camera di commercio di Melbourne, siamo suoi ospiti a casa del fratello, una serata bellissima in stile tutto made in Italy.

A Melbourne vive una consistente comunità italiana, Lygon Street è il cuore di questa Italia tutta ristoranti e caffè, nomi come TI AMO, Bella Napoli, la catena La Porchetta e tante altre denominazioni nostrane, rendono suggestivo questo angolo della città, quattro passi per questa via, dove i dialetti italiani si intrecciano alle tante attività.

Pina mi è anche di aiuto per una cosa che riguarda il mio paese, Ponte di Ferro, a Melbourne vive Osvaldo Cimarelli emigrato nel 1956, di lui non ho nulla ma Pina in un attimo trova indirizzo e telefono, sono al settimo cielo, mi dico da libro Cuore, ma vengo gelato dalla risposta della moglie, Osvaldo ultra ottantenne  è malato e purtroppo non può ricevere nessuno, ci ho provato sarebbe stata una bella emozione.

4-07-2014

Dopo 3 giorni mi lascio la città alle spalle, si va a Sydney, la strada sale, qui le chiamano le Alpi australiani, non sono alte ma la vicinanza del polo, e come scritto siamo in inverno, fanno si che la temperatura sia molto bassa, ai miei lati vegetazione mediterranea e i soliti pascoli di mucche e pecore, a volte sembra di essere in Irlanda.

A Gundagai faccio sosta, il paese è famoso per miniere di carbone, fa notte presto, praticamente, fatta scorta di cibo mi ritiro in camera, riscaldamento a palla.

5/7-07-2014

Sveglia di buon ora, fatta colazione riprendo al M1, sotto i miei occhi la solita cartina a carta e penna, Sydney mi accoglie con un sole stupendo e temperature mite, non ci contavo, supero la città e dopo un tunnel mi ritrovo sull’ Harbur Bridge, con l’Opera House alla mia destra due simboli della città, dormo sul quaritere nord della città, al Glendferrie Lodge, con visuale su le 2 chicche che scruto dalla mia finestra.

Sydney per me è il crocevia del viaggio, infatti al mattino seguente mi reco da Vince Codello, manager di una agenzia di trasporti marittimi ed aerei, finalmente ho al notizia che volevo, da Darwin si può spedire la moto a Singapore sia via aerea che nave, in tutti i giorni precedenti nessuna delle compagnie contattate ha saputo darmi una risposta, Darwin al nord dell’Australia sembrava una città di un altro stato, stranezze australiane.

Il pomeriggio lo trascorro visitando il centro della città, dove il fulcro è la S. George ST, poi un salto all’Opera House in compagnia di Daniele un ragazzo di Catania che vive qui, l’appuntamento con lui è per 20 quando si va a cena con amici.

Uno sguardo alla cartina, si va alle Blue Mountain, oramai entro ed esco da Sydney senza problemi, la difficoltà più grande è uscire dalla città per il traffico, poi in un giro di contachilometri si raggiunge Katoomba e  lo spettacolo è assicurato.

Le Tre Sorelle sono l’attrattiva maggiore, tre speroni di roccia che si stagliano in prospettiva su chilometri quadrati del Blue Mountain National Park.

I sentieri che si snodano lungo le pareti di roccia portano a vedute mozzafiato, dalla parte opposta delle Tre Sorelle si possono ammirare altre conformazioni rocciose con salti d’acqua senza uguali, peccato che in questo periodo le piogge sono avare.

Rientro a Sydney nel primo pomeriggio e preparo tutti i bagagli, domani si va lungo la Queensland.


 

Report #3: Da Sydney a Threeways  

8-07-2014

Ultime foto con l’Opera House e l’Harbur Bridge, Sydney è un ricordo, punto a nord lungo la Gold Cost, la M1 scorre veloce, ogni tanto devo mollare l’acceleratore, qui non si scherza, già una volta mi hanno graziato, ma non faccio in tempo a pensarlo che il poliziotto mi si pone davanti, patente internazionale, andavi a 74 km/h il limite è 70, si è vero non riesco a guardare sempre lo strumento, i paesaggi sono bellissimi, è la verità mi lascia andare, ringrazio e proseguo. Supero Brisbane, è un viaggio piatto, fino a quando non un segnale che dice Museo della Moto, il paesino Nabiac (www.nationalmotorcyclemuseum.com.au)  si è no 50 case, ma non costa nulla svolto e vado al museo. 900 moto distribuiti i altrettanti metri quadri, ci sono moto di tutto il mondo anche italiane, da corsa, altre che hanno fatto la storia del motociclismo, insomma mi faccio questa scorpacciata di 2 ruote, indigestione migliore non poteva capitarmi, i proprietari mi spiegano che sono tutte donazione, fantastico, lo dico sempre la moto unisce non divide.

Arrivo lungo come orario e mi ritrovo a Kempesay chiedo da dormire e mi propongono 110 dollari australiani, un 70€, no non fa oer me, la proprietaria insiste, non trova  a meno ripete, proprio per questo saluto, e che ho gli orecchini al naso? Trovo da dormire in una Cabin, una specie di  container che vengono usati da noi per le emergenze, qui si usano tantissimo, rispetto ai nostri hanno un arredamento più consistente, cucina, la caffettiere con tanto di caffè e the, il tutto a 60 dollari, non trovavo a meglio. 

9/11-07-2014

La temperatura sta cambiando, anche se di sera fa sempre freddo, devio per Byron Bay, luogo di surfisti e spiagge mozzafiato, anche se è bassa stagione c’è tanto turismo, l’occhio è appagato, prossima destinazione Southport dove sarò ospite di Massi Musella, non lo conosco ma l’amico Daniele a Sydney si è fatto in quattro perché passassi da lui, quando arrivo è notte, vengo accolto come se da sempre ci si conosce, Massi è un  toscano di Viareggio, lo spirito critico, classico dei toscani, lo rende piacevolmente di compagnia, sulla porta di casa c’è scritto Casa Italia, dentro trovo ragazzi italiani che lavorano qua, insomma questa è una grande famiglia dove tutti sono accolti con lo spirito che è stato un trend italiano negli anni passati, è bello ritrovarsi a km di distanza dall’Italia in questa atmosfera. Parlando del più e del meno, il mondo è piccolo, vengo a sapere che Massi è un grande amico del fratello di Germano Cardinali che vive a Giano dell’Umbria, anche loro con la passione dei motori, Germano per le 2 ruote il fratello per i Rally, Massi mi racconta di quella foto fatta sotto il cartello di Bastardo, mi viene da ridere, ma è un’ altra storia.

Passo due giorni a casa Italia, ma prima di partire, una birra con Simone Schippa ternano doc, anche lui qua a fare danni, ci siamo capiti, addirittura chiamiamo il papà, che conosco bene, grande motociclista, sulla prima non i riconosce poi è un delirio, cosa devo dire emozioni a non finire.

12-07-2014

L’indomani risalgo ancora la costa ora sono nella Sunshine Cost, la parola non adduce a diversivi, qui il sole brilla tutto l’anno, devio per Agnese Water, poi per 1770, meglio seventhin-seventhy, che gioco di parole, qui approdò Capitan Cook nel 1770, da qui il nome, con un tramonto indimenticabile dormo ad Hervey Bay.

13-07-2014

Rockhampton è il mio crocevia, si va verso ovest, come negli stati uniti, questa si chiama Route 66, anche se poi, ha molte denominazioni, il paesaggio ora è più brullo, tanti animali morti lungo la strada, i canguri le vittime più consistenti ma anche dingo e volpi.

14-07-2014

Un vecchio  747 è parcheggiato al lato della strada, siamo a Longreach dove ha sede la Quantas, la compagnia aerea australiana, Quantas è l’acronimo di Queensland e North Territory, chiedo e mi viene concesso una foto con sullo sfondo il jumbo.

15-07-2014

Altro trasferimento da oltre 600 km, ora la land è tipicamente da far west, tanto per dare un esempio con la realtà americana, i pascoli sono di soli bovini, ti fermi e i pub pop ulano di persone tutte con il classico capello da cow boy, proprio a McKinlay    sosto al pub dove è sono state girate delle scene del film Coccodrile Dundee, il paese 50 persone e un poliziotto, ma grazie a quel film tutti sostano per una foto nel pub. Dormo a Mt Isa, sullo sfondo della cittadina centrali che producono energia, ricavata dell’uso del carbone, l’Australia ha di tutto e di più in termini di sottosuolo, non c’è materia prima che non si estrae dal viscere della terra, mi dicono che solo il 23% del territorio è stato esplorato, e questo garantirà una livello di ricchezza individuale per 3-400 anni, va ricordato che l’Australia conta 23 milioni di abitanti, tra Perth che è la prima città ad ovest e Sydney, la  più estreme ad est, ci sono 3 ore di fuso orario, da Melbourne, tra le più a sud e Darwin la più a nord oltre 4000 km di distanza, numeri che danno l’idea della grandezza di questo paese, ne so qualcosa io, che dopo oltre un mese ho percorso circa 11000 km.

16-07-2014

Dopo Mt Isa, mi prefiggo di arrivare alla Roadhouse Threeways, qui si incrociano 3 strade, appunto Trheeways, nello spostamento faccio 2 incontri che anche questi danno l’idea, di come l’australiano si misuri con il proprio territorio in tutti i modi.

La prima è Belinda Siclair viaggia con una Honda di 110 cc, quella che usano i postini in Australia, certamente modificata, nel serbatoio, poi una coppia in bici con lei dietro un carrettino dove è la cuccia per  il cagnolino, e udite udite sopra  la copertura dell’animale, dei piccoli pannelli fotovoltaici per ricaricare piccole utenze, con un cielo carico di nuvolo,  da li a poco pioverà, giungo al famoso incrocio, guardando la cartina non mi sfugge che 15 giorni prima ho svoltato a sud a 700km da qui, ne ho fatta di strada.


 

Report #4: Da Roadhouse Threeways a Darwin 

17/07/2014

Quando al mattino esco dalla cabin, non c’è più nessuno, guardo l’orologio e si sono andato lungo ma non mi preoccupo, da qui a Darwin circa 700 km, ma ho ancora una settimana e tanti parchi da visitare, faccio pieno e vado, non arrivo a 100 km che devo togliermi gli indumenti, fa caldo, la temperatura sarà salita di 10 gradi, strana questa Australia.

Ad Elliot, fortuna mia faccio rifornimento, rimango allibito, il pneumatico posteriore mostra la tela, faccio due conti, sono 11387 km speravo in qualcosa di più ma l’asfalto australiano corrode le gomme non per nulla qui lo chiamano CORRUGATO, tradotto naturalmente, l’insegna recita officina riparazione e cambio gomme,.

John è un vecchietto arzillo, nel raggio di 300 km non ci sono officine, qui quello che ti fa ripartire c’è, come le tante targhe appese sui muri, saranno qualche migliaia.

Come ai box Ferrari il cambio è veloce, John non usa caccia gomme, solo martello di Gomma per rimettere il nuovo, 20 dollari australiani e pass la paura, io alleggerisco il carico.

A Katherine piazzo la tenda, il clima lo permette e come sempre camping super attrezzato, così per cena mi cucino una bistecca.

18/07/2014

Il Nitmiluk Park dista 29 km da Kaherine, con poco ci sono, alla reception prenoto biglietto per escursione in barca alla Gorge Katherine, quando poi mi accorgo che si potevano noleggiare anche le canoe, ma oramai è troppo tardi. Nell’attesa della partenza faccio due passi per il parco, tanti uccelli, alcuni mai visti prima poi i soliti pipistrelli Pteropodidi che hanno una apertura alare molto sviluppata.

Ore 13 pontuali si parte, prima avvistamento di un coccodrillo, sornione sotto il sole sembra che sia assopito in un sonno profondo, e quando mai.

Rocce che si stagliano verso il cielo e si rispecchiano sulle acque blu, in molti hanno scelto la canoa, anche se poi come per noi, devono parcheggiarla a riva e superate delle rocce prenderne altre, per noi altra imbarcazione, in tutto il giro dura 2 ore, per  75 dollari, non poco ma l’organizzazione è garantita.

Rientrato a Khaterine, mi riposo in compagnia di due coniugi tedeschi che stanno girando il mondo in camper, si stupiscono di me io di loro, vita da vagabondi.

19/07/2014

Fatto rifornimento, proseguo verso Pine Creek, da li poi verso il Kakadu Park uno dei più estesi del nord Australia, faccio tappa a Cooinda, qui si estende un parco acquatico ricco di volatili ma anche dei soliti coccodrilli, questi sono più grandi di quelli visti precedentemente.

Proseguo per JABIRU una località a metà strada tra due strade che portano a Darwin, ho deciso di tornare indietro all’indomani, sarà una scelta azzeccata anche se faticosa.

20/07/2014

Naurlangie Park è ricco di incisioni rupestri  di straordinaria bellezza, questo parco è stato abitato per più di 20000 anni, ne volgere di un km si ha la consapevolezza del rapporto che i nativi avevano con la natura e con la vita di tutti i giorni e specialmente il rapporto con l’animo umano.

Prossima tappa Jim Jim falls e qui viene il bello, ritrovo la polvere dell’outback, giunto a 10 km dalla cascate, un cartello non mi da scampo, si puà procedere solo con 4x4, testardo come un mulo, non esito un attimo, vado, sabbia, sassi guadi di tutto di più, chi incrocio fa no con la testa, tribolo ma finalmente arrivo. Ora mi toccano due km a piedi, sono sempre con gli stivali, al sentiero si sostituisco le rocce, finalmente le cascate, anche se con la stagione secca lo spettacolo non è garantito.

Dopo un meritato riposo riprendo la strada verso la moto, mi aspettano 10 km di enduro hard, la moto mi scarta la riprendo ma la valigia sinistra cozza contro una pietra, che botta, e che bozzo in parte è rientrata, nulla di che finalmente il cartello che indica che sono fuori dall’inferno.

Ma non è finita, alla stazione, a 95 kn da Pine Creek doccia fredda, da tempo non eroga più benzina, mi torna in mente quel cartello No Petrol, fortuna mia ho 5 lt di scorta, mi metto a 70 km, quando vedo in lontananza le luci del paese, do gas, arrivo con il motore che borbotta al Lodge che cu…… in compenso mi sono gustato un tramonto da favola, dimenticavo 100km senza incontrare nessuno.

21/07/2014

Il cartello da Darwin a 195 km, ma  ho ancora una meta, Litchfield Park, a Batchelor chiedo di un campeggio, il proprietario è gentile, contratto, ma prima faccio un salto alla Florance Falls, annuisce, mi fa capire che non crede che torno, giro la mato e vado.

La strada sale curve e controcurve era ora sempre lunghi rettilinei, a Termita Mound non credo ai miei occhi, una prospettiva immensa di termitai, il più grande supererà i 5 mt, stupenda la natura, altri 20 km e sono alle cascate.

Qui c’è acqua e lo spettacolo è assicurato, anche perché ci sono temerari che si tuffano da oltre 50 mt da brividi.

Torno al campeggio e John mi accoglie con un sorriso a 32 denti anche se la barba fa da schermo, gentilissimo non mi fa pagare l’energia per il PC altre volte mi hanno preso soldi per qualcosa che non consuma nulla.

Mi rilasso con la tenda posizionata tra degli alberi secolari. I vicini di tenda mi offrono un caffè,qui al nord dell’ Australia le persone sono più cordiali.

22/07/2014

Stessa strada del giorno prima con aggiunta di altri km per giungere alle Wangi Falls, una piscina naturale tutti a fare il bagno ed io che rosico perché non ho il costume, ma mi godo la natura uno spettacolo con flemma riprendo la strada per il campeggio, oramai non rimane che arrivare a Darwin e predisporre la moto per la spedizione a Singapore.

23-26/07/2014

Di buon mattino mi reco alla concessionaria KTM dove trovo la cassa per imballare la moto, poi dallo spedizioniere, Il giorno seguente la moto è nella cassa, a me non resta che prenotare il biglietto per Singapore, dove volerò il giorno 26 luglio, lasciando dietro di me tanti ricordi, gli italiani di Australia, Leonardo, Stefano e Annamaria, Pina, Andrea, Daniele, poi Casa Italia grazie Massi e Sara, Simone, e infine Dario, sono passati 46 giorni da quando ho messo piede in questo paese, ho percorso oltre 12000 km, è tempo di guardare avanti Good Bey Aussie.


 

Report #5: Da Singapore a Bangkok 

Indocina fino ad ora il tratto più duro del viaggio causa clima da un lato e burocrazia dall’ altro.

27-30/07/2014 (SINGAPORE)

Faccio il turista in attesa della moto, doveva arrivare il sabato, arriverà  mercoledì 30 causa  delle gocce di olio(avevo fatto il cambio) che ha fatto rabbrividire il personale della Quantas, dall’altra parte hanno ragione la moto è considerata un oggetto pericoloso, ogni spedizione bisogna apporre firma alla OBJECT DANGEROUS DECLARATION, ma va a f…..ce ne sono di oggetti strani ch volano in aereo a partire dalle persone.

31/07/2014

Mi reco al dock del cargo aereo dove è la moto, faccio 2 uffici e senza cacciare denaro mi portano la moto nella cassa, tra la curiosità dei presenti inizio a rimontarla, oramai lo faccio con tanta disinvoltura come se fossi in una catena di montaggio, purtroppo non sarà l’ultima.

Ritorno in città, ho memorizzato il percorso, faccio pieno e torno in albergo dove sostituisco la corona, ho kit ma voglio usarlo dopo Bangkok.

01/08/2014

Lascio Singapore alle spalle, dopo circa 50 km faccio le 2 frontiere a Tuas, quella di Singapore e della Malesia, la quale da subito da l’idea del paese islamico, le addette alla dogana sono 2 donne con tanto di velo ma si ha l’idea della laicità, almeno ai miei occhi, del paese, non è frequente che in un paese islamico le donne lavorino in questi uffici.

Da subito mi rendo conto che sarà una sofferenza climatica per il sottoscritto, l’umidità nell’aria abbonda, risalgo l’interno e la sera sono a Malacca, una città famosa per il suo porto commerciale fino a quando Singapore divenne il porto principale della penisola, la città conserva aspetti architettonici risalenti alla dominazione portoghese, ma quello che attira i miei occhi sono i tanti risciò, addobbati con luci e musica a palla, una chicca.

02-03/08/2014

Per due giorni faccio il turista con la moto parcheggiata, l’hotel Euro Rich è accogliente e ad un buon prezzo, mi godo una gita turistica gratuita da parte della municipalità e il caotico mercato di sera, dove si trova di tutto, c’è pure una esibizione canora di karaoke, tanti applausi ma anche qualche diniego.

04/08/2014

Lascio Malacca e punto su Kuala Lampur, l’autostrada scorre veloce sotto le ruote della kappona, giungo nella capitale dopo un fila di 10 km causa un incidente, l’idea che mi sono fatto che la gente in autostrada è distratta, stare guardinghi è di obbligo giusto il tempo di parcheggiare e si scatena il nubifragio, come torna il sereno salgo in sella e mi dirigo alle Twin Towers, le torri della Petronas la compagnia petrolifera della Malesia.

E’ suggestione scattare foto sotto questo complesso architettonico futuristico ma che conserva tratti di tradizione architettonica del paese, tornerò anche la sera per il rituale delle foto.

05/08/2014

Oggi ho un appuntamento importante, rimandato per giorni, causa arrivo moto dall’Australia, è quello in Givi Malaysia, salgo verso nord, confondo la provincia con la città come capoluogo e allungo di 40 km, chiedo e torno indietro per Rawang, come esco dall’ autostrada il cartello che mi porta in sede, campeggia alla grande all’incrocio, impossibile sbagliare.

Mi riceve il Sig. Andrea Lunedei, manager della produzione e capo del settore Design, foto ricordo, sono ospite a pranzo del Sig. Andrea, un modo anche per capire  come si vive in questo paese.

E’ ora di andare saluto e punto al nord, su consiglio del Sig. Andrea devio per Camerum Highland, le coltivazioni di the e fragole sono l’attività principale, salgo in altura e ritrovo il fresco, per una notte niente condizionatore, faccio tappa a Brinchanng.

06/08/2014

Trasferimento verso la frontiera con la Thailandia, lasciate le montagne ritrovo la calura della pianura dormo a Changlun domani si entra in Thailandia.

07/08/2014

Di buon mattino faccio frontiera in 20 minuti sono in Thailandia, l’idea è quella di andare a Ko Samui un isola che sta togliendo il primato a Puket, sono oltre 600 km che percorro fino al traghetto, dopo aver indossato anche l’antipioggia per un violento temporale. Al traghetto incontro Jorge, spagnolo da 13 anni qui, con compagna viaggiano con 2 KTM 200 Duke, si fa amicizia e insieme quando arriviamo a Ko Sumai, mi accompagnano ad un resort con spiaggia sul mare, sono stanco ma appagato saluto a domani.

08/08/2014

Jorge arriva sul tardi, mentre mi godo un bagno nelle calde acque adiacente al resort, insieme si va da un amico meccanico dove accorcio la catena.

Insieme facciamo un giro dell’isola, rientro in hotel e  preparo tutto, domani sono deciso ad arrivare a Bangkok, anche se dovrò fare oltre un ora di traghetto.

09/08/2014

Alle 7 del mattino sono già in strada, alle 8,30 salgo sul traghetto che mi riporta alla terra ferma, una volta sbarcato riprendo l’autostrada, per modo di dire, una 4 corsie con vari punti semaforici lungo il tragitto.

Nel primo pomeriggio come di consuetudine piove, di nuovo antipioggia che toglierò a 150 km da Bangkok dove arrivo alle 20 di sera, da un lato ho meno traffico dall’altro faccio fatica ad orientarmi ma comunque a 4 km dall’albergo ci arrivo poi un tuc tuc avanti che mi porta a destinazione.

Sono cotto doccia a letto, dopo una litigata per parcheggiare la moto davanti alla hall dell’albergo, non volevano, chiusa a chiave ho detto prendetela in mano e portatela dove volete, ci è restata per 2gg.

10-11/08/2014

Mi riposo facendo il turista, gita sul Mekong con imbarcazione, poi palazzo Reale e il grande Buddha sdraiato. E’ anche il rendez vous per il giro che voglio fare, quindi lascio tutto quello che non mi occorre ma prima di lasciare Bangkok sostituisco il gruppo trasmissione.

11/08/2014

Lascio Bangkok in una bolgia infinita, il traffico è pazzesco, con 6-7 milioni di abitanti non ci si può aspettare di meglio, fatti 30 km si torna alla normalità, nel primo pomeriggio sono in frontiera, Paoy Paet, rispetto a 12 anni fa trovo meno confusione ma è un andare venire di merce con carretti stra-carichi.

La Cambogia me la ricordavo povera con strade dissestate, la ritrovo tale e quale, il popolo sempre disponibile e molto umile, ma questo non toglie dignità, gli anni del regime dei Khmer Rossi ne ha indebolito la struttura economica e sociale, a conferma di tale situazione quello che sorprende è l’uso dei dollari, anche le pompe di benzina hanno il dollaro statunitense come riferimento, se vuoi pagare in moneta locale non resta che prendere la calcolatrice e fare la conversione. Punto su Siem Rep, dove arrivo dopo il tramonto per due giorni sosterò all’ hotel Malika.

12-13/08/2014

Angkor è uno dei siti più suggestivi dell’ Indocina e forse al mondo, se molti studiosi l’hanno paragonato al meglio esempio delle opere greche e romane, un motivo ci sarà, al mondo è il complesso più grande esistente, nato come tempio dedicato a Vishnu poi convertito al Buddhismo Theravada, ha impegnato gli studiosi in restauri duraturi, viste le condizioni ambientali per strappare gli edifici all’avanzare della natura, ho ricordi indelebili di radici che si sono impossessate delle mura, ancora oggi alcuni esempi sono evidenti ma per il resto si sta cercando di ricollocare i muri crollati come nelle origini, di certo il turismo sta dando una mano non indifferente, anche se la sera Siem Reap diventa un luogo snob, dove i turisti invadono locali e pizzeria con complessi che suonano musica rock.

14/08/2014

Fa caldo eccome, l’umidità a livelli altissimi, scendo verso Phnom Phen la capitale, non trovo i cartelli che segnalano mine come 12 anni fa ma la strada è sempre un enigma, buche a tratti senza asfalto, per 80 km prima della capitale solo tanta polvere poi tutto in ordine, entro in città e parcheggio la moto a 500 mt dal palazzo reale, sono sulle rive del Mekong il fiume , dopo il Rio della Amazzoni, il fiume più lungo al mondo.

15/08/2914

Giornata campale, fatta colazione visito il palazzo Reale, se lo si guarda senza pensare al resto della Cambogia sorprende per la ricchezza delle opere e soprattutto per quelle 5000 mattonelle da un kg l’una di argento della Pagoda omonima.

Uscito dalla capitale punto la frontiera con il Vietnam, a Bavet accade di tutto, faccio frontiera cambogiana.  Entro in quella vietnamita, metto timbro e presento documenti moto, questa è la prassi, accade di tutto, ostinati mi dicono che la moto necessita di un permesso delle autorità della Cambogia, non capisco la Cambogia riconosce il Carnet sono entrato ed uscito,  da subito trovo difficoltà nell’iterlocutore e che non andrò da nessuna parte, con la moto parcheggiata ad un passo dal gate mi siedo. Ostinato fino all’ultimo, ma non solo io,  più di un doganiere mi fa visita per dirmi che il Carnet lo conoscono ma la moto non può entrare, ed io “which the problem?” Sarà un continuo senza avere risposta, dopo circa 6 ore mi si presentano 2 militari uno è graduato, mi esortano a seguirli, dove? Se non lo faccio caricheranno al moto e la parcheggeranno altrove, sono decisi, li seguo e mi portano in caserma, sono anche gentili fino a quando alla mia ennesima domanda perché la moto non può entrare, la risposta è inequivocabile, la moto non esiste in Vietnam si fa notare potrebbe essere rubata, gli spiego che 12 anni fa sono entrato sempre in moto in Vietnam e non ho avuto problemi, non è bello sentire una persona delle istituzione parlare in questi termini del proprio popolo, tutti ladri domando?

So che devo tornare indietro, ma infierisco, mi prendono il passaporto e mi annullano l’ingresso in Vietnam, poi mi accompagnano dal lato cambogiano, mi rendo conto quando i poveri cambogiani sono succubi dei loro modo, con riverenza acconsentono ad annullarmi il visto di uscita, vado oltre tanto oramai sono di qua e chi se ne frega, in inglese interrogo i cambogiani presenti “PENSATE CHE  IN CAMBOGIA MI POSSONO RUBARE LA MOTO? IN VIETNAM LE RUBANO TUTTE” tutti zitti, sono strafottente non l’ho mai fatto, faccio di più, prendo fotocamera e immortalo i 2 militari, scoppia il casino i cambogiani non mi ridanno il passaporto se non cancello la foto dei di 2 militari, tanto la recupero detto e fatto. Faccio 2 km, l’albergo è spartano ma non ho scelta, doccia un salto a piedi ad uno dei tanti localini lungo la strada, un piatto di riso e un pò di maiale arrosto, è da stamani che non mangio.

16/08/2014

La meta è Vientiane la capitale del Laos, non ho voglia di rifare la stessa strada, analizzo la cartina c’è una strada che sale a nord costeggiando Cambogia e Vietnam, chiedo lumi ma nessuno sa dirmi a cosa vado incontro, vado l’asfalto finisce subito mi ritrovo tra risaie e palafitte, sono un extra terrestre in sella a una 2 ruote, tutti mi scrutano, quando mi fermo per chiedere trovo un ragazzo che parla inglese, un fenomeno, in Italia nemmeno uno che mette  3 parole consecutive, approfitto gli offro da bere sono un ora seduto con lui è curioso vuol sapere, poi mi fa un elogio, hai 55 anni? Qui in Cambogia a 55 anni si è molto vecchi, non sono ipocrita capisco la vita è dura  replico, lui acconsente poi su un pezzo di carta disegno la cartina e lui scrive in cambogiano, Kraeg è la città che devo raggiungere, dove ritroverò l’asfalto, insomma per modo di dire, con il sole che ha tramontato sosto a 7 km dal confine con il Laos a Sameakky, hotel spartano ma non ce ne sono altri. Nel risalire la Cambogia ho provato in altre 2 frontiere vietnamite, sono andato a piedi a sentire, la  cantilena è la stessa la moto può essere rubata.

17/0872014

Faccio frontiera con Laos, sonno lontano da tutto ma funziona tutto, visto in frontiera a 30$ + 1 perché è giorno festivo, non controllo se lo è.

Il Laos da l’idea di essere un paese ricco, le auto tutte nuove e di grande cilindrata, la pulizia è encomiabile anche laddove si è sperduti in mezzo alle campagne, poi le strade in ordine e ben tenute, un altro paese, forse una ragione c’è, le statistiche dicono che fino a qualche anno fa era il terzo produttore di oppio la mondo, è solo una mia idea. Senza fretta risalgo verso nord il pomeriggio mi fermo a dormire a 200 km dalla capitale Vientiane a Vieng Kham, il Laos è organizzatissimo, trovi GuestHouse ovunque, questo aiuta a buon prezzo.

18/08/2014

Con comodo mi organizzo al mattino, poi in sella verso la capitale, e come sempre accade di pomeriggio inizia  a piovere, fortuna mia parcheggio, passerà un ora e ne verrà giù tanta, scatto foto raccontarla non sarei creduto.

Giungo a Vientiane nel primo pomeriggio, la città è facile da attraversare da un punto di vista viario, non per nulla è organizzata alla francese, ampi viali, tutto a suffragare la presenza coloniale, che si riscontra anche nella cucina e nei croissant delle pasticcerie, una delizia dopo tanto riso.

Il V Hotel è a ridosso del Mengkok river, di fronte un ristorantino gestito da due ragazzi belgi che prenderò d’assalto, da troppi giorni mi manca la nostra cucina, in più sono stanco, ho percorso più di 1000 km in situazioni particolari.

19/08/2014

Giornata dedicata alla visita della città, è migliora tantissimo, ricordo intorno all’ Arco di Trionfo, solo tanta polvere rossa, ora bei viali, tanti fiori, a poca  distanza c’è lo Stupa Pha That Luang, un emblema del Laos, un tempo la cupola era rivestita d’oro, a distanza di anni ho trovato la struttura trasandata, necessità di un refresh.

La sera dopo cena decido di fare delle foto di notte, contato un tuc tuc si va, da subito c’è qualcosa che non va, il motore dell’aggeggio è un Suzuky 2 tempi a disco rotante, senza filtro il tizio di tanto in tanto chiude con il tallone l’aspirazione, sembra che migliori ma poi si spegne dopo un lieve tratto in salita, i miei occhi non crdedono a quello che vedo, bottiglia e acqua sulla testata, si raffreddamento fai da te, due pedalate e va di nuovo in moto, ora il tizio getta acqua mentre guida, che avventura, mi fa talmente pene che quando torno in hotel gli do più soldi di quelli pattuiti.

20-21/08/2014

Rientro a Bangkok, a 80 km vedo nero all’orizzonte l’istinto mi dice di fermarmi, giusto il tempo di trovare un letto che inizia a piovere, 5 ore interrotte di pioggia. L’indomani di prima mattina giungo a Bangkok tutto quello che non mi occorre  più lo metto in una scatola, ho il post office a 50 mt dall’hotel, spedisco tutto in Italia, mi organizzo per la ripartenza del giorno dopo, destinazione Mynmar.

22/08/2014

Esco da Bangkok con le difficoltà di sempre poi una volta fuori città tutto diventa più facile, alle 14 dopo circa 500 km  sono a Mea Sot frontiera tra Thailandia e Birmania, non ho la certezza che mi faranno entrare, certo sapere cosa mi si chiederà non era nei miei piani.

Supero il ponte che fa da confine vengo invitato a parcheggiare, controllo sanitario, mi si misura la febbre tutto in strada, vengo fatto accomodare in un ufficio dell’immigrazione, il passaporto è ok ma è la moto il problema, penso tra me ma può un pezzo di ferro con un motore e 2 ruote a creare problemi? Non di sicuro ma così è, arriva un funzionario di dogana, prende il Carnet e dice ok ma necessità un permesso per la moto, dove devo rivolgermi? Ad una agenzia di Yangon, la capitale, rimango esterrefatto non è scritto da nessuna parte ne sul sito dello stato del Mynmar e tanto meno su Viaggiare Sicuri dell’ Aci, questo paese è sulla lista, mi si dice occorrono 2 giorni, ok come devo fare? Attendere ti mandiamo qualcuno di un’agenzia.

Arriva un ragazzo dopo un ora, mi dice che occorrono 10-15 giorni per questo permesso, mi metto a ridere, sto al gioco vogliono itinerario, eccolo, bene dice lui, devi aspettare una risposta, attendo quale è il problema? Verifico l’orario alle 18,30 il passo di frontiera viene chiuso da entrambi le parti, il tizio mi dice che dal varco Thailandese c’è l’omonimo che ha agenzia e che provvede ad organizzare tour e ogni giorno ha la possibilità di prendere visti per Mynmar, cosa che io ho sul passaporto. Decido torno in Thailandia, da dove mi gestirò meglio.

Ritorno oltre il ponte l’addetti thailandesi capisco il disagio fanno di tutto per riportarmi nel loro paese, mi danno indicazione di un albergo a 50 mt dal varco, ottimo pulito, a buon prezzo e con wi-fi cosa indispensabile per questa situazione.

Sono stanco, sempre a tiro, sempre a giustificarsi e soprattutto a rimediare all’ultimo minuto decidendo il da fare, non è facile in queste situazioni.

Dopo cena, sono dovuto salire in moto e andare verso il centro città, qui sembrava il copri fuoco, chiusa la frontiera finita la vita.

Al rientro mi collego, non so se è arrivata prima la rabbia o lo stupore, di fatto mi trovo mail dell’agenzia di Yangon , contattata precedentemente ma senza dare le mie credenziali, è gestita da una Signora vietnamita, l’allegherò in fondo pagina insieme a quella del funzionario della nostra ambasciata a Yangon, a chi legge le conclusioni.

Per 6 gg mi si chiedono 3800$, tutto compreso, cioè pernottamenti, dal costo di 15€ euro di media, jeep e guide, tengo a precisare che il reddito pro-capite in Mynmar è di 1100$ annui, la mia risposta è senza peli sulla lingua, ho minacciato la signora VIET-COMUNISTA, quando torno in Italia qualcuno dovrà darmi delle spiegazioni, ma mai accetterò che aguzzini, bravi predicatori di uguaglianze planetarie, corrotti che in nome del popolo tirano i fili del quotidiano e scoppiano di salute, possano inclinarmi ad essere compiacente. Ho risposto alla russa NIET spiegando alla Signora la sua codardia, non mi ha risposto. Non ho gli anelli al naso.

23/08/2014

E’ sabato non cambia nulla per me decido di restare un giorno in più. Verso le 12 vengo contattato da un ragazzo che poi scopro che è il partner del lato Mynmar, mi si dice che i giorni per ottenere il permesso sono 10, ok ma quanti soldi? Non c’è risposta, ok si proceda tanto non mi costa nulla.

Ho skype e così chiamo i nostri dell’ambasciata a Bangkok, che mi dicono noi non sappiamo cosa fare, caz….ma quando devono spedirsi  dall’Italia i container da 40 piedi con ogni ben di Dio a costo zero lo sanno che io esisto, oppure meglio se importano sempre con container l’auto di cui non pagano iva e la targano qua, lo sanno che io esisto? Evidentemente si sentono tutti Hailè Salassiè.

Vado fino in fondo, chiamo il Ministero degli Esteri in Italia chiedo spiegazioni in merito al Carnet de Passage, sul sito viaggiare sicuri si legge a grandi note come unico documento per importare qualsiasi veicoli in Mynmar, l’addetto è come le scimmie che incontrerò 2 giorni dopo, si arrampica sugli alberi, non sa, non so è l’Aci che deve interpellare, e no non mi si può rimandare sempre ad altri.

Non è finita chiamo l’ambasciata a Yangon altro delirio, dopo tante chiacchiere su come dovrei comportarmi in frontiera…….sia chiaro non pago, vengo invitato a inviare una mail con la richiesta della signora Viet-comunista. Obbedisco come Garibaldi nella terza guerra d’indipendenza.

24/07/2014

Fatta colazione carico la moto, torno a Bangkok la mia esperienza dice che non tirerò fuori un ragno da un buco, così è. E’ il primo pomeriggio quando entro in città mi reco alla concessionaria KTM devo spedire la moto a Kathmandù e va lavata, gentilmente mi dicono di tornare all’indomani, mi danno anche indicazione di hotel nelle vicinanze.

Contatto l’agenzia di Bangkok, grazie alla New Trasport che anche mio sponsor e negli anni a curato le mie spedizioni, tutto prende una piega diversa.

Arrivano notizie dall’ambasciata di Yangon, telegrafiche le nostre agenzie accreditate non hanno possibilità di ottenere permessi per valichi di frontiera, non ce ne era necessità l’avevo capito.

25-26-27/08/2014

In questi giorni si predispone la spedizione della moto, dopo una bella ripulita, è venuto in albergo un ragazzo dell’agenzia insieme a ad altre persone, la moto è stata caricata su un pick up e portata in un loro dock per essere imballata. All’indomani sono stato recuperato in Hotel da  un’ altro ragazzo, siamo andati alla moto e ho messo in cassa tutto quello che può essere spedito, sono in attesa di avere il Carnet, poi prenoto volo per KTM(Kathmandu)


 

Report #6: Da Kathmandu a Mumbay (Bombay) 

31/08/2014

Ho il volo alle 10, preparato tutto la sera prima, non ho molto, tutto il resto l’ho spedito con la cassa della moto. Da Bangkok torno al Kuala Lampur, poi cambio aereo per Kathmandù, dove arrivo alle 20 di sera, il visto si fa in aereo porto, tutto automatizzato 25$ passata la paura. Ad attendermi c’è Shiva titolare dell’agenzia turistica, non lo conosco è un amico di Gian Paolo Gavioli, il quale gli ha chiesto di darmi assistenza, lo trovo fuori dall’ uscita dell’areoporto insieme ad un fiume di persone, tutti con il cartello in mano ad attendere noi turisti, Shiva sarà uno dei più belli ricordi del Nepal. Insieme andiamo all’ hotel che ho prenotato, ci rendiamo conto che non c’è parcheggio, quindi si cambierà appena arriva la moto,che ritarda ancora per via del we, in dogana si sono impuntati di riaprire la casa e controllare il tutto. Vado a cena ho un fame da lupo, sono con la colazione del mattino.

01/09/2014

Oggi faccio il turista, si va a Durba Square il cuore antico della città, una tappa obbligata per chi viene a Kathmandù.

Monumenti che danno l’idea di un passato glorioso dove aleggia sempre lo spirito religioso, anche se devo dire che mi ricordavo una Kathmandù più parsimoniosa, l’ho trovata caotica, ma il progresso, nel bene o nel male non può fermarsi.

La sera si va a cena con Shiva ci si vede all’indomani, la moto è in viaggio, dovremmo attendere un giorno in più perché in dogana è festa, giornata di relax.

02/09/2014

Appuntamento alle 10, Shiva, pur non essendo il suo lavoro si è organizzato, passiamo prima alla sede della compagnia aerea per prendere documentazione, poi alla dogana dell’areoporto, dove ci attende un suo amico.

La procedura  per lo sdoganamento è online, onde evitare furbate, e deve essere evasa in giornata,  passa un ora e mezza e mi viene portata la cassa con la moto, nel frattempo la dogana si è animata, tutti che aspettano di ritirare la merce, giù il coperchio e i laterali della cassa ed è il caos, tutti incuriositi dalla moto, meno che io, mi hanno smontato anche la ruota posteriore, mai successo.

Sotto gli occhi di tutti inizio a maneggiare i pezzi della moto, come un puzzle riprende forma, Shiva va a recuperare 2 lt di benzina, ma dovrà uscire di nuovo, nel collegare i cavi della batteria mi rendo conto che mi hanno dissaldato un polo, con il sorriso in bocca Shiva, riparta, torno dopo una mezz’ora con un lavoro certosino, in Italia mi avrebbero detto di sostituirla.

Giro la chiave ed è il delirio tutti intorno, Shiva con modo deciso mi indica l’uscita, facciamo rifornimento poi in Hotel, ci si aggiorna al pomeriggio vuole portarmi alla concessionaria KTM, detto è fatto.

Puntuale arriva in albergo, in moto tra i vicoli e il traffico, non è facile con questa nave. Alla concessionaria KTM ci accolgono con professionalità, la ragazza ci chiede di attendere un attimo ha un idea, dobbiamo recarci al parco dell’esposizioni c’è l’ Auto Moto show, rassega motoristica annuale di Kathmandù.

Ho idea di quello che accadrà,ma che dico solo in piccola parta, all’ingresso ci viene incontro Gaurav addetto alla rete vendite KTM in Nepal, un vulcano, i suoi amici mi diranno che se gli si fa l’analisi del sangue esce di colore arancione.

La moto viene portata all’interno dello stand KTM dove fanno bella figura i modelli Duke 125, 200 e 390, vorrei defilarmi ma non posso, inizia una 3 giorni che mi vedrà nei pomeriggi presente allo stand, domande, curiosità, ogni tanto vogliono sentire il rombo della kappona.

03/09/2014

Di buon mattino con Shiva come passeggero andiamo a Bakthpur, che dista un 16 km da Kathmandù. La città medievale conserva le antiche mura e un centro storico incontaminato nel tempo, peccato quelle scritte degli hotel a sfigurare a così tanta bellezza, la città fu lo sfondo naturale per il regista Bertolucci che girò qui l’ultimo imperatore.

Con la moto parcheggiata ci inoltriamo tra i vicoli, mi è rimasto molto impresso l’arte della maiolica, che vede cuocere ogni oggetto come nella notte dei tempi, sembra che il tempo si sia fermato al medio evo.

Ho con me un ottima guida, è il suo lavoro, ci inoltriamo tra le vallate poi si sale fino al tempio Nyatapola dove si ha una veduta spettacolare della piana di Kathmandù.

Si rientra giusto il tempo di una doccia e via di nuovo al Auto Moto Show, tutto come il giorno prima fotografi interviste, nemmeno fossi una persona famosa, ma il clou da li a poco arriverà, quando Sua Eccelenza Dr Ram Haran Mahat il ministro delle Finanze fa tappa allo stand, gli viene spiegato del mio viaggio poi mi chiede se è la prima volta che vengo in Nepal, non Eccellenza è la seconda la prima fu 16 anni fa, sempre in moto, stretta di mano un giorno come uso dire ALLA GRANDE.

Chiusi i battenti vengo scortato da Gaurav e i suoi amici all’hotel si cena insieme, a domani.

04/09/2014

Giornata di relax, sono giorni che vado di corsa, ci sta riposarsi, poi nel pomeriggio con l’instancabile Shiva si torna alla manifestazione, è il  momento dei saluti, gran bella esperienza ma non è finita ho appuntamento con Simone Marchetti.e consorte che hanno fatto un giro in Nepal con Enfield, da tempo ci si sente su Facebook ma mai incontrati prima, ci si trova alla mia Guest House poi tutti a cena, naturalmente Shiva di diritto, il mondo è piccolo, di sicuro in questa è una di quelle occasione.

05/0972014

E’ arrivato il momento di andare, Shiva viene a salutarmi al mattino presto, si fa colazione insieme, è il minimo che possa offrirgli, non ho parole, una persona dal cuore grandissimo, un amico, è la prima volta che ci si vede e sembra che sia una vita che ci si conosce, riflessioni a 360° , a volte è difficile avere rapporti anche con quello della porta accanto.

Esco dalla città con fatica il traffico è tanto, destinazione Pokara, 200 km attraverso valli incontaminate, ponti fatti di corde di acciaio che unisco le due sponde dei fiumi poi da lontano, ci sono delle nuvole che la coprono, appare l’ Annapurna uno del 8000 mt dell’ Himalaya, la cima sempre innevata. Scendo in direzione del lago Phewa dove ho riservato l’hotel, una bella doccia esco a mangiare a piedi lungo il lago per sgranchire le gambe.

06/09/2014

Mi sveglio presto e salgo sul tetto dell’ Hotel per ammirare le cime degli 8000, l’ Annapurna in primis, un rumore univoco attira la mia attenzione, scendo alla reception e chiedo cosa bisogna fare per volare con deltaplano, nulla l’accompagniamo all’aeroporto da dove si parte, casco in testa, perché in Nepal è obbligatorio, moto sotto i glutei in 10 minuti sono a destinazione, firmo delle carte di responsabilità, si va in pista, vorrebbero darmi un casco e no uso il mio ho la telecamera installata.

All’ hangar vengo preso per matto quando con il casco spiego del viaggio che sto facendo, il mio pilota sarà Daniel, lui è spagnolo e condivide mesi qua e mesi in Europa. Indosso la giacca, si va autorizzazione al decollo via tra le nuvole e si perché ad una certa ora il cielo si riempie, causa il calore,  di nuvoloni  il volo prima della moto per me è l’espressione della libertà. 30 minuti a tu per tu con la brezza dei 3000 mt e forse più metri poi di nuovo sulla terra, saluto e torno in città come un bambino sono al settimo cielo. Pomeriggio in pieno relax.

07/09/2014

Oggi ho un appuntamento alla  concessionaria KTM, Gaurav ha insistito perché questo incontro, puntualmente vengo raggiunto all’albergo da 5 ragazzi, tutti su Kappa, un giro per la città una sosta con foto, rientro il albergo domani si va in India.

08/09/2014

Carico la moto una bella colazione, con il lago alla mia destra punto verso la frontiera di Sinouli con l’ India. Curve e contro curve, la strada sale poi scende, destra sinistra, non so ma oggi è stata tutta una curva con migliaia di cambiate, quando ritrovo il rettilineo, sono prossimo alla frontiera, alla temperatura mite delle montagne, ritrovo una calura impressionante, poi la frontiera, tale e quale a 16 anni fa, polverosa, battuta dal sole, la solita confusione, i soliti accalappia turisti, non vogliono nulla poi alla fine i compensi  lievitano.

Alla dogana nepalese trovo un ragazzo che vuole fino in fondo essere ligio al dovere, il PC non esiste si registra tutto su libroni che sembrano uscire dalla notte dei tempi, aperti sembrano piccoli tavoli, poi quella indiana e qui si complicano le cose, in 7 in un ufficio, che legge, chi parla, un tutto fare porta il Carnet su tavolo, non capisco cosa si dica ma più di una volta la parola carnet torna in auge, ho capito

Non mi si può scucire nulla e allora aspetta GP, 5 minuti poi mi alzo, Sorry at time close the coustom? Il silenzio uno mi chiede perché, perchè vorrei dormire in un Hotel, la prossima città è a 70 km, prendono in mano il Carnet ma me la fanno pagare, vogliono controllare il numero telaio e motore, è qui mi fanno dannare, il numero è nascosto dietro al cavalletto laterale, sporco del grasso della catena, sdraiato in terra, inizio ad imprecare, parte qualche vaffa in inglese, ok può andare.

Sporco accaldato  provo a raggiungere Gorakhpur.dove arrivo alle 7 di sera, il traffico si è fatto caotico, tante persone per strada, veicoli di tutte le specie,gli animali, l’India che non ricordavo, da una lato ti fa sudare sette camice dall’altro ti fa vivere come non mai, un paese dalle mille sfaccettature.

09/09/2014

Oggi si va a Varanasi, facile a dirsi estremamente complicato viverlo on the road, dopo un ora e mezza sono a 63 km percorsi, provare ad osare è da folli, poi come ti fermi il delirio la moto, con la sua mole attrae curiosità, si intoppa il traffico, camion che sostano in mezzo la strada, io che appaio come ET sceso sulla terra a mostrare tecnologia spaziale, le domande sempre le stesse, quanto costa, la cilindrata e quale velocità massima raggiunge, a volte i commenti sono da chi cade dalle nuvole, a volte non capisco l’ Hindi ma l’espressione non lascia nessun dubbio.

Giungo a Varanasi, per gli Hindu, Benares per il resto dell’ India,  sbaglio strada, ma torno indietro il fiume Gange è il mio riferimento, come 16 anni fa so che vado incontro ad una difficoltà, ho prenotato un Guest House sul Rana Ghat, un luogo di abluzioni, non passo con tutte le valige, allora dovetti cambiare hotel, stavolta no tiro giù entrambi le valige con l’aiuto di 2 locali che le trasportano li seguo tra i  vicoli , solo un folle come me può osare, le cose si complicano  quando incontri un Bull, non si va ne avanti ne indietro e come tutti sanno gli animali sono sacri quindi massima discrezione.

Prendo possesso della camera, una  doccia veloce e scendo lungo il Gange, passo di Ghat in Ghat, l’ India che ho davanti è quella mistica, di credenti che giungono da ogni lato del paese per immergersi nel Gange, almeno una volta nella vita, con un minimo di cinque  Ghat  dove fare abluzioni. Al calare del sole la vita prende forma nel Ghat Dasaswamedhdove i bramini cantano e recitano salmi religiosi, è una festa, ma da buon osservatore anche un affare economico, tutto ruota intorno alle offerte che ogni fedele devolve per le cose sacre.

10/09/2014

Con Vishnu il ragazzo che lavora nella Guest House, ci diamo appuntamento alle 5 per un giro in barca,  è il momento migliore per cogliere ogni essenza delle persone che scendono dai Ghat, rampe di scale che finiscono nel Gange, e si immergono, poco più in la persone dedite a lavare i panni, anche se viene da domandarsi come è possibile, visto il colore dell’acqua e non per ultimo qualche carcassa di mucche e di scimmie, ma sono riflessioni di un occidentale, la spiritualità che coinvolge l’India è altra cosa, non per nulla convivono un insieme di religioni, che da noi sono il tema frequente di un conflitto culturale. Passiamo anche dal Ghat Manikarnika, dove avvengono le cremazioni, un luogo dove ogni Hindu vorrebbe che fosse portata la propria salma, mi si conferma che le famiglie a volta per esaudire i propri cari spendono una fortuna, pur di essere cremato qui, lo spettacolo è per stomaci forti, tutto avviene all’aperto.

La sera con una luna che si rispecchia sul fiume mi assaporo un bel piatto di spaghetti, sembro, per voracità, Albertone nel film un Americano a Roma, i sapori a volta sono l’essenza di un desiderio, da troppo tempo in astinenza culinaria.

11/09/2014

E ora di andare con Visnhu che mi guida tra i vicoli e le valige naturalmente portate a mano, usciamo da questo intrigo viario, poi con lui insella mi accompagna all’ autostrada, un concetto diverso da nostro ma pur sempre una 2 corsie per ogni senso di marcia, destinazione Agra.

Durante il trasferimento becco pure la pioggia, di tanto in tanto sosto e non manca la foto particolare, o la calca delle persone incuriosite dalla moto. E’ sera quanto entro in città, la segnaletica è ottima ma mi ricordo tutto, un anno fa ero qui, per 3 notti l’hotel Maya sarà la mia dimora.

12/09/2014

Sono le 5 quando sono la sveglia alle sei aprono i gate del Taj Mahal, è l’ora migliore per sfruttare i riflessi del sole che sale inclemente all’orizzonte, fa caldo almeno per me, ma lo spettacolo è assicurato. Del Taj Mahal si è detto di tutto, è il simbolo dell’India nel mondo, mi ripropongo di mettere solo foto, aldilà della storia che avvolge la costruzione di questo monumento è l’occhio, a mio parere, ad avere le maggiori sensazione.

Faccio colazione che è quasi un pranzo per l’orario, quando mi sveglio è quasi buio, vado in pizzeria, un pò di italianità non guasta, almeno a tavola.

13/09/2014

Giornata dedicata alla moto, è l’ultima manutenzione prima del randez vous che da Mumbay mi porterà a Dubai. Mi reco alla concessionaria KTM di Agra, sono il benvenuto, escono tutti poi mi prendono la moto e la portano al lavaggio, di seguito sul banco, cambio l’olio e il pacco frizione che ho con me, non staccava più ed era un sacrificio guidare in mezzo al traffico.

Mi fanno la scheda lavoro, il mecca è uno fine vuol fare lui a sostituire il pacco frizione, lo lascio fare, ha una particolarità, ma sa il conosce il suo lavoro, ma per il cambio olio mi lasciano fare, c’è da smontare mezza moto.

Le ore passano e così quando rientro in albergo, è quasi notte preparo tutto, domani si va Jaipur.

14/09/2014

200 km mi dividono dalla città rosa, quando arrivo dopo un tunnel  mi prendo anche uno shampoo da un poliziotto, il tunnel è vietato alle moto, ma che ne so ho da guardarmi da coloro che guidano figurati se dopo 200 km c’è un divieto per le moto che sinceramente non ho visto.

A 50 km da Agra mi sono fermato a Fatehpur Sikry, una città in puro stile moghul, la quale terminati i lavori fu abbandonata per mancanza di acqua anche allora INCREDIBLE INDIA.

Entro in città per una foto davanti al Palazzo dei Venti, devo scappare, traffico a tilt, meglio il parcheggio dell’albergo, accogliente, mi lavo anche panni e mi sdraio la stanchezza mi assale, mi risveglierò al mattino dopo, dall’ altra parte sono in vacanza.

15/09/2014

Vado al City Palace, davanti al lago dove c’è il palazzo Ja Mahal noto un ragazzo occidentale che va nella stessa direzione, mi chiedo forse non si rende conto di quanti km sono, mi fermo e l’invito a salire, mi ringrazierà, in effetti erano 4 km, ad oggi non ricordo il nome doveva scrivermi per mail non si è fatto vivo.

All’ingresso che sale verso il Palazzo,è una ressa di occidentali che salgono a dorso degli elefanti, una pacchianata, per un giorno, ovvero pochi minuti, ho idea che si sentono avventurieri, basta guardarli nei modi e negli atteggiamenti Alpitour mi viene in mente. Noi saliamo a piedi, facendo la ginkana tra palle di sterco degli elefanti.

Il City Palace ricalca il mondo che fu dei Marhaja con uno sfarzo senza limiti, dove i pavoni sono il soggetto di tanti ornamenti, in effetti tutto quello che è celato tra le mura ha un immenso valore.

Il pomeriggio dopo le ore di calura, mi reco al Jantar Mahar, un complesso di architetture astronomiche, la maggior parte di queste sono costruite sulla latitudine di 27°, quella di Jaipur, dove l’ora veniva calcolata con una precisione di 20 secondi, che dire.

Prima di entrar vengo affiancato da 3 ragazzi, sono di un giornale locale, segue intervista, in inglese naturalmente, e foto di rito ma la sorpresa sarà all’indomani.

Al mattino avevo chiamato Dawhal, un ragazzo che l’anno passato, visto che ero in difficoltà, mi aveva accompagnato all’hotel, ad un anno di distanza ci si incontra di sera e si va a mangiare un boccone. Studi ingegneria aerodinamica, mi mostra delle foto di progetti  a cui sta lavorando una serata speciale.

16/09/2014

Oltre 400 km mi separano da Udaipur, quindi sono in strada di buon ora, anche perchè più vado a sud più la temperatura si fa sentire. Mi fermo per chiedere, solita folla di curiosi e un ragazzino mi indica con la mano, poi gira la pagina, è l’ articolo dell’intervista del giorno prima, una copia chiedo detto e fatto, sento commenti in  Hindi ma c’è anche chi chiede in inglese, la cilindrata da dove vengo e quanto costa la moto le solite domande a cui rispondere.

La strada scorre veloce, io pure attraverso montagne poi Udaiupur ho prenotato un albergo con il booking, ha internet, solo sulla carta saluto e vado verso il lago Pichola, noto l’ Horizon sulla strada ha parcheggio pure Internet sarà il mio asso nella manica.

17/09/2014

Lascio la moto all’hotel addentrarsi per le vie della città non è il top. Il tuc tuc mi lascia davanti al Jagdish Temple, un luogo sacro per gli Hindù dedicato a Vishnu dove all’interno c’è una statua in  pietra nera che lo  rappresenta come Jagannath o signore dell'Universo,  dentro, fuori i soli furbetti che meditando si pongono in qualsiasi sceneggiatura per una foto, per poi chiederti il pedaggio, alla faccia del mistico.

Il City Palace è a 2 passi dal Tempio altra storia, bellissimo con giardini curati, dove ancora oggi la famiglia reale ha la dimora, le stanze che si susseguono nell’itinerario mostrano una vita sfarzosa, già oltre 50 anni fa i Marhaja possedeva un auto, più di una basta visitare il museo dell’ Auto Vintage per credere, poi la veduta sul lago Pichola, dove si susseguono isolotti con palazzi adibiti a Hotel non per nulla Udaipur è chiamata la Venezia dell’oriente. Ho fame e camminando a piedi mi imbatto in un localino dove fanno pasta ovvero Macaroni, e vai, con un euro e poco più me la cavo.

All’hotel trovo una sorpresa Mr Arpit, Manager del complesso dove è l’ hotel , mi chiede con discrezione se può organizzare una serata con amici motociclisti, perché no? Puntuali alle 19 arrivano, e rimango a bocca aperta Hayabusa, Ducati, Triumph,  Ktm, c’è anche un giornalista che mi intervista, uno spuntino e si parte per un giro intorno al lago di notte. Poi al The Room Chocolate un caffè dove grazie al proprietario Hiran mi gusto un ottimo cioccolato freddo, sembra di essere in Italia, si  va a nanna che giornata piena.

18/09/2014 

Avevo deciso di alzarmi presto e invece vado lungo, ma sono o no in vacanza? Mi reco sulle rive del Pichola Lake, per un giro in barca, non si parte affinché non si fa numeri, poi lo spettacolo, il City Palace è altra cosa visto dal lago, poi diritti al Jag Mandir, un tempo residenza oggi un hotel che indubbiamente crea fascino, essendo su un isola.

Mr Hiran mi contatta per dirmi se ho voglia di andare a trovare un suo amico con la passione della moto, mi invita a nozze.

Andiamo con la sua KTM 390 poi capirò il perché, in mezzo ai vicoli avrei fatto la fine di Varanasi.

Thair progetta occhiali e li costruisce in loco, ma la sua passione, direi estro, lo porta a compiere trasformazioni, particolari di mezzi a 2 ruote, da subito lo accosto a Salvator Dalì, per quella sana follia  nel voler far parlare la sua immaginazione, giudicate voi dalle foto, ma non è finita,, per il tardo pomeriggio propone una escursione in campagna dove ha una casa, sono curioso di vedere.

50 km ci separano da Udaipur, siamo sulle montagne circostanti la città, Thair non si smentisce, neanche qui, lampioni utilizzando il davanti di una vespa,  dei divani ricavati da un auto tagliata in maniera certosina, le foto parlano, ma quella brezza di vento unita ad un tramonto dai mille colori è la nota più bella di una giornata indimenticabile..

19/09/2014

Ultimo giorno ad Udaipur, devo a tutti i costi essere disponibili per chi mi ha mostrato gratitudine ed ospitalità hanno fatto venire due truppe televisive in hotel, e vai con l’interviste, in mattinata ero su 2 giornali locali, non posso farci nulla tanta pubblicità nemmeno in Italia mi sarebbe dovuto, in India no, l curiosità di questo popolo unita ad una passione per le due ruote, fa fare questo ed altro, l’ india è un paese in fermento con idee, dove i giovani, a differenza che da noi, hanno iniziato a cavalcare l’onda della trasformazione e lo fanno di prima persona, sarebbe ridicolo da parte mia dire che tutti hanno le stesse possibilità e potenzialità ma quell’ India mistica sembra un pò più lontana.

20/09/2014

Oggi vado, non basta l’ultimo invito per un cioccolato tra amici, arrivo carico, poi i saluti, non ho parole, dal punto di vista personale ed interiore è stata una grande esperienza umana, non so che dodi io abbia o quale occasioni mi diano la possibilità di intrattenere rapporti con persone incontrate per la prima volta, di una cosa sono sicuro, sono credibile quando racconto le mie esperienze, gli avevo visti titubanti poi ho aperto il mio sito www.motorbiketravel.it, ho mostrato video, pubblicazione, poi c’è face book, quando Thair la prima sera ha messo una foto, un suo amico, indiani, che lavora in Italia, gli ha scritto lo conosco è un grande motociclista, è nella sua pagina di FB.

Esco dalla città e punto verso Mumbay, so che non ci arriverò, per la distanza, dopo Varodora, sosto su un aerea di servizio.

21/09/2014

E’ domenica me ne rendo conto quando esco dall’ hotel, il parcheggio è pieno di moto, è subito feeling con motociclisti, le domande sono sempre le stesse la curiosità è tanta, colpisce il fatto che viaggio da solo.

Riprendo la strada per Mumbay altri gruppi di moto, mi invitano a sostare, sono un gruppo di custom,  su base Enfield si è dato spago alla fantasia, il risultato può piacere o no, ma la creatività non manca.

Giungo a Mumbay, trovo da dormire vicino all’areoporto, la moto volerà a Dubai, tutto quello che devo fare ruota in questa zona, spedizioniere compreso.

22-23-24/09/2014

Mi incontro con Mr. Mihir della compagnia che mi spedirà la moto negli Emirati, in 2 giorni la moto è nella cassa, l’imballaggio avviene in un locale che se non fosse per l’esperienza declineresti da subito, ma in questi paesi l’arte dell’arrangiarsi è un qualcosa di eccellente, in poco tempo tutto è pronto, tanto per alleggerire il peso ho sostituito il pneumatico posteriore, sempre per strada dove sotto un albero, con un compressore e 4 attrezzi, il ragazzo non ha esitato un attimo, sarà la necessità, sarà la dedizione ma tutto funziona, per la cronaca il giorno 25 volo a Dubai, la moto il giorno dopo, ciao Asia.


 

Report #7: 

Da Dubai verso casa

25-09-2014

Con 3 ore di volo mi trovo catapultato a Dubai, il paradiso sulla terra come mi disse un giorno un amico. Una città proiettata verso il futuro, con un centro finanziario di rilievo ma con tanto di centri commerciali dallo shopping a misura di portafoglio.

26-09-2014

In attesa della moto vado alla scoperta della città, il caldo è il mio nemico anche se qui l’umidità è inesistente. Prima destinazione Dubai Mall, un centro commerciale a 2 passi dal Buri Kailifa il grattacielo più alto del mondo.

Perdersi nei piani di questo immenso centro commerciale è cosa normale, per una scappatoia al caldo esterno, solo dopo le 20 di sera si respira, quando prendo la metro e vado a Dubai Marina, dove incontro Domenico Serra titolare del Ristorante Cucina Mia, tutto in rigorosamente in stile con la miglior tradizione napoletana. Domenico è un ragazzo alla mano, pacato e dall’accoglienza oltre ogni aspettativa almeno per me che non lo conosco. Dopo cena mi riaccompagna all’hotel, passando per  Burj al Arab meglio conosciuta come la Vela un simbolo di Dubai nel mondo.

27-09-2014

Oggi si va al Mall of Emirates altro centro commerciale dalle mille stravaganze, la moda è quella che la fa da padrona, ma se al Dubai Mall era l’acquario l’attrattiva dai grandi ai più piccoli, qui va in scema la pista di neve artificiale, meno 3 gradi segna il termometro, mi immagino che tipologia di tecnologia sia stata usata, ma siamo negli Emirati, un paese proiettato nel futuro, se quello che mi si dice sarà il futuro, troveremo qui ogni bellezza del mondo riprodotto in scala naturale, il turismo come secondo obbiettivo di sviluppo, posso crederci vedendo di che cosa si è stati capace di realizzare.

28-09-2014

Giornata a spasso per Dubai, la moto che doveva arrivare in nottata slitta di un giorno, non posso farci nulla.

Mentre la sera sarà da incorniciare ospite di Saleh Jamal Alsharif un contatto di un amico iraniano. Mi viene a prendere in Hotel, la moto accumuna e cosi via  al Bikers Caffè un ritrovo di motociclisti, siamo in compagnia dei suoi amici un accoglienza calorosa per un biker in solitaria, sarò suo ospite anche la sera successiva andando conoscere altri amici, con una scorazzata per le vie di Dubai in moto lui con la sua io con la mia.

29-09-2014

Appuntamento con la persona dell’agenzia per ritirare la moto, andiamo in aereoporto si inizia con la dogana ma prima di dare l’assenso pretendono assicurazione mi sembra anche logico, non lo è trovare una agenzia che assicura la moto dopo più di un ora finalmente c’è qualcuno che la fa 70€ per un mese non poche ma non ho scelta. Torniamo in aereoporto tutto o, si va al terminal dove trovo una sorpresa, la moto è arrivata ma non è stata caricata sul sistema e non si trova e te pare, aspetterò fino alla 19 per sentirmi dire, questa notte al cerchiamo, sconsolato torno in albergo. Per fortuna la sera Sono ancora con Saleh.

30-09/ 04-10 -2014

E’ il giorno della verità, la moto è nella zona doganale viene portata fuori per il controllo telaio poi caricata su un furgone e finalmente fuori dall’aereoporto, scelgo un luogo sotto una pianta con una fabbrica che lavora legnami hanno il muletto per scaricarla. Sotto gli occhi sbalorditi di operai stranieri rimonto il tutto, l’uomo dell’agenzia rimedia 2 lt di benzina giro la chiave la kappona non dice mai di no. Nel frattempo sono in attesa del visto dell’ Iran, ho fatto richiesta online, l’avrò solo il lunedì successivo, causa anche un festa religiosa di 3 gg che blocca tutte le attività, sarà l’occasione per andare al mare e in giro per le chicche di Dubai ma anche l’occasione con Luca un ragazzo di Rimini che ha la moto per spendere un giorno in Oman la parte superiore, questo stato è diviso in due dagli Emirati

05/05-10-2014

E’ lunedì di buon ora mi reco al consolato Iraniano, con la copia del numero del visto, va bene ma devo registrare le impronte, prendo taxì e si va alla centrale di polizia, pago 25 € e mi registrano tutti i diti in digitale, a Roma con inchiostro, torno al consolato e mi dicono domani “not possible” se paghi ti diamo ora il visto, con i soldi si fa tutto, 20 minuti e ho visto.

06-10-2014

Mi sono trasferito a Sharja dove c’è il porto, da qua parte la nave per l’Iran, mi presento alla compagnia, in mezz’ora sbrigo tutto, mi dicono domani prima delle una deve essere al porto con la moto, torno in albergo e preparato tutto, faccio bucato poi a cena in un locale afghano.

07/10/2014

La prendo comoda, carico la moto e vado quattro m e sono nel porto, molo 6 dove trovo due camionisti turchi all’ombra, e si la temperatura è proibitiva, parcheggio la moto nella nave, faccio due conti, torno al gate del porto e con un taxi all’albergo, alla reception il signore del Bangladesh è ben lieto di accogliermi di nuovo, almeno sono al fresco.

Alle 6 torno al porto, tutti coloro che vanno in Iran sono confinati in un grande stanzone, si fa la fila per timbrare il passaporto, c’è un signore che non ha soldi per un biglietto contribuisco alla colletta e vengo ringraziato, poi tutti dentro al pulman si va alla nave.

Le donne tutte da una parte gli uomini da un altro mi impossesso di tre sedili, poi vado al bagno e faccio una doccia. Passano la cena che è inclusa nel prezzo. Si salpa sono circa le 22, mi risveglio al mattino in prossimità di Bandar Abbas, prima di scendere vengo invitato a mettere i pantaloni lunghi, lo so ma gli avevo nella moto, il poliziotto ringrazia.

Parcheggiata la moto, e timbrato il passaporto, mi dico si va, non l’avessi pensato passeranno altre 8 ore, tra un ufficio e un altro, facendomi carico di un locale che mi da una mano, avrò fatto un 30 fotocopie, causa una impiegata imbranata che sbaglia la procedura 4 volte, alla quarta, quando mi chiede di che colore è la moto, allento i freni, chiedo ma lei conosce il Carnet? Si mi risponde lo sa leggere, certo allora non lo conosce, il passaporto l’ho già timbrato, lei non è la polizia, faccia il favore di terminare la pratica. Naturalmente tutto in inglese, tutti zitti, interviene un collega che si mette le mani nei capelli, poi il capo che mi aveva messo una firma di persona su un pass, la poveretta inizia a sudare, con il velo di più ma mi è calato il velo sugli occhi. Esco dal porto che è quasi buoi, il signore mi accompagna ad un albergo 50 € sono tanti ma sono cotto.

08-10-2014

Fa caldo saluto il signore del giorno prima che è venuto a salutarmi in albergo. Salgo verso Shiraz, con il passare dei chilometri la strada, prettamente a 4 corsie,  sala di quota ora fa fresco che bello, paesaggio spettacolare, il cartello indica cammelli in strada sono dromedari, una solo gobba, foto come da rituale, poi ancora in sella. Gli iraniani sono curiosi la moto li affascina, ti suonano con il pollice all’insù, i camionisti pure. Un lago salato no non può essere in mezzo ad una pina, e chi mi regge ci metto le ruote dentro, sotto di me il crac della piastrella che si rompe, ancora foto, poi Shiraz, non faccio fatica a trovare l’hotel, cercato  giorni prima con internet, ho un riferimento di 11 anni fa un monumento. Parcheggio il personale è accogliente ma tutto il popolo iraniano lo è, un di loro mi dice ma lei è stato qui in moto? Anni fa, aveva un moto bianca, no non ero io, gialla e te pareva, si quello ero io, il Supertenerè stile cinese, come è picco lo il mondo.

09-10-2010

60 km mi separano da Persepolis, la capitale del regno persiano, non mi dilungo con i cenni storici, di quello che rimane si capisce la grandezza ma anche la regalità. Costruita per stupire i sudditi era suddivisa a settori, i sudditi con regalia salivo l’ Apadana, i rilievi ancora oggi ben conservati, parlano di ingenti doni che venivano portati a  corte, tutte le figure sono di profilo, come nell’antico Egitto, il tridimensionale era sconosciuto.

Persepoli conobbe il massimo dello splendore sotto Serse, per poi, nel 321 AC, essere distrutta dalle truppe di Alessandro Magno, il che non è comprensibile agli studiosi, lui che era per il rispetto delle culture altrui, ma forse il fare bottino per le truppe o per vendicare la distruzione anni prima di Atena da parte di Serse, ha fatto si che di questa città rimanesse solo una parte di quella splendida descritta allora, nei miei passaggi a Persepoli una cosa non mi è piaciuta dalla prima volta, tutti quei vetri a protezione dei basamenti un cazzoto negli occhi. Altri 50 chilometri e sono a Pasargade dove c’è la tomba di Dario il Grande, parcheggio solita folla solito stupore Where are you from? Italy, no now, Australia, what? E giù domande questo è GP

E’ notte quando entro a Esfahan , il mio orientamento non pa una piega, purtroppo all’hotel dove alloggiavo l’anno passato è full, 200 metri e trovo alloggio, il tempo di una doccia e sono in Komeini Square il cuore pulsante della città, è venerdì e il traffico è interdetto. Famiglie sul prato per un pi nic ed io che scatto foto, vengo invitato a sedermi ad essere della compagnia perché no, mille domande anche le più curiose, poi a letto.

10-10-2014

Mi presento con la moto carica per una foto in Komeini Square, non si può è giorno di festa, insisto nulla non resta che andare. E’ sera quando giungo ad Ali Sadr dove sono ubicate le grotte omonime, tra le più belle al mondo, all’unico hotel governativo trovo una comitiva di iraniani tedeschi che mi invitano al loro tavolo, forse mi vedono solo da molto tempo.

I termosifoni sono  a palla, siamo sulle montagne e fa freddo, la temperatura è  cambiata di molto, sprofondo nel sonno.

11-10-2014

Dopo colazione si va alle grotte. La visita si alterna a lunghe  camminate per poi salire su barche da 4 posti trainate da un pedalò a motore umano. Suggestivi alcuni passaggi altrettanto lo è la conformazione delle rocce, l’acqua limpidissima ha ph neutro quindi nessuna forma vivente è presente, la stessa in alcuni punti varia dai 9 ai 13 metri di profondità.

Rientrato in hotel carico la moto e salgo verso nord per Urmie, evito la strada principale, forte anche di una cartina in doppia lingua che mi aiuta a chiedere la direzione. Il bello di tutto ciò che mi ritrovo a vivere situazioni di un quotidiano fatto di cose primordiali come lavorare i campi o case costruite con fango e paglia.

Quando arrivo ad Urmie sono l’oggetto della curiosità di alcuni taxisti, uno di loro mi chiama Hossein che prontamente arriva in moto e mi porta a casa.

Resterò due notti, conoscendo la famiglia e assimilando la vita all’interno delle mura.

12/13-10-2014

Quando mi sveglio sono circa le 10, ne ho fatta di strada, purtroppo sapevo dei km che mi avrebbero portato al confine e quindi da un lato ho pianificato la spesa della benzina, che in Iran costa circa 26 centesimi di euro al litro, dall’altra quella per gli hotel, non ho molti euro avendo dovuto pagare il biglietto del traghetto dall’Emireti con  moneta gli ATM erano tutti senza soldi per la lunga festa che ho citato. In Iran le carte di credito sono carta straccia causa l’embargo internazionale solo cash. Nel pomeriggio con Hossein facciamo un giro lungo il lago omonimo, il secondo al mondo come grandezza, salato, dopo il Mar Morto.

14-10-2014

60 chilometri mi separano dalla frontiera con la Turchia, una ammucchiati di camion, da lato turco stanno costruendo i nuovi stabili, passa un ora e sono di nuovo in moto, solo dopo mi accorgerò che mi hanno rubato il cagnolino trovato a Bangkok, per  me era in icona.

Sono tra le montagne, salite, discese e lunghi rettilinei, strade ottime a 4 corsie come in Iran, senza pedaggio, dormo a Tatavan, piove, gli oltre 30 gradi di temperatura sono un ricordo.

15-10-2014

Smesso di piovere mi dirigo verso Malatya, svolto prima per il Nemrut Dagi, la montagna che conserva un tempio funerario, andato distrutto causa gli agenti atmosferici. Situato a 2150 mt domina tutta la vallata. Arrivo giusto in tempo per scattare 2 foto alla tante teste che rappresentano figure mitologiche e no, poi  torno a vallo per dormire nello spartono Kasmira Hotel, personale lodevole come ospitalità

16-10-2014

Sveglia alle 5 per osservare l’alba al Nemrut, faccio prima a tornare a letto piove solo più tardi salgo di nuovo in moto, approfitto di uno sprazzo di tempo senza nebbia per visitare il luogo, poi di nuovo in sella.

Attraverso 3 passi di montagna oltre i 1800 mt, non sono altezze proibitive, ma siamo sull’altopiano anatolico battuto dai venti del nord, piove e fa freddo, ho dovuto riesumare tutto l’abbigliamento invernale usato all’inizio del viaggio in Australia.

Quando metto le ruoto a Urgup, Cappadocia, sono prossimo al tramonto, il sole mi regala uno scenario bellissimo, poi Goreme il museo all’aperto, destinazione Happydocia, una guest house gestita da 2 ragazzi funny, simpaticissimi e stravaganti, come andiamo d’accordo.

17-14-2014

L’intenzione è quella di fare un volo in Mongolfiere, ma piove e tira vento, ne approfitto per sistemare tutto il materiale fotografico e video, ingente come archivio, fortuna mia che ho dietro hard disk, in Italia si sta completando il libro, che sarà fotografico, grazie ad quel eclittico di Emanuele Fiaschini, un genio della grafica.

18-10-2014

Si va ad Istanbul, il contackilometri è oltre i 27000 km da quando sono partito da Perth.

 

 

  • Biografia
    Biografia

    GP e quelle Due Ruote nel DNA

    La moto è nel DNA di famiglia. Mio nonno andava in moto, mio padre negli anni 50 faceva le gincane e, ad essere sincero, le vinceva. Io non potevo che ereditare questa passione.

  • Il Mondo Su Due Ruote
    Il Mondo Su Due Ruote

    Una vita in moto. E in due libri.

    Dopo 30 anni di viaggi in moto ho battuto le strade ed i sentieri di gran parte del mondo, ma ogni volta che approdo in una nuova terra lontana, il mondo, con le sue meraviglie, mi lascia ancora a bocca aperta...

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