Marocco 2023: dall'Atlante all'oceano (passando per il deserto)
Erano 11 anni che IL Marocco mancava nei miei itinerari. Un paese profondamente cambiato, dinamico con nuove vie di comunicazione. Sono andato alla ricerca di strade non più battute dal turismo di massa e allora si ricrea quell’atmosfera di un tempo, un mondo lontano che vive di tradizioni. L’ho fatto con la Morine X-Cape, una moto a 360 gradi, una vera sorpresa.
Porto di Civitavecchia, siamo 3 motociclisti pronti all’imbarco, io vado in Marocco gli altri in Spagna. Dopo 21 ore si sbarca a Barcellona, allungo fino a Tarragona, gli hotel sono a buon mercato e pure con parcheggio.
Al mattino il tempo non promette bene, sono attrezzato ma non ho messo in conto che in prossimità di Valencia, nel giro di qualche minuto, si scatena il diluvio universale, manca solo Noè con l’arca. I 3 km che mi separano dall’ area di servizio, non sono sufficienti a risparmiarmi tanta pioggia, parcheggio, fa freddo cambio la parte intima. Arrivo a Calpe dall’amica Patrizia, l’ho avvisata che sono bagnato e così trovo un camino acceso dove mi rifocillo. Alla tv apprendo che sono caduti 100 lt di acqua per metro quadro, piccolezze.
La statale a 4 corsie si dilunga fino ad Algeciras, oltre 600 km che percorro in un giorno. 120 km/h il limite ma senza pagare pedaggio. Dormo a Estepona, solo 60 km mi separano dal porto di Algeciras. Sulla strada acquisto il biglietto nave, 82€ a/r con biglietto aperto per rientro, sarà la stagione bassa e lo sconto età (essere un pò rinco aiuta) comunque un prezzone. In un ora si è a Ceuta, la parte spagnola in territorio del Marocco. Supero la frontiera spagnola ma a quella marocchina vengo fatto parcheggiare, mi viene sequestrato il drone, necessità di una autorizzazione, chiedo di chi, la risposta sono le braccia allargate, insomma che ne so. Trattativa, mi viene rilasciato un foglio che mi permette di tornare in possesso del drone, quando ripasserò da questa frontiera.
Faccio tappa a Chefchaouen una cittadina appesa su una montagna. Trovo un hotel in un vicolo, mi incaponisco e riesco a passare con la X-Cape fino alla reception. Doccia e via nella medina il cuore pulsante di ogni città del Marocco. Profumi, colori, prodotti locali, tante viuzze addobbate con fiori, le tinte delle case, il bianco e il blu, fanno da padroni, a tratti sembra di essere a Santorini in Grecia ma l’atmosfera ti riporta nel mondo arabo.
Prossima destinazione Fes. Non percorro la N13 ma la parallela 419 poi la 501. Sono alla ricerca del Marocco di un tempo, i cambiamenti sono veloci e voglio vivere momenti che sono lontani dalla modernità e caratterizzati dalle tradizioni, è la scelta giusta. Mi inerpico sulle montagne, a tratti la strada è in pessime condizioni ma la Morine X-Cape non si tira indietro, macina tutto, zero difficoltà. Sono sull’atlante, le popolazioni berbere sono aggrappati alle loro tradizioni culturali pure la lingua che parlano è diversa una sorte di geroglifico che viene usato fino alla costa atlantica. L’asino è il mezzo di trasporto più usato, donne vestite con indumenti dai colori sgargianti, l’occhio si esalta pure la fotocamera. Faccio una curva e mi trovo in mezzo ad una scolaresca. Mi chiedono bon bon, ci vorrebbe un negozio, non ne ho nemmeno una e mi avvantaggia, altrimenti sarei in difficoltà. Foto di rito e via, quando giungo a Fes il sole sta per tramontare, le costruzione in arenaria si esaltano ai raggi del sole, peccato che non posso entrare nella medina, così mi allontano dal centro, il parcheggio è vitale.
Giornata da turista in scarpe da ginnastica, prima tappa le concerie Tannerie Chouara, un metodo antico per colorare le pelli. E’ una gara a chi offre una vista panoramica per ammirarle, l’odore è ripugnante, solo per stomaci forti, mi vengono date foglie di menta per eludere il cattivo odore, un palliativo.
A zonzo per la medina si assapora una vita fatta di cose semplici, odori di spezie, frutta, dolci con tanto miele e pistacchi, ma pure mestieri antichi poi una lunga fila, tutti li per ricaricare il cellulare, la modernità. Mangio vicino al palazzo reale per 3 euro, in Marocco la contraddizione che salta all’occhio è il costo della benzina prossimo al 1,5€, in rapporto al costo della vita una esagerazione.
Fatta colazione imbocco la N8 direzione Azarou, una strada che attraversa il medio Atlante. Superata Ifrane la strada percorre foreste di cedri, ad un certo punto tanti mezzi fermi. Le scimmie bertucce, in via d’ estinzione, vivono grazie al mangiare che i turisti gli offrono, loro sono talmente abituate alla presenza dell’uomo che per farle salire sulla moto basta un pezzo di pane, così per oggi ho trovato un passeggero!
Ripresa la N 13 si scende verso Midlet, canyon possenti con un infinità di curve dove la X-Cape si esalta, la tenuta di strada è una delle doti di questa moto, che unita ai bassi consumi, di media 25 con un lt, ne fa un mezzo unico. Dormo a Al- Rashidiyya siamo alle porte del deserto. Merzouga la raggiungo in un attimo e li prende la scimmia, le dune in lontananza attirano come una calamita e chi fa resistenza? Salgo sulle dune carico, cavolo sta motina non si ferma di fronte a nulla.
Cerco un albergo, non poteva che essere Les Portes du Desert. Sono l’unico turista e chiedo il perche, la risposta è eloquente. I turisti preferiscono le tende in prossimità delle dune, ma io non sono un turista, sono un viaggiatore in moto, appunto in moto, tiro via le borse e girato l’angolo mi tuffo tra le dune, mi insabbio un paio di volte ma ne vengo fuori, per un ora è il mio parco giochi, che goduria.
La N 12 che va a Zagora è una lunga lingua di asfalto che attraversa canyon. Mi fermo a un caffè, il signore vende pietre, meteoriti a volte pitturate con colori sgargianti, provo a contrattare più per folclore che per altro, opto per un caffe olè, niente corrida, caffè e latte e via verso Zagora. In città vengo affiancato da un ragazzo in motorino, la tuta lo identifica, è un meccanico, così finisco in una officina attrezzatissima. Ragazzi che riparano jeep. Le pareti tappezzate di foto, ricordi della lontana Paris-Dakar ma non solo, gente comune, turisti, agenzie di viaggio e tra le tante spunta una foto di Macedonia Tours. In tanti ricorderanno questa agenzia di Terni con al timone Poalo Colangeli, un appassionato ma pure un uomo caparbio, purtroppo scomparso qualche anno fa. Quando lo dico al ragazzo quasi gli escono delle lacrime dagli occhi, rifletto, la moto accomuna sempre, solo in pochi riescono a dividere questa passione.
Mangio e guardo l’orologio, si va a Ourzazate, che diventerà per 2 giorni base del viaggio. Sono nella valle della Draa, un fiume che certamente è stato motivo di sviluppo urbano. Alle vecchie Kasbeh di un tempo, costruite con terra rossa, oggi sono state sostituite da costruzioni moderne, di sicuro hanno più confort ma l’occhio apprezza il passato che fu. Arrivo di notte. L’albergo non è lontano dal centro e così dopo una doccia un salto alla medina. Tutto gli ruota intorno, ma anche al museo del cinema, infatti in questa parte del Marocco esistono vari set cinematografici, ne parlerò più avanti per ora ho un’altra idea in testa.
Giornata con il sole che sfoggia tutto il suo calore, bene, mi dirigo verso Boumalne Dades. Da li entro nelle gole del Dades, un paesaggio spettacolare. Si prosegue a zig e zac, fino a al punto panoramico dove la strada che sale, appare come un serpentone di curve con un dislivello pazzesco, di cui non si capisce l’inizio e la fine. Un succo d’arancia in mezzo a tanti turisti, sono l’unico biker. Di solito i biker da qua tornano indietro ma non è il mio caso, si da il caso che la curiosità non è mai sopita nel mio animo, forte di un ricordo di 30 anni fa, quando le strade non erano asfaltate e erano polverose, proseguo per Tilmi sulla R704. Più vado avanti più il fondo stradale diventa sconnesso, si ora siamo in off. Per un paio di volte devo accostare per lasciare il passo a pulmini super affollati, con persone sul tetto, vai GP era quello che volevi. Mi esalto quando la strada inizia a salire sul costone della montagna. Percorsi un 50 km tra pietre e fondo smosso giungo a un passo. Dall’altra parte noto asfalto, mi si avvicina un signore che fa guardiano a dei macchinari, mi dice che stanno costruendo la strada, per ora finisce qui, con l’inverno alle porte non si prosegue, il signore soffre di mal di denti e così gli do una confezione di antibiotici e della tachipirine, naturalmente gesticolando li prescrivo l’assunzione. Incuriosito controllo l’altimetro 2903 mt, cavolo più alto del Col de Tizi Tigherrhouzine 2645 mt, per antonomasia il passo più alto del Marocco che ritrovo una volta giunto Agoudol, deviando per le gole della Todra. Il sole che tramonta conferisce colori alle rocce circostanti degni di un pittore naturalista. Giunti alle gole la prima cosa che si nota è l’andar e venire di turisti, allora rispolvero dalla mente un flash quando questo luogo era sconosciuto. Rientrato in Italia mi andrò a riprendere una foto di 30 anni fa, come passa inesorabile il tempo ma specialmente come è cambiato questo mondo. A 50 km da Ouarzazate mi fermo a mangiare in una stazione di servizio, il denominatore comune di questi luoghi lo è in tutto il mondo, dove si fermano i camionisti si mangia bene e si spende poco.
Il mattino seguente la prendo comoda, Marrakesh prossima destinazione, è a meno di 200 km, ma poi non si capisce perche arrivo sempre lungo la sera. Facile, mi vado a cercare le bellezze, quanto di bello posso vedere e così ad un certo punto esco dalla N10 e vado per la N9 dove? Nella storia. Ait- Ben- Haddou è una kasbah diventata famosa per essere stato il set, di alcune scene del film Il Gladiatore. Parcheggio la moto e mi si avvicina un signore vestito da berbero con in mano un sacchetto di stoffa, passa poco tempo e tira fuori dei di serpenti, ciack si gira, ne scaturisce un botta e risposta con lui che vuole che li prenda in mano ed io che mi rifiuto, si ride e si scherza, il bello del viaggio, certo devo pagare il pedaggio.
Prima di arrivare a Marrakesh, c’è un passo, dopo di che la strada scende a capofitto, curve a destra e poi a sinistra, scateno la Morini X-Cape, la moto non fa una mossa, precisa nell’inserimento altrettanto nell’uscire dalla curva. Striscio più di una volta le pedane, certo le Pirelli Rally fanno la loro parte ma ciclistica e sospensioni non sono da meno, ogni giorno scopro qualcosa di più di questa moto tutto fare.
Marrakesh una delle città imperiali del Marocco, forse la più importante, cerco di raggiungere la piazza Jamaa el Fna, cuore pulsante della città, non si entra più, non resta che andare in albergo, poi versione turista. La delusione è grande, per 3 volte a distanza di anni sono passato qua ma ora tutto è irriconoscibile, la piazza sembra un luna park, tutti vendono tutto, c’è un angolo dedicato a stand dove si può mangiare, rientro alla base, con la consapevolezza che domani me ne andrò.
Punto verso l’oceano Atlantico, destinazione Essaouira, prima di arrivarci, lungo La strada, noto delle capre in equilibrio sulle piante, la cosa non mi stupisce visto che hanno questa indole. La curiosità è tanta, sosto e parlo con il proprietario. Il copione è collaudato, cappello berbero in testa, la capra sulle braccia e lui che spiega che le capre per mangiare salgono sulle piante di argan, ricche di frutti tipo le mandorle, non finisco dopo 40 anni di imparare e incuriosirmi, che bello il mondo vissuto così.
Essaouri fu città araba, poi abbandonando e diventata città strategica portoghese nel 1600. I miei occhi scrutano lontano, quando intravedo in lontananza aquiloni del kitesurf, decido che quella è la mia destinazione.
Entro in spiaggia e dopo Merzouga , qui diventa il secondo parco giochi, Inizio a scorrazzare sul bagno asciuga, per una mezz’ora sono come un bambino e il nuovo giocattolo, da noi mi avrebbero arrestato quà mi applaudono, sono al settimo cielo.
Parcheggiata la moto si va nella medina, sembrano tutte uguali ma qua c’è qualcosa che la distingue, oltre ai vari negozi e souvenir ci sono iniziative culturali, mostre d’arte, passeggiando ci si rende conto dei tanti stranieri che si incontrano, deduco che in parte vivono qua, a dire la verità Essaouri ti coinvolge, quasi quasi potrebbe essere un idea viverci, un pensiero che svanisce presto, lo stomaco reclama cibo,in effetti non ho pranzato.
La A1 è una lingua di asfalto che taglia il Marocco da nord a sud, l’imbocco dopo Essouria, circa 700 km mi separano da Meknes dove arrivo sul tardi, ho in mente un idea che cerco di concretizzare. Faccio una ricerca di hotel che sono nella medina, so che sarà difficile parcheggiare, ma ho questo desiderio. Chiamo, la ragazza dall’altra parte parla inglese, mi assicura che c’è u parcheggio pubblico custodito 24h, perché non credergli. Mi attende fuori le mura, andiamo al parcheggio, in effetti è sorvegliato pago in anticipo pure per il giorno dopo, bagagli in spalla si va in hotel. Viuzze che si intrecciano, a volte non si vede nulla, poi varcata la soglia del portone ecco la sorpresa, architettura tradizionale, la ragazza mi accompagna sulla terrazza, le vecchie mura sono tutte illuminate, che spettacolo.
Colazione superba, rimandare indietro qualcosa non è di buon gusto ma così è troppo, do indicazioni per il mattino seguente. Oggi giornata da turista, si entra nella storia. Appena 29 km a nord della città sorge, sorgeva, la città romana di Volubilis. I resti danno l’idea della struttura urbana di questo sito, ma la chicca sono i mosaici, oltre 2000 anni che sono li a fare bella figura e testimoniare la grandezza dell’impero romano che fu. Pomeriggio tra un caffè e una spremuta, passeggio per la medina, acquisto souvenir e più di una volta si parla di calcio, il Marocco è impegnato nei mondiali in Qatar, la sensazione è che dietro la palla ci sia un paese coeso che cerca di fare bella figura.
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