PRESENTAZIONE DEL VIAGGIO
IL VIAGGIO CONTINUA...
Mutando un famoso parallelismo cinematografico, potremmo definire questo viaggio come il completamento della trilogia, la conclusione di una lunga parentesi in Sud America, che attraverso tre viaggi, ha consentito di assaporare le mille sfaccettature di questo incredibile continente.In Perù lasciata Lima saliremo sulla dorsale andina per incontrare le piste che, attraverso Huancayo e Ayacucho, ci porteranno a Cuzco. Da qui scenderemo verso Puerto Maldonado, 500 km di piste, per poi risalire verso il Lago Titicaca per raggiungere La Paz, in Bolivia, nel trasferimento sosteremo al sito Inca di Tiahuanaco..In Bolivia, punteremo a sud verso la città di Oruro e quella coloniale di Potosì. Da qui in avanti parlare di avventura sarà d'obbligo, superato il passo del Condor, scenderemo verso Uyunj, attraverseremo il Salar omonimo, il più grande del mondo con i suoi 10000 Mq, sarà poi la volta della Laguna Verde e Colorata, un percorso affascinante quanto selvaggio, la difficoltà maggiore sarà l'approvvigionamento di benzina, cosa che ci costringerà ad usare le taniche supplementari. Piegando ad ovest supereremo la frontiera e sarà la volta del Cile.
In Cile sosteremo a San Pedro d'Atacama, visitando i luoghi circostanti ricchi di Gaiser e completando il tour con la Valle della Luna un luogo che, molto per il paesaggio, assomiglia al nostro satellite.
Lasciato San Pedro d'Atacama raggiungeremo la frontiera dell'Argentina. In Argentina, rimanendo sempre sulla Cordigliera andina scenderemo a sud, incontrando le Lagune e i Salar più caratteristici di questo paese, fino a raggiungere Belem. Ancora una volta dovremo far fronte al problema benzina, infatti 600 km ci separano dal punto di partenza a quello d'arrivo. Lasciate le Ande, punteremo verso Cordoba e da lì a Buenos Aires, la vista dell'Oceano Atlantico sarà l'atto conclusivo della Latinoamericana.
RESOCONTO DEL VIAGGIO
1a PARTE
Salve a tutti,
scrivo da La Paz, siamo arrivati ieri in una confusione totale. Ad EL ALTO, il punto piu' alto della citta', dove convogliono tutte le strade ci sono ancora problemi legati alle contestazioni delle settimane scorse, solo tanta roba in strada niente di piu' ma comunque il traffico è in tilt.
Proprio la situazione in Bolivia ci ha condizionati dal primo giorno di viaggio, infatti partiti da Lima siamo saliti ad Ayacucho 600 km, prima Pan-americana poi valichi sopra i 4000 mt.
Un giorno in citta' a fare i turisti poi via verso Abancay 500 km di fuori pista tremendi. Il primo giorno ad un bivio, per modo di dire, abbiamo sbagliato strada siamo andati a destra, paesaggi mozzafiato ma ad un certo punto mi sono chiesto perche' non incontravamo nessuno. Abbiamo atteso un 10 minuti, al primo che abbiamo incrociato ci ha confermato che stavamo tornando al punto di partenza.
Da oltre 4000 mt siamo scesi a 2000 mt un'infinita' di tornanti a zig-zag. Facciamo rifornimento, Maurizio e' avanti lo seguo a un km, faccio una curva e lo trovo sdraiato con la moto, per evitare una donnina ha preso una buca, la moto ha qualche graffio ma lui sta peggio, una forte contusione alla spalla destra.
Rimetto in piedi la moto si riparte a velocita´ ridotta sono le 5 della sera quando giungiamo ad un piccolo pueblo. Troviamo un modesto hostal, il padrone gentilmente pratica un massaggio con un unguento che ha detta sua e' miracoloso, per carita' la gentilezza e' tanta ma l'unguento non ha il potere sperato.
Sveglia presto si parte con Maurizio menomato, un 15 km e foro, l'unico chiodo l'ho beccato io! Devo fare tutto da solo che faticata, si riparte ancora polvere, tanta, l'ha mangio tutta io sono le 5 della sera quando ritroviamo l'asfalto 200 km ci separano da Cusco dove saremo ospiti di Kike Polake, un amico di Franco Acerbis organizzatore con lui dell'INCAS Rally, di sicuro ai tempi dello svolgimento una delle gare piu' dure dopo la Dakar. L'ospitalita' di Kike va oltre ogni aspettativa praticamente ci mette a disposizione la sua casa e non solo, tutta la famiglia e' appassionata di moto, le sue 3 figlie e suo figlio praticano motocross in un campionato nazionale, che dire ci troviamo a nostro agio.
Vorremmo proseguire per porto Maldonado ma come ho già detto se la situazione boliviana non si risolve saremmo costretti a cambiare percorso perdendo dei giorni utili.Diventa d'obbligo a questo punto visitare i luoghi circostanti partendo da Machu Picchu come sempre affascinante. Grazie ad alcuni consigli riusciamo a risparmiare un bel po di soldi, infatti da quando e' stata privatizzata la linea ferroviaria tutto e' lievitato. All'indomani riprese le moto facciamo un giro della valle dell'Urubamba Cusco compresa.Si parte, e' l'alba e fa freddo. La nostra meta e' Puno sul lago Titicaca, l'habitat che ci circonda e' bellíssimo monti innevati, passi oltre i 4000 mt, dove abbiamo l'occasione di ammirare i sbuffeggianti treni che credo siano tra i piu' alti del mondo.
Giungiamo a Puno che e' ancora giorno, optiamo per dormire oltre confine. Qui viene il bello ritrovo una situazione che sempre mi ha accompagnato nei tanti viaggi, quella di mettere mano al portafoglio.
Sono le 7 di sera il militare mi chiede di passare prima in Dogana , il tizio e' molto gentile ma il bello deve venire, mi puntualizza che le 2 moto sono a mio nome, io non ci vedo nulla di particolare ma come giustificare che una persona guida 2 moto? Capisco dove vuole arrivare mi dice una passa questa sera, per l'altra torna domani, la lascia qui', di sicuro ci ritrovo solo le tracce delle gomme.
Mi chiede di trovare una soluzione si certo vado sul brutale quanto vale senor? 100 dollari mi responde, io offro 30 e no non si puo' fare, ma per 40 va bene. Mentre mi registra i documenti senza nessun problema, l'occhio mi cade su un quadro appeso alle sue spalle che recita : Onesta', Rispetto, Dedizione e amore per la Patria, che dire, nada.
Ma non e' finita....... c'e' la polizia. Un tizio mi porta nel suo ufficio con tutto rispetto mi chiede che l'orario di lavoro e' terminato alle 19 sono passati 15 minuti, non ho voglia di perdere tempo e cosi' chiedo quanto devo pagare, 25 dollari per la bandiera che ha alle spalle, per le matite e la carta che usano, "sa - mi dice - il Governo non ci passa nulla!". Anche 10 anni fa era la stessa storia ma allora era la benzina l'argomento.
Per fortuna che i boliviani nella loro poverta' sono piu' umili e cosi' in 10 minuti passa in 3 uffici. 8 km ci separano da Capocabana famosa per la la Chiesa che tiene, luogo di pellegrinaggio da tutta la Bolivia, la strada e' stata l'ultima ad essere stata presidiata dalla gente che contestava il governo e ci sono ancora massi e alberi per la strada, il giorno dopo torneremo per delle foto.
All'indomani con una barca visitiamo l'isola del Sole e della Luna, incontriamo un ragazzo di Bergamo da 9 mesi in giro per il Sud -America.
L'indomani trasferimento per la capitale ci fermiamo al sito di Tawainaco, dove la porta del Sol e l'elemento di primaria importanza, peccato che la protezione e in ferro spinato non è di certo un abbinamento sublime.
Alla prossima da La Paz e' tutto.
Giampiero
2a PARTE
Salve a tutti ci eravamo lasciati da La Paz, dopo 2 giorni di riposo e qualche giro per la citta´per qualche compera, siamo partiti di buon mattino per il sud della Bolivia. Fa freddo qui, e´ inverno la temperatura sarà di 8 gradi. Arriviamo a Challapata dopo 300 km, questa è l´ultima città dove all'asfalto si sostituisce la pista praticamente da qui´ al confine con il Cile sarà solo polvere. Tutto in fuoristrada, per lo più decidiamo di percorrere un via tutta nuova, cioè entrando nel Salar di Uyunj da nord un percorso non troppo battuto, cosi´ci dicono al pueblo di Salina di Mendoza dove arriviamo alle cinque del pomeriggio. Subito diventiamo l´attrattiva del paese, all'hostal del Municipio Il gestore con gentilezza ci aiuta in tutto anche a reperire la benzina per il giorno dopo, pagandola un 30% di più del costo corrente. Nel paese non c'é luce e cosi´ nemmeno una doccia per ripulirci dalla tanta polvere.
Il municipio è l'unico posto che ha energia grazie ad un generatore, e così il commissario del municipio mi riceve nel suo ufficio e mentre carico la batteria della fotocamera digitale mi chiede di tutto, anzi mi fa i complimenti per il viaggio dandomi la piena disponibilità per qualsiasi problema che possa avere. Ringrazio, non capita tutti i giorni di essere preso in considerazione specialmente in un posto sperduto a 3500 mt di questa parte di mondo.
Sveglia alle 6 colazione e via, ancora piste e tanti piccoli puebli, appena un dosso ecco apparire il Salar 11000 km-quadri di piastrelle di sale, per me è la seconda volta per Maurizio e' la prima. L'emozione è tanta…… noi e il mondo! Non abbiamo GPS ne bussola, Maurizio mi guarda per dirmi va avanti tu. Trovare la direzione non e´ cosa da poco e cosi´ci tuffiamo dentro a questa lastra bianca infinita, con montagne all'orizzonte di 5000 mt. Dopo un 40 km e tante foto puntiamo verso l´ isola di Incahuasi, sembra tanto vicina ma saranno altri 50 km. Arriviamo e ci sono altri turisti con jeep. La domanda e´ sempre la stessa, "avete il GPS?" NO!…. Lo stupore e´ tanto visto che e´ un accessorio che usiamo nel nostro mondo per girare l´angolo di casa. L´isola ha dei cactus altissimi addirittura uno di 15 metri, strano come a meno 15 meno 20 gradi si possano trovare queste stranezze della natura.
Mangiamo qualcosa e via verso San Juan, 10 anni fa non c'era nulla ora e' un punto di sosta prima di affrontare la parte sud della Bolivia al confine con il Cile, quella delle Lagune e dei passi a 5000 mt.
Sostiamo all'hostal il Sol della Magnana dove incontriamo 2 coppie di Argentini in jeep e di sicura discendenza italiana, ed e' subito festa ci offrono biscotti e caffe', in piu' abbiamo una doccia calda, alle 6 della sera entra in funzione il generatore fino alle 9,30 dopo tutti a nanna. Rimaniamo vicino al camino fino all'ultimo legno, poi a letto fuori sono meno 10 o 15 gradi per fortuna che abbiamo aggiunto altro antigelo al radiatore.
Dopo un lungo abbraccio con gli italo-argentini si parte per la Laguna Colorata, controllo dei militari dopo un 50 km, chiediamo informazioni e becchiamo la pista che va alla Laguna Colorata, da ora in avanti saremo sempre a oltre 4000 mt per arrivare al Passo del Condor all'indomani sopra i 5000 mt.
Descrivere questo passaggio fino alla Laguna e come scrivere un qualcosa fuori luogo per noi abituati ad un altro mondo. Parlare di strade e' come essere blasfemi, decine e decine di piste che vanno in direzioni diverse battute da tour operetour boliviani con turisti occidentali. Ad una delle prime Lagune incontriamo tre ragazzi di Treviso che stanno facendo un viaggio intorno al mondo in un anno con i mezzi diversi, facciamo amicizia la sera ci ritroviamo alla Laguna Colorata. I fenicotteri sono di casa e' strano vedere queste creature venire qui' a riprodursi con questo freddo. Alle 21 il generatore si ferma e tutti a dormire, sette sono le coperte che ho sopra nella stanza siamo sotto zero.
Sveglia alle 5 del mattino per gli altri che viaggiano in jeep non e' un problema ma per noi che siamo in moto…… lasciamo perdere, tanto piu' tardi ci ritroveremo in queste sperdute lande boliviane. Fa freddo e quanto freddo, sono 4 giorni che viaggiamo in fuori strada sporchi di polvere, non e' facile salire in moto la mattina e scendere la sera senza incontrare nessuno. Solo le sporadiche soste in luoghi dove tutti i turisti hanno la possibilita' di ammirare queste stranezze, queste bellezze della natura, al passo del Condor troviamo dopo giorni di viaggio una indicazione a destra si va alla dogana di Apacecha a sinistra alla Laguna Verde e al confine cileno.
Giungiamo alla Laguna Verde e ritroviamo gli stessi turisti che per giorni fanno il nostro percorso. Matteo una guida boliviana con orgoglio ci indica il confine con il Cile, scattiamo le ultime foto in terra boliviana con il vulcano Lincancabur che con i suoi 5971 mt si specchia nella laguna stessa.
Dopo 8 km siamo al confine con il Cile, la frontiera e' un posto squallido 2 baracche e una bandiera stracciata dai venti freddi che battono questi luoghi ad oltre 4000 mt.
Il funzionario mi fa notare che qui' c'e' solo l'immigrazione per la Dogana a riguardo delle moto devo tornare ad Apacecha a 80 km di distanza. Mi metto a ridere…. gli spiego come potevo sapere che una frontiera non aveva Dogana o meglio c'e' ma ad 80 km e sperduta in mezzo alle Ande? Lo convinco e gli faccio mettere un timbro sul Carnet de Passage suffragio che le moto sono uscite dalla Bolivia.
Ritroviamo l'asfalto, di botto da oltre 4000º mt ci ritroviamo a San Pedro di Atacama a 2400 mt, fatta Dogana ci dirigiamo all'hotel della sorella di Carlos De Gavardo il pilota che corre con la KTM, questo sempre grazie ad Franco Acerbis, che mi ha dato l'indirizzo.
Da San Pedro d'Atacama e' tutto al prossimo resoconto.
Giampiero
3a PARTE
Salve a tutti
C'eravamo lasciati da San Pedro di Atacama un luogo dove tutto costa eccessivamente, una Katmandu del terzo millennio meta di molti turisti, per usare un eufemismo un luogo di fricchettoni, questo a parte, un luogo interessante. Con le moto siamo scesi alla Valle della Luna, potrebbe sembrare uno slogan ma il panorama che si incontra, arido con conformazioni rocciose particolari, rende l'habitat simile al nostro satellite, stranezze della natura. Poi siamo andati alla Cordigliera del Sal, nel periodo delle piogge lo spettacolo è garantito, ora no, siamo in inverno e di acqua nemmeno una goccia.
Abbiamo dedicato un giorno a rimettere in sesto le moto, un cambio di olio, una pulita ai filtri dell'aria e un buon martello per riparare un cerchio della KTM, l'impatto con una pietra in Bolivia non era stato dei migliori. All'indomani si sale al passo Jama, avremo voluto andare per il passo Sico ma era chiuso per neve, anche se con altitudine di 4000 mt invece dei 4200 del Jama, la meta è l'Argentina.
Dopo 40 km la Super Tenerè si ammutolisce, la batteria come si dice da questi parti "sta muerta", pur di non tornare indietro decidiamo di proseguire e così la Kappa a modo di soccorso ACI fa da traino alla Super, sono anni che mi porto una corda non era mai servita….. ora si.
Superiamo il passo Jama, poi la strada scende, siamo in fuori strada e allora diventa difficile viaggiare così, poi di nuovo su, fa freddo il vento fa sentire la sua forza. Facciamo frontiera con gli argentini che ci guardano stupidi per lo strano modo di viaggiare, ma non abbiamo alternativa. Ancora 150 km e giungiamo a Sesques il primo paesino dell'Argentina, c'è un motel e una stazione di benzina, decidiamo di passarci la notte, non abbiamo alternativa.
Incontriamo Johnsen un ragazzo statunitense su una vecchia BMW RG 80 da sei mesi in Sud America, è dovuto tornare indietro, la moto non saliva oltre i 4000 mt, ha fatto delle modifiche alla cassa dell'aria domani tenterà di nuovo.
La serata la trascorriamo insieme intorno ad una grigliata di carne e del vino "tinto" il nostro nero.
Il gestore del motel si prodiga per darci il massimo aiuto, ci rechiamo da un elettrauto in cerca di una batteria, non abbiamo la speranza di trovarne una per moto, anche quella di un auto va bene poi posizionarla non è un problema, tutto quello che ha è una batteria peggiore della nostra, si va a nanna, con il vento che batte con vigore questa lande a 3800mt.
Ci salutiamo con Johnsen lui verso nord e noi verso sud, entrambi a cercare di andare avanti, sempre con la Super a traino superiamo la Grande Salina, una fotocopia del Salar di Ujuny in Bolivia, ma qui tutto ha le dimensioni più umane, l'orizzonte è ben definito, in Bolivia no, questo includeva un po' di timore.
Superiamo un passo a oltre 5000 mt, poi in 25 km affrontando dei tornanti da capogiro, ci ritroviamo a 1500 mt, ancora 60 km e giungiamo a San Pedro de Jujuy, dove finalmente troviamo la batteria per la moto, 440 km sono quelli che abbiamo fatto con la moto al traino.
Mentre cambiamo la batteria in strada si avvicina un signore che ci chiede da quale nazione veniamo, italiani? Anche io lo sono, gli chiedo di dove, di vicino Modena, quanti anni sono che è in Argentina? Sono arrivato da piccolo, non riesco a dare un significato alla risposta ma quando ci saluta lo vedo emozionato, chissà che tipo di pensieri gli sono passati per la mente, questa è stata la mia riflessione.
All'indomani in pieno relax giungiamo a Salta visitando i luoghi circostanti. Ora la nostra meta è Buenos Aires, per tutte le vicende che ci sono accadute non possiamo permetterci altri itinerari, 1600 km ci separano dalla capitale, vi giungiamo il giorno venerdì alle 10 della sera, saremo ospiti di Laura una italo-argentina incontrata l'anno prima in Colombia, la sua ospitalità e disponibilità ci saranno di aiuto per sbrigare le ultime formalità, cioè quello di mettere nelle casse le moto per spedirle in Italia.
Infatti a seguito di una e-mail in cui gli chiedevamo di reperirci dei legni già a misura per costruire le casse, ci ritroviamo con tutto il materiale in casa, trascorriamo il sabato a preparare le casse, poi la domenica in sella alle moto giriamo per la capitale, viali ampi con 7 corsie per ogni senso di marcia, quanto è lontana l'Argentina attraversata dal nord a Buenos Aires, ma non è finita, bastano due passi nel quartiere di San Telmo per ritrovare l'Argentina delle tradizioni, un palcoscenico di gente che recita per strada o chi si esibisce nel classico "TANGO" o chi vende qualsiasi cosa dalle cose più strane a guardaroba familiari.
Al ritorno sostiamo sul lungo mare , IL MAR DEL PLATA, mi tornano in mente le parole e i pensieri dell'anno prima, oceano Atlantico, Pacifico e di nuovo Atlantico, un tassista il giorno dopo, dopo avergli spiegato del viaggio dell'anno prima e quello attuale esclamerà come il CHE, no il paragone non ci sta il personaggio è di altra statura, altra cosa, altri tempi, ma il fascino del sud America rimane, in 10 anni tre viaggi in moto, un motivo ci sarà, se proprio c'è una cosa di cui sono fiero è quella di aver affrontato tutto il viaggio, specialmente la Bolivia senza GPS e senza assistenza mettendo alla prova noi stessi, senza mai perdere il controllo della situazione e specialmente la fiducia reciproca, lontani dal nostro mondo garantista e dissolvendo un po' uno stereotipo consolidato.
Giampiero