PRESENTAZIONE DEL VIAGGIO
I PARTECIPANTI E LE MOTO
L'idea di progettare questo viaggio parte da due amici.
Giampiero Pagliochini Perugino, un veterano dei viaggi in moto attraverso i cinque continenti. Non si contano i suoi viaggi nei luoghi più remoti (Egitto - Giordania (1991), Tunisia - Marocco- Libia (1994), Perù - Cile - Bolivia (1995), Messico - Guatemala - Honduras - Nicaragua - Costa Rica - Panama (1996), India - Bangladesh - Nepal (1998), Mongolia (1999) con il resoconto del viaggio trasmesso dal programma televisivo "Alle falde del Kilimangiaro", Uzbekistan- Turkmenistan, Thailandia - Laos - Vietnam - Cambogia (2002), Turchia - Siria - Iran (2003). Andrea Di Noia Bresciano, dopo quattro viaggi in moto nella regione sahariana (attraverso Tunisia, Algeria, Niger e Libia), compie il suo primo viaggio zaino in spalla alla volta del Sud America nel 1994. Da allora ci è tornato altre cinque volte, l'ultima l'anno scorso portando la moto attraverso Cile, Bolivia e Perù. Domenico Crotti, Bresciano ache lui, esperienze di viaggio in auto, Canada (Quebec), Stati Uniti (costa occidentale), Portogallo, in moto, Yemen, Algeria, Libia, Marocco, Tunisia, Etiopia, Niger, di sicuro è il più "africano" del gruppo, la moto usata è un TT 600 Yamaha. I nostri centauri per questo viaggio sud Americano hanno utilizzato: Giampiero Pagliochini YAMAHA SUPERTENERE 750, ANDREA DI NOIA Honda Africa Twin 650, DOMENICO CROTTI Honda Africa Twin 750.
I PERCHE' DEL VIAGGIO
Il viaggio nasce da un connubio di fattori: la passione per la moto e il fascino della cultura e dei paesaggi del Sud America. In questo progetto si uniscono l'esperienza nei viaggi in moto maturata da Giampiero con la conoscenza della regione latinoamericana acquisita da Andrea nei viaggi precedenti compiuti con tutti i mezzi disponibili (a piedi, in autobus, in treno, in piccoli aerei, sul cassone di un camion, in motocicletta).
L'itinerario rappresenta il naturale completamento del viaggio precedente attraverso Cile Bolivia e Perù. Anche quest'anno il viaggio terminerà a Lima, capitale del Perù, volendo identificare il Perù appunto come fulcro ed epicentro delle culture e delle civiltà pre colombiane.
A Lima lasceremo le nostre moto, che riprenderemo a maggio del 2005 per completare il nostro progetto, toccando la Bolivia, il Cile e l'Argentina.
L'ITINERARIO
Il viaggio è assolutamente inedito, esce dagli schemi abitualmente proposti dai tour operator (che si concentrano nell'area cileno - boliviana) e anche sulle riviste di settore non sono ancora stati pubblicati itinerari simili.
L'avventura comincia con la spedizione delle moto via mare dall'Italia alla volta di Caracas, Venezuela.
Noi raggiungeremo Caracas via aerea e, una volta sdoganate le moto, partiremo lungo la costa venezuelana alla volta di Maracaibo e Cartagena (Colombia). Da qui inizieremo la lenta salita sulla dorsale andina visitando Medellin e la capitale della Colombia Bogotà. Entreremo poi in Ecuador toccando tutte le città più importanti: Ibarra, Quito, Ambato, Guayaquil, Cuenca.Di certo non ci perderemo una salita al vulcano Cotopaxi, Sempre percorrendo la dorsale Andina entreremo in Perù, visitando le regioni di Cajamarca, le civiltà pre colombiane di Trujillo, il Parco Nazionale dello Huascaran per poi concludere il viaggio a Lima.
Queste in sintesi sono le tappe che verranno arricchite dalla visita di tutti i siti archeologici e naturali di maggior interesse che incontreremo lungo il percorso.
Complessivamente percorreremo circa 6.000 chilometri in un arco temporale di un mese, nel periodo di ottobre - novembre 2004.
Maggio 2005, si parte alla volta di Cuzco l'antica capitale Inca, non ci perderemo Mucchu Picchu, poi sarà la volta del Lago Titicaca, la traversata ci porterà in Bolivia, scenderemo verso Oruro e Uyunj, dove la presenza del Lago Salato asciutto più grande del mondo, ci porterà indietro di 9 anni, siamo stati tra i primi motociclisti a posare le ruote delle moto sulla crosta del Salar, si pensi che la spedizione Overland è passata di là 5 anni dopo, noi l'abbiamo affrontata da soli senza mezzi di supporto. Scenderemo verso la Laguna Colorada ammirando i colori che si riflettono su questi specchi d'acqua oltre i 4000 Mt. Poi sarà la volta del Cile, il deserto dell' Atacama con il suo aspetto lunare, a quel punto non ci resterà che indirizzare le ruote verso le Ande Argentine per arrivare nella capitale di questo paese e di nuovo ammirare l'oceano Atlantico. La spedizione delle moto srà l'atto conclusivo di "Latinoamericana".
RESOCONTO DEL VIAGGIO
Siamo partiti da Caracas il giorno 28, con ritardo, la mattinata si era persa per le ultime formalità doganali. Viaggio bagnato viaggio fortunato, se e' vero abbiamo iniziato bene. La pioggia che ci ha accompagnato nei primi giorni venenzuelani è stata di tale intensità da costringerci a viaggiare sempre con l'antipioggia!!! La prima sera ci siamo fermati nella città San Carlos. Allagamenti lungo la strada hanno fatto da contrasto alla chiusura della campagna elettorale, con tanta gente in piazza e non solo. La città di Valencia bloccata, autocarri, bus, macchine stracolme di persone, tutti per sostenere il candidato locale quale Governatore della regione. Il nome è tutto un programma IL POLLO. Questo è il nome, gli slogan recitavano "Il pollo voy" che tradotto recita il Pollo và Poi a San Carlos l'epilogo tutti in piazza con il candidato che è partito piano poi in un escalation verbale di tono e di voce che ha galvanizzato la piazza, in Sud America questa è normalità.L'indomani abbiamo raggiunto Merida sulle Ande a 1770 mt, dove la teleferica più alta del mondo(arriva fino a 4750) ci ha regalato vedute meravigliose per poi riportarci alla realtà.
La notizia avuta al rientro in albergo che la frontiera l'indomani sarebbe rimasta chiusa per le elezioni, ci ha fatto caricare tutto sulle moto e ci siamo messi in marcia per la Colombia. Dopo aver valicato un passo oltre i 2500, sempre in compagnia della solita pioggia, abbiamo raggiunto San'Antonio punto di confine. La Colombia ci ha accolto con formalità doganali molto rigide. Alle 9 della sera eravamo in albergo a Cucuta grazie all'aiuto di Pablo incontrato per strada insieme alla ragazza Yuri su un minuscolo scooter. Siamo andati a cena insieme in un ristorante all'aperto con musica tradizionale e gente che ballava in allegria. Rientrando alle 24, la cosa ci ha fatto subito riflettere sulla situazione colombiana, contraddizione che ci ha accompagnato fino ad oggi, percepiamo una situazione particolare per la presenza dei militari lungo le strade ma per il resto tutto ci appare normale, da parte nostra non ci lasciamo prendere la mano nel senso che procediamo sempre con cautela. All'indomani salutato Pablo siamo saliti verso Bucaramanga, valichi oltre i 3000 mt. A Pamplona ci siamo fermati per una bevuta ed è stato un bagno di folla, era la festa per il 450° aniversario della costruzione della città, tutti a fare le foto con le moto, i bambini i piu' gettonati, per la gioia dei fotografi locali, tanto lavoro in poco tempo non capita tutti i giorni. Abbiamo pernottato a San Gil un paese dall'aspetto coloniale, all'indomani abbiamo raggiunto Villa de Leiva, una delle piu' belle citta' coloniali della Colombia. Imilitari ci hanno dato il permesso di sostare in piazza e fare le foto di rito, solo per 15 minuti, esserci spacciati per "periodista" (giornalisti) ci ha aiutato. La Signora dell'hotel DINO'S, forse in ricordo di qualche amore italiano, come mi è capitato un'altra volta in Sud America, ci ha rilegato in una camera con veduta sulla piazza. Il pomeriggio abbiamo bivaccato per la città' facendo i turisti. Ieri siamo scesi verso Tunja (Tunca) lasciando la via principale per Bogotà, ci siamo diretti alla Laguan di Guatavita, gli ultimi 50 km in fuoristrada, purtroppo chiusa per un progetto di riambientalizzazione, abbiamo forzato la mano ma non ce' stato nulla da fare. La Guardia Forestale ci ha detto di tornare il 15 di dicembre quando avverra' la nuova apertura. Ci siamo diretti a Zaraquirà una localitò famosa per la presenza di miniere di sale, ma il vero capolavoro è la Cattedrale di Sale un opera che raccoglie le stazioni della Via Crucis, per poi terminare nella Cattedrale ubicata a 150 mt sotto l'ingresso principale. Questa e' in grato di contenere 3000 persone, ora si sta costruendo un Auditórium con 300 posti che andrà in funzione a breve. La visita dura un ora noi siamo rimasti 2 ore con la guida Fernanda contenta di averci assistito, il tutto scavato nella montagna di sale, l'odore agre dello zolfo è una presenza constante. 30 km ci dividevano da Bogotà, un'autostrada veloce ci ha consegnato al cuore della città, ci eravamo sorpresi delle strade colombiane per il fondo stradale in ottime condizioni con una segnaletica molto curata, ma la viabilita' di Bogota' ci ha stupiti, sarà per le ampie vie (carretera) che si intersecano a 90 gradi con le Calle e il sistema di trasporto degli autobús che rendono tutto piu' facile, certo un raffronto con le nostre città e' la cosa piu' inmediata, Bogotà di Sante Fè, questo è il nome, conta 8 milioni di abitanti…….
Gli amici del CISP, un'organizzazione umanitaria che opera da anni in Colombia, ci ha accolti nella loro sede con un'ospitalità straordinaria consegnandoci alloggio e parcheggio per le moto, un grazie all'amico Luigino Ciotti che tanto si è adoperato perchè questo avvenisse.
Alla próxima puntata da Bogotà Giampiero, Andrea e Domenico.
Eravamo rimasti all'arrivo a Bogotà, dove parcheggiate le moto abbiamo dedicato 2 giorni alla visita della città, dal museo dell'oro, dove sono custoditi i tesori dell'era pre-colombiana, alla parte vecchia della Candelaria tutta in stile Coloniale, per poi recarci con la teleferica a Monserrat, il punto più alto dove si vede tutta Bogotà. La sera siamo partiti per Cartagena in aereo, questo spostamento in aereo era previsto, visto che eravamo entrati da Cucuta la frontiera a sud, rispetto a quella di Maracaibo, più pericolosa per la presenza di contrabbandieri, questo ci ha permesso di evitare la perdita di 4 giorni per l'andare e ritornare a Bogotà.Cartagena non ha nulla a che fare con il resto della Colombia, con la presenza di popolazione negra, perchè fino al 1700 c'era un mercato di schiavi, la temperatura constante vicina 30 gradi, la musica caraibica, e non per ultimo l'aspetto coloniale della parte vecchia, la rendono suggestiva all'occhio del turista. Ci siamo concessi un'escursione di un giorno all'isola del Rosario dove è presente un acquario naturale, per poi tuffarci nelle calde acque di Playa Blanca.
Rientrati a Bogotà abbiamo deciso di scendere fino al sito archeologico di San Agustín il più importante della Colombia, certo le notizie prese a Bogotà avrebbero convinto qualsiasi turista ad evitare questo spostamento. La strada costeggia il Rio Magdalena, siamo passati dai 2880 di Bogotà in piena selva, a 100 metri, per poi arrivare a San Agustin, dopo avere dormito a Nevia.Gli ultimi anni di questa città sono stati, a detta dei locali, i peggiori, la presenza della guerriglia aveva cancellato questo sito archeologico dai tuor turistici. La presenza massiccia dell'ultimo anno ha ridato una sorta di fiducia a Tuor operator, così ci ha detto Miguel angel, per 3 giorni nostra guida. Con lui in sella con Andrea abbiamo fatto escursioni per un centinaio di km visitando tutti i siti limitrofi a questa città. La sera del secondo giorno, dopo aver preso notizie presso il posto di polizía locale abbiamo deciso di avventurarci sulla strada che da San Agustín va a Popayán, 150 km di fuori strada dove la presenza della guerriglia era precedentemente, una minaccia constante, ora questa è confinata nella selva per la presenza di postazioni militari lungo la strada. Miguel al quale abbiamo chiesto di venire non ha mosso ciglio ha detto di si, allora abbiamo capito che lui era il nostro passaporto. Alle 6 del mattino abbiamo lasciato la città, Miguel ci ha raccomandato di nascondere il denaro, cosa che avevamo fatto, e di tenere solo 7-80000 pesos (40 dollari) a portata di mano, quale pedaggio per eventuali incontri ravvicinati. Siamo saliti a 3000 mt. sassi, buche con acqua, per la pioggia della notte precedente, dopo 20 km ho forato, abbiamo percorso 2 km prima di incontrare qualche casa, allora abbiamo sostituito la camera, l'unico chiodo presente l'avevo beccato io. Al primo controllo dei militari ci è stato detto che ora la strada era più sicura, una battuta che la dice lunga, ma ormai eravamo in pista e siamo andati avanti. Altri 30 km di nulla, i nostri occhi a scrutare come quelli di un falco l'ambiente circostante, poi abbiamo incrociato qualche camion e abbiamo capito che tutto volgeva per il meglio. Abbiamo preso coraggio e ci siamo fermati per fare qualche foto, uno di questi momenti è stato quando abbiamo incrociato una cartello monitore per la presenza di mine, (per il sottoscritto dopo le mine della Cambogia ci sono anche quelle della Colombia) la cosa non precludeva a nulla di pericoloso, ma questo la dice lunga sulla situazione che si respira in Colombia. Al primo Pueblo abbiamo salutato Miguel, oramai eravamo fuori dalla zona pericolo. Alla succesiva postazione militare siamo stati accolti con i mitra spianati, al momento non avevamo capito se erano gueriglieri travestiti, o militari, anche questo ci è stato raccontato come una cosa frequente, ma poi abbiamo capito che erano preoccupati perche' non pensavano di trovarsi davanti tre italiani in moto, tutto si è allentato quando mi hanno fatto aprire le valige posteriori, una serie di Spider Man, acquistati per mio figlio, li hanno fatti ridere e così ci hanno lasciato andare. Popayán la città Blanca come la chiamano in Colombia per il colore delle abitazioni è una citta' viva, per la presenza dell'università, in questo momento occupata per una protesta contro la privatizzazione, fuori polizia in assetto antisomossa, visto che oramai il peggio era passato siamo entrati nel cortile dell'università una tendopoli e tanta musica per allentare la tensione. Il giorno seguente abbiamo raggiunto la frontiera con l'Ecuador, durante il traggito, per circa 70 km ci e' sembrato di essere in Africa vista l'alta percentuale di popolazione negra, il 90%, questo per dire come sia complicata la vita in questo paese dal punto di vista sociale. Le 2 frontiere le abbiamo fatte in un'ora, abbiamo raggiunto il paesino di La grotta della Paz, a 5 km dalla Panamericana, un luogo dove c'è un Santuario costruito a ricordo dell'apparizione della Madonna nel 1912, abbiamo dormito alla Casa del Pelligrino, non quella di Padova, quì è un'altra cosa, vita da Asceti. All'indomani abbiamo sostato ad Ibarra alla locale Banca Rurale, l'equivalente dei nostri Banchi del Mutuo Soccorso di 100 anni fa, infatti c'è una cooperazione tra le Casse Rurali del Bresciano con queste in Ecuador di cui Andrea e Domenico sono dipendenti in Italia, siamo diventati soci versando la quota e di 18$ e non per ultimo un'intervista con pubblicazione sul giornale il NORTE. Entrare a Quito non e' stato un problema, giunti alla sede della Cassa Rurale siamo stati accolti dal Sig. Giuseppe Tonello che opera da anni in Ecuador, ormai vive quì la sua vita e oltre alla cordialità ci ha offerto una chicca per la serata, invitandoci a casa sua, la chicca era la presenza del Patron dell'Alpinestar Sante e di Miki Biasion, si proprio lui come vedete nelle foto. I due sono qui perchè il campione di Rally ha deciso di voler donare dei gruppi elettrogeni per le popolazioni andine, una cosa nobile che arricchisce la stima che avevamo per il personaggio Biasion. La serata è andata avanti fino alle due di notte tra racconti e risate.
Alla Prossima da Quito Giampiero, Andrea e Domenico
Sono le 10 del mattino quando mettiamo le ruote a Miraflores il quartiere di Lima dove alloggeremo. 6700 sono i km percorsi dalla partenza da Caracas di cui 1200 di fuoristrada. Questi ultimi 13 giorni sono stati i più faticosi sia per noi che per le moto, in una battuta abbiamo attraversato le 4 stagioni con passaggi di altitudine da 4600 a 700 mt. Ci eravamo lasciati da Quito la capitale dell' Ecuador dopo una serata alla grande con Miki Biasion. All' indomani siamo andati al mercato indios di Otavalo un' esplosione di colori e musica, il giorno seguente ci siamo dedicati alla visita della città, per un giorno visto che e domenica, senza traffico, cosa che evitiamo il mattino dopo quando lasciamo la capitale destinazione il Cotopaxi(trono della luna) che con i suoi 5897 mt lo rendono il vulcano più alto del mondo ancora attivo. Saliamo fino al parcheggio a quota 4500mt 140 km di fuoristrada. Con un particolare.... da un mese gli addetti al parco sono in sciopero, quando gli parliamo del nostro viaggio ci lasciano andare, evitandoci di fare un giro strano.Da questa altezza sembra di dominare il mondo,poi torniamo sulla Panamericana, per pochi km, sempre in fuori strada giungiamo alla laguna dove incontriamo mezzo mondo, una suora italiana con una nipote in viaggio di nozze, 2 ragazze americane e tedeschi con un fuoristrada in giro per il sud america per 6 mesi. La sera dormiamo alle pendici del Cotopaxi fa' freddo e allora accendiamo il fuoco in camera. La situazione cambia lateralmente il giorno dopo quando scendiamo verso Puyo, siamo in pieno bacino amazzonico, l'esplosione della natura è forte e predominante, l'arteria che la percorre è uno slalom tra buche, sassi, avvallamenti per lo più di pomeriggio piove e quindi anche il fango diventa un problema. Quando giungiamo a Macas, siamo accolti come extraterresti, di certo motociclisti di qua non ne passano e poi con moto dalla cilindrata fuori dal comune, la risposta è sempre la stessa un CARRO che sta come auto. Se il caldo è stato il protagonista del giorno prima, il freddo torna a perseguitarci, sempre in fuoristrada superiamo passi a 3800mt cascate naturale riversano acqua sulla strada, rendendola scivolosa. Domenico scivola, grazie alla borsa laterale la moto atterra in modo soffice, al sera siamo ad Ingapirca, il sito prima Canar e poi Inca più importante dell'Ecuador. Il trasferimento del giorno seguente ci avvicina alla frontiera con il Perù e visto che non ci piacciono le cose facili, entriamo dalla frontiera secondaria, arrampicata sulla cordigliera, per poi scendere verso l'oceano Pacifico con destinazione Trujillo. Se fino ad ora non abbiamo sofferto il traffico locale, da ora in avanti dovremo viaggiare con più attenzione. Il Perù da questo aspetto e' un caos, tutti che suonano e non si sa a chi visto che tutti se ne infischiano. I semafori sono un'eccezione, praticamente è come se non esistessero, i taxi sono i padroni della strada, quando ne prendiamo uno per recarci a Chan Chan, l'antica capitale Chimu, i 5 km diventano una telecronaca calcistica. Pablito il conducente e' un appassionato di football, come esclama lui, va in scena il resoconto di Italia/Germania e la finale con il Brasile ai mondiali del 70, manca solo la ola al goal per il resto e' tutta una risata, anche questo fa parte di questo continente. Il pomeriggio ci rechiamo alle Piramidi del Sole e della Luna costruite dalla dinastia Moche risalenti a 1500 anni fa. Molte sono le similitudinI che accomunano questi siti con altri sparsi per il mondo forse per il fattore comune dell'astrologia su cui si basa la costruzione dell'edifici. Quando riprendiamo la Panamericana, l'habitat che ci circonda ci riporta a paesaggi più familiari di paesi limitrofi al nostro. Fa caldo e intorno a noi dune altissime con terreno arido senza nessuna presenza di vita, ma non dura molta. Lasciamo la Pan, come la chiamano qui, ora la strada sale ed è di nuovo fuoristrada, 160 km da brividi. Il Canon del Pato è un contrasto di rocce che si staccano verso il cielo in maniera prepotente. Uno zic zac su una strada dissestata, a tratti con ponti pericolanti dove non ci capacitiamo quando vediamo passare quei pochi mezzi incontrati e di sicuro più pesanti, tavole che si sollevano con buche ovunque, ma la parte più interessante di questo tragitto sono i tunnel scavati a mano nella roccia. Ne abbiamo contati 47, a tratti lunghi e con un buio pesto. La sera dormiamo a Caraz, senza prima aver beccato la solita pioggia. Caraz diventa la nostra base per 2 giorni. All'indomani raggiungiamo Huraz, famosa perché base di partenza per escursioni alla cordigliera Blanca. Poi di nuovo sopra a 4000mt, superiamo la Laguan di Querococha, poi il passo di Cahuish a 4560 mt , dall'altra parte della galleria, sempre scavata nella roccIa e dove passa un mezzo alla volta, ci ritroviamo proiettati nella valle di Chavin, valle per modo di dire siamo a 3145mt. Chavin e' famosa per le rovine più antiche del Perù, che fiorì all'incirca dal 1300 al 300 a.C., 2000 anni prima degli Inca. Il giorno seguente stracarichi come sempre saliamo alla Laguna di Llanganuco da dove ammiriamo l'Huascaran con i suoi 6768 mt. Gli addetti al parco ci lasciano entrare per una foto ricordo. Già l'energia elettrica quì non e' arrivata ma la donnina che posa con noi, in tipica tenuta indios, la vuole per posta elettronica, contraddizione di un mondo che cambia. Lasciamo Huaraz per la Pan , ora la strada scende a picco curve contro curve a non finire, poi una volta sulla Pan non ci resta che raggiungere Lima. Abbiamo portato le moto ad un lavaggio, domani le parcheggiamo da un amico, l'appuntamento e' per il prossimo anno, quando ritorneremo per proseguire per Bueno Aires. A questo punto non resta che passare ai numeri i km gli ho scritti. Abbiamo scattato tra io e Domenico 1600 foto digitali, io e Andrea abbiamo scattato 850 dia, abbiamo effettuato circa 7 ore di riprese, abbiamo dormito in 20 letti diversi, le coperte cambiate non si dicono scherzo, abbiamo forato 3 volte ma sempre su asfalto, in fuoristrada non abbiamo avuto il minimo dei problemi con i pneumatici, considerando che abbiamo viaggiato nelle situazioni più gravose, per i bagagli dobbiamo una lode alle valige dure anche nelle cadute, questo quanto.
Da Lima e' tutto hasta luego
Giampiero, Andrea e Domenico