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Hasta al Fondo Raid 2009: Lima - Ushuaia

Dopo tre giorni passati tra autenticazioni di firme e speranze morte prima di nascere, finalmente riusciamo a tornare padroni delle moto e così di buon mattino, dopo essere passati dall'importatore ufficiale KTM, imbocchiamo la Panamericana Sur. L'oceano Pacifico ci accompagna fino a Pisco dove deviamo per Ayacucho, la Carrettera della Sierra sale in un batter d'occhio, fino al passo Abra Apacecha con i suoi 4750 Mt, il fisico ne risente, qui lo chiamano Soroce, è mal di montagna per il brusco cambiamento d'altitudine, chi non risente di questo sono le moto ad iniezione differentemente quella a carburatore si, è notte quando parcheggiamo nella Plaza de Armas, in Perù ogni città ha la sua, in cerca di un hotel.

L'indomani facciamo i turisti, la sosta è obbligata per ambientarci all'altitudine, Ayacucho per anni è stata isolata dal resto del paese a causa del movimento armato Sendero Luminoso, oggi quello che si respira è una città viva e dinamica.

Con le moto cariche puntiamo verso Abancay, sappiamo che la meta è ambiziosa ma tentare non costa nulla, saliamo di quota, oramai sarà una costante viaggiare tra i 3000 e 5000 Mt fino in Cile.

Il paesaggio da la sensazione di un altro mondo, cime innevate in lontananza, certo il Perù della capitale è lontano anni luce per chi vive qui. Foriamo, non potrebbe essere differentemente siamo in off, la gente ci saluta come se fossimo extra terresti, certo non dovrebbero passare tanti motociclisti da queste parti. La sera siamo ad Andahuaylas, cerchiamo un hotel e come per incanto c'imbattiamo in uno restaurato, la sera si terrà un concerto per l'inaugurazione, con buffet con invito privato, naturalmente siamo della partita. Durante il concerto, che è pubblico di fronte all'hotel, più volte il presentatore fa riferimento ad ospiti italiani che stanno viaggiando in moto, tutti che ci guardano e applaudono, abbiamo avuto il sospetto che la cosa sia stata enfatizzata per dare peso all'evento.

Al mattino, sempre in off, saliamo oltre i 4000 Mt siamo cani sciolti noi e il mondo andrebbe da dire, una sosta per una foto, un'altra per scambiare due parole con i locali e via sempre a gas aperto e a mangiare polvere.

Gli altri sono avanti, faccio un tornante e trovo una giovane famiglia sul ciglio della strada a che fare non saprei, mi fermo e il ragazzo mi chiede se ho dell'acqua per sua figlia, l'acqua insieme alla benzina le reputo le uniche cose che un viaggiatore in moto non può permettersi di non avere, gli porgo una bottiglia(nella foto guardate come la stringe forte) e la bimba, avrà si e no 2 anni ci si attacca come se fosse latte dalle mammelle, evidentemente era tanta la sete, poi gli regalo anche una cioccolata, salgo in sella e riparto. Ad Abancay ritroviamo l'asfalto è il primo pomeriggio quando giungiamo ad Urubamba, il Kike ci aspetta a casa sua.

Personaggio dalla simpatia solare è stato negli anni dell'Incas Rally il collaboratore più stretto di Franco Acerbis, grazie a cui ho potuto conoscere il Kike quattro anni fa viaggiando da questa parte di mondo.

Al mattino seguente, preso il treno ad Ollantaytambo raggiungiamo Machu Picchu la città Inca che gli spagnoli non trovarono mai, addirittura il suo scopritore Hiram Bingham fece fatica a trovarla, nemmeno dall'alto era visibile per via della vegetazione che la ricopriva.

Tra le sette meraviglie del mondo è meta anche in questo periodo considerato di bassa stagione.

La moto di Antonello che presentava problemi di carburazione ad alta quota, ora sembra essere tutto ok, un filo di rame come un capello, uno dei tanti che compongono i normali fili elettrici usati per l'impianti civile, posto dentro il foro del getto e lo spillo tutto a fondo sono l'arcano perché ora la moto sia perfetta, certo una volta tornati a livello del mare dovremo procedere a rimettere come era precedentemente.

E' sera e con il Kike ci mettiamo a tavolino con carta geografica alla mano, ci traccia due itinerari per i prossimi due giorni, uno ci porterà a visitare le saline di Mars, una lavorazione a vasche per caduta dove l'acqua salata viene fatta evaporare perché rimanga solo il prodotto finale che viene poi insaccato e venduto sia come sale da cucina che per lavorazione industriale, la cosa strana è questa acqua salata sgorga da una sorgente a oltre 3000 Mt, la cosa ha dell'incredibile ma la natura e anche questo.
L'altra dritta che il Kike ci da è più ambiziosa, giungere al Canyon del Colca, il più profondo del mondo, da una strada che solo in pochi utilizzano, e se lo dice lui che ha un'agenzia di viaggi non si può che credergli.

Sveglia di buon mattino, sono passate da poco le sette e siamo in viaggio, giungiamo a Sicuani, al distributore dove facciamo rifornimento ci dicono che la strada che vogliamo percorrere e bloccata all'altezza della città di Yaury, per una protesta della popolazione causa mancanza d'acqua.

L'esperienza mi dice di proseguire solo Ermanno lo vedo convinto che passeremo.

In ogni caso il paesaggio è incantevole, lagune, cime innevate siamo sopra i 4000 Mt, le moto non dicono di no, la pista a tratti è dura da digerire, ho l'idea che se le moto non si smontano a pezzi oggi non lo faranno più.

Pochi Km prima di Yaury tutti ci gridano “camino está cerrado” proseguiamo e inevitabilmente giungiamo al ponte dove il passaggio è interdetto da una montagna di terra, una miriade di persone vengono incontro esclamando non si passa, Ermanno ed io mettiamo su un duetto, lui che dice che capiamo la protesta e d io che ad un certo punto tiro fuori la telecamera e spacciandomi per un giornalista di un canale televisivo nazionale, chiediamo di intervistare il capo che guida la protesta, interviene uno che da l'ok a farci passare, tolgono della terra e in un modo o in un altro andiamo oltre, ringraziamo e proseguiamo, ora dobbiamo uscire, l'altro capo della città e presidiato da donne, sembrerà una barzelletta ma se non fossero le immagini a confermarlo nessuno crederebbe chi io ed Ermanno abbiamo dovuto giocare a pallone con queste donne per un dieci minuti, per poi avere la possibilità di superare il posto di blocco, vi immaginate noi con gli stivale a palleggiare.

Entriamo ne canyon che il Kike ci ha consigliato raccontarlo non da l'idea di quale contesto ci circondi, rocce da ambo i lati, l'altimetro non scenderà mai sotto i 4000 Mt, addirittura ad un certo punto prossimi ai 5000, abbiamo la fortuna di beccare anche la neve, avventura nell'avventura.

Ultimi Km prima di arrivare a Chivay una città nel nulla, ma meta ambita dai turisti per visitare il Canyon del Colca dove l'attrattiva, oltre allo stesso, è il volo dei Condor. Siamo stanchissimi, addirittura mi addormento sul tavolo a cui stiamo cenando.

Questa mattina abbiamo raggiunto il Mirador per ammirare anche noi i Condor, c'era gente che era arrivata alle cinque del mattino, non sappiamo se per incanto o per il richiamo delle moto, come siamo arrivati e in disparte ci siamo seduti con la veduta del Canyon sotto di noi, sono apparsi quattro di questo volatile, impolverati come non mai in questi giorni di off, con gli stivali zuppi per l'attraversamento di guadi, abbiamo raggiunto Arequipa, superando un a passo a 4785 Mt, stanchi ma contenti.

Un saluto da Arequipa un salutone Giampiero


 

Buon giorno

Scrivo da los Vilos piccolo centro sul Pacifico, all'hostal il Conquistador troviamo nel proprietario Joaquin è una persona speciale, acculturata, piena di spirito ma soprattutto disponibile, ci accoglie con un ottimo Carbent, salatini e “cacio” di capra, scelta migliore non potevamo farla.

Ci eravamo lasciati da Arequipa, la città bianca, una delle sede universitarie più importanti del sud America, l'ho trovata molto cambiata dopo 14 anni, egoisticamente si ha la pretesa che tutto resti invariato, ma il mondo cambia, quello che non trovo cambiato è il caos in frontiera a Desaguadero, tra Perù e Bolivia, complice una protesta all'altra frontiera, chiusa, che ha riversato tutti da questa parte. E' uno stridere di voci, di clacson, di gente che grida e risciò che vanno e vengono senza che nessuno controlli Nada, ma per noi le sorprese non mancano. Io e Ermanno ci imbattiamo nella burocrazia peruviana, l'uomo che ho davanti, un 150 chili, senza la minima disponibilità chiude il passaporto dicendo che siamo fuori di 2 giorni con il visto e allora? Ribatto resto in questo ufficio? Si arrabbia capisco che con una propina si risolverebbe tutto ma non ne ho voglia, dopo quello che è successo a Lima dove ad ulteriori 500$ avevo minacciato una denuncia e tutto aveva preso la piega dovuta. Alzo la voce e un altro dice che dobbiamo pagare per ulteriori giorni, ora si può. 17 $ e si va, ma non è finita alla dogana stesso atteggiamento ma siamo in regola, firmiamo altri fogli che non sappiamo a che cosa accorrono, poi la parte boliviana, in un attimo siamo in Bolivia, è notte e si decide di dormire qui, non ci sono alternative con 2$ mettiamo alle spalle una giornata intensa.

Il sole ci accoglie con tutta la sua intensità sull'altopiano boliviano è una giornata splendida, sostiamo al sito di Tawainaco, una civiltà che si sviluppo sul Titicaca secoli prima degli Inca, poi cadde nell'oblio dopo che le acque del lago si ritirarono. Giunti ad El Alto ci tuffiamo nel caos di La Paz, la città è cambiata, la cementificazione avanza, sembra un male comune planetario, ma all'indomani quando scendiamo a sud, tutto resta nella norma, solo l'asfalto a fare la differenza, questo fino a Challapata, dove acquistiamo benzina, da ora in avanti, saremo in off noi e il mondo.

Imbocchiamo la pista per Salina di Mendoza il pueblo a nord del sala di Uyuni, presto mi accorgo che i conti non tornano, non è la pista percorsa anni prima, quando incrociamo la ferrovia per Uyuni, il paesino a sud del salar, i dubbi diventano certezza, si taglia ad ovest, un pastore mi conferma che quella è la direzione corretta, a Quillacas ritroviamo la pista, stanno costruendo la strada nuova, è notte quando giungiamo a Salina, anche di notte tutti i riferimenti mi tornano in mente, che spettacolo.

C'è un nuovo hotel, il proprietario è di una gentilezza unica, tutto il popolo boliviano lo è.

Dall'alto dell'hotel provo a scrutare il salar, l'effetto miraggio inganna, entriamo nella spianata bianca di oltre 12000 km/q, è la terza volta per il sottoscritto ma le emozione sono come la prima.

Ora diventa difficile trovare la ruta per l'isola di Incahuasi, proviamo, ci fermiamo per scattare delle foto, non potrebbe essere differentemente. Quando incrociamo la pista principale mi rendo conto che siamo troppo a sud non resta che risalire verso nord, dopo 15 minuti siamo all'sola famosa per i Cactus Coralles.

Ora non resta che raggiungere San Juan, la pista è dura perlopiù piove, al Sol della Magnana tutto è come anni fa.

Troviamo il tempo di fare della manutenzione alle moto, domani è la giornata più dura del viaggio.

Alle sei siamo in piedi e con le moto cariche, puntiamo a sud ovest verso Ciguana, al controllo militare due ragazzi giovani si parano davanti alla sbarra, registrano il nostro passaggio saliamo per una pista durissima, sassi a non finire, poi incrociamo di nuovo la pista principale che da Olluage, Cile, porta ad Uyunj. Il vulcano Olluage ha una fumarola attiva, diventa il nostro punto di riferimento per le foto di rito, poi imbocchiamo la pista per le lagune, la Canepa, la Hodionta, tutto ha del surreale, popolate da fenicotteri si fa fatica a capire come a oltre 4000 mt si possano incontrare queste scenografie, inconsuete per noi.

All'alberi di Pietra incontriamo un gruppo di ragazzi israeliani, che sono con inquilini alla Laguna Colorada, è una serata speciale, visto anche la faticata odierna, con un particolare,

personalmente mi stupisco sempre di più, avanti a trovare la pista e sorprendentemente ricordo tutti i riferimenti naturalmente senza GPS, chi invece non stupisce è la motina superba in qualsiasi situazione, stracarica con benzina a bassi ottani, con tole ondulè micidiale provo a dare gas, guardo il contachilometri…..non dico la velocità altrimenti non sarei creduto, i compagni di viaggio sono testimoni. Andiamo a letto consapevoli che domani è l'ultimo giorno di avventura piena, la meta è San Pedro d'Atacama.

La prendiamo comoda al risveglio, alcune foto alla Laguna e di nuovo in sella, saliamo all'infinito quando facciamo dogana ad Apacecha, 80 Km dal confine un cartello segna 5020 Mt ma siamo saliti fino a 530.

Ora a capofitto per il deserto di Dalì, le stranezze della natura sono state associate al bizzarro pittore spagnolo, poi la Luguna Verde, ricca di minerali, specialmente di rame, la rendono di un verde smeraldo, in lontananza il Lincancabur il vulcano spento.

Facciamo frontiera, dopo 45 km siamo a San Pedro d'Atacama, in pochi km siamo scesi di oltre 2000 mt.

San Pedro d'Atacama è un luogo trend, sembra Katmandù negli anni 70, gente chic, io dico fricchettoni, tutto ha l'aria dei figli dei fiori, con un dissonanza la vita è carissima, non si trova un hotel a meno di 70$ a persona.

Al mattino seguente, dopo un cambio d'olio e filtri del motore prendiamo la via per la Panamericana, a sera dormiamo in riva al Pacifico ad Antofogasta.

Scendiamo verso sud la Panamericana è un sale e scendi, il vento è il nostro nemico, da ambo i lati tira in maniera violenta, è l'antipasto di quello che incontreremo in Patagonia. Sostiamo alla Serana presso la concessionaria KTM, veramente una cosa superba degna della tradizione cilena per la moto, qui due anni fa si è tenuta la Sei giorni.

Da domani, superato Santiago, scenderemo verso la Patagonia.

Da Los Vilos un salutone da Giampiero


 

Ciao

Scrivo da El Calafate, Argentina, città punto di partenza per l'escursione al Glaciar Perito Moreno. 
Ci eravamo lasciati da Vigna del Mar, dove grazie ad Eva, conosciuta sul web, che ha fatto da tramite con un suo amico meccanico per un cambio gomme, necessario per chi aveva usato il tassellato, l'unico ad non averne necessità è il sottoscritto, le Enduro 3 hanno ancora margine. 
A Vigna del Mar ho incontrato una vecchia conoscenza del panorama motociclistico, Paolo Rossi che è qui per organizzare un Motogiro Sud-americano, con Ermanno erano da molti anni che non si vedevano, quando dici il mondo è piccolo. 
La mattinata promette bene, dopo un lungo costa imbocchiamo la Ruta 5, ma è una mera illusione, facciamo i conti con la pioggia che ci accompagnerà fino a Temuco per circa 800 km . 
All'indomani giunti a porto Montt, amaramente dobbiamo pernottare, il traghetto , che era datato per oggi, partirà domani non resta che fare i turisti. 
La sera ceniamo in un tipico ristorante in riva all'oceano Pacifico, è tutto caratteristico dalla proprietaria alla costruzione dello stesso, qui come negli USA molte edifici sono di legno ma evidentemente chi l‘ha costruito aveva problemi a rapportarsi con la livella, non c'è un locale che è sullo stesso piano, se da un angolo hai una misura la stessa, dal lato opposto è di 30- 40 cm più bassa, per andare al bagno altro po' cado, giusto in “derapata” sono restato in piedi, paese che vai ……. 
Al traghetto incontriamo Helmut un signorone tedesco anche lui in moto, lui pure scende a sud ma ha molto tempo e si fermerà prima. Dire traghetto è una parola grande, in pratica è una piccola e datata imbarcazione, comunque in orario lasciamo porto Montt, si dorme su i sedili stile aereo. 
Quando sbarchiamo a Chaiten all'indomani, tutto sembra lugubre, l'omonimo vulcano, qualche anno fa dopo un lungo letargo, si risvegliò riversando tonnellate di cenere presente ovunque, gli abitanti non hanno voluto rinunciare a vivere quì, il governo aveva promesso di ricostruire il paese debitamente più lontano ma non ha avuto successo l'idea e allora di fronte all'intransigenza della popolazione lo stesso ha pensato bene di isolare la comunità, non c'è ne luce ne acqua, un lenzuolo appeso ad una finestra recita “Il governo nega luce e acqua, siamo qui solo per la patria”. 
Chaiten è la porta d'ingresso alla Patagonia, scendiamo a sud per la Carrettera Austrul , un opera immensa voluta dall'allora Generale Pinochet, con l'intendo di collegare questo lembo di terra al resto del paese, la vegetazione è varia, lagune, laghi, in lontananza picchi innevati, il tutto condito da off, per ora, tra qualche anno ho l'idea che sarà tutto asfaltato. 
A sera quando giungiamo a Porto Ibanez sul lago General Carrera per i cileni, Buenos Aires per il lato argentino, prendiamo atto di quello che sarà il prosieguo del viaggio, il vento che batte queste land è inesorabile e ci accompagnerà fino ad Ushuaia.

Il Passaggio in barca dura circa 4 ore, conosciamo una coppia di brasiliani è tutto un ridere, quando scopriamo che lui è di origine italiana capiamo il perché. Sbarcati a Cile Chico, puntiamo verso la frontiera argentina, pochi chilometri e siamo sulla Ruta 40, la mitica strada che va dal nord dell'Argentina a Ushuaia, è una pista, ma come in Cile anche qui ci sono lavori in corso e presto sarà asfaltata. In Argentina su dieci persone che incontri 9 sono di origine italiana, che aveva la nonna, chi la mamma, allora scopri come questo legame con la nostra terra è indissolubile, a volte ho provato tenerezza per tanta italianità, cosa che noi spesso dimentichiamo. Della Ruta 40 ho ascoltato varie leggende metropolitane, difficilissima, anche per il vento, che a dire di qualcuno soffia a 90 km/h se così fosse si volerebbe, personalmente non sono sceso mai sotto 80' km/h ma a volte ho guidato sopra i 100 senza problemi e come stamani prossimo ai 140 che dire il 690 a mio parere è una moto totale. A Bajo Caracoles, un punto scritto sulla Ruta 40 non pensi mai di trovare quattro case, un distributore e un albergo, spartano, ma con tutti i confort, con un mini market che ricorda quelli di cinquanta anni fa nei nostri piccoli centri, dove trovi di tutto, naturalmente quello che occorre. 
Al mattino optiamo per un escursione a Cuave de Las Manos, naturalmente in moto, grotte dove sono rappresentate sulla roccia scene di caccia, animali, persone e tante mani, perlopiù sinistre, naturalmente chi dipingeva poneva il palmo della mano sulla superficie per poi riportare il colore all'esterno, la datazione va da 7000 a 9000 anni fa. 
Caricate le moto e fatta benzina, indispensabile come l'acqua, proseguiamo in direzione di El Calafate, dopo varie disavventure, come una foratura e il distacco di un cavo della batteria per le tante vibrazioni dovute alla pista, giungiamo al paesino dei Tres Lagos, a differenza della sera prima troviamo un alloggio di recente costruzione, ne abbiamo necessità, siamo sporchi e stanchi, per mangiare triboliamo un po', grazie a due signore che ci danno un passaggio in auto capitiamo in una osteria a conduzione familiare frequentata da lavoratori, che stanno costruendo la nuova pavimentazione della Ruta 40, tra fumo di sigarette, birre, vino, qualcuno che ha alzato il gomito, viviamo una serata particolare sembra l'ultimo paese di frontiera, in fondo lo è non c'è nulla se non il vento che spira forte e rumoroso. 
La strada per El Calafate è tutta asfaltata, il Rio la Leona e l'approssimarsi del lago Argentino offrono scenari a cui si fa fatica a sottrarre lo scatto del macchina fotografica, un controllo della polizia conferma che siamo in città, non resta che organizzarci per l'escursione al Glaciar Perito Moreno, deminticavo in questa parte di mondo sono le 9 di sera ed è ancora giorno, a momenti perdiamo la cognizione del tempo.

Da El Calafate un Hasta luego Giampiero


 

Salve a tutti 
Inizio con un po' di romanticismo, quasi con rispetto, io e Ermanno non esitiamo a fermarci e spegnere il motore, il cartello recita Paso Garibaldi, nulla a che vedere con l'Eroe dei due Mondi ma lo stesso ha rappresentato un insieme di ideali e tenacia, nel nostro piccolo un po' lo siamo anche noi, duri fini all'ultimo.

Quando pensavamo di aver lasciato alle spalle la Patagonia cilena e con l'ingresso nella Terra del Fuego il vento gelido che spira sia dal lato Atlantico come dal Pacifico, non ti aspetti l'ultima “chicca” la neve ma non è finita, all'osteria dopo il passo, dove sostiamo per una pausa, chiediamo una cioccolata calda, no in questo periodo non è in listino perchè non è inverno, ma fuori nevica replichiamo, allora il cameriere ci mostra una foto del luogo con un metro e più di neve, questo è per noi l'inverno, azzittiti abbiamo preferito una cordero patagonico, insomma dell'agnello. 

Ci eravamo lasciati da El Calafate e l'attrattiva del Perito Moreno, che raggiungiamo attraversando immensi ettari di terreno dediti al pascolo. All'ingresso del parco un guanaco, animale simile al lama, dispensa coccole per tutti è talmente abituato che non sembra vero. 
Il Glacir Perito Moreno è una delle attrattive del pianeta, inusuale per costituzione e mantenimento dello stesso, con un fronte anteriore di cinque km e con oltre 60 metri di spessore divide in due il lago Argentino, il ciclo naturale che lo mantiene è causato dalle correnti del Pacifico che con i venti portano umidità che scontrandosi con la catena andina si trasforma in neve che gela sopra di esso, tenendo inalterato il proprio spessore.

Dopo una camminata che ci approssima al Glaciar, saliamo su un catamarano per visitare il fronte.

La speranza di ogni turista è cogliere l'attimo del distacco di qualche parte della parete, è il nostro giorno fortunato, un rumore assordante seguito da un altro cupo del blocco che cade in acqua, regala emozioni. 
All'indomani scendiamo a sud per la Ruta 3 per poi riprendere l'ultimo tratto off della Ruta 40 che ci porterà di nuovo in Cile, la sera giungiamo a Punta Arenas, ho il tempo di cambiare olio e filtri, anche se prossimi alla meta è doveroso rispettare la motina. 
Traghettiamo lo stretto di Magellano per entrare nella Terra del Fuego, una delle province della Patagonia argentina, le cronache parlano del nome dato dall'esploratore portoghese per i falò che vide dalla nave, in effetti non scese mai a terra e quello che vide era solo fumo, lo stesso la datò come Terra del Fumo, solo più tardi l'imperatore Carlo V, grande comunicatore, gli affibbiò Terra del Fuego, non c'è fumo senza il fuoco, teoria bizzarra. 
Altra stranezza che annotiamo è che praticamente la provincia argentina della terra del Fuego è divisa dal continente dal territorio cileno, quindi l'argentino che percorre la Ruta 3 è costretto ad entrare in Cile per percorrere oltre cento km di off, prima di rientrare nel lato argentino e trovare asfalto, una sorta di ripicca cilena che non detiene l'onore di avere l'estremo lembo sud del continente, quando noto in lontananza la frontiera argentina do sfogo alla cavalleria del 690, è l'ultimo tratto in off, il contachilometri segna oltre 140, poi l'asfalto, fine del parco giochi. 
Con la vista dell'oceano Atlantico giungiamo a Rio Grande dove pernottiamo. 
Ora solo poche ore ci dividono da Ushuaia, la prendiamo comoda, non avremmo mai pensato di andare incontro ad altre emozioni, che come descritto all'inizio si sommano al Lago Fagnano, quando entriamo in città, la scritta Benvienidos la prendiamo d'assalto per gli ultimi scatti, fa freddo, il vento gelido punzecchia il nostro viso ma ci sembra normale, in fondo era quello che volevamo, è difficile descrivere le emozioni, ognuno di noi le vive alla propria maniere, personalmente scruto la moto, molto appartiene a LEI.

I giorni seguenti sono necessari per organizzare la spedizione delle moto, approfittando della domenica ci concediamo una gita in catamarano sullo stretto Bingle, qua e là isolotti popolati da leoni marini, cormorani e pinguini, per poi chiudere dietro di noi la porta del container con le moto stivate, HASTA AL FONDO è una realtà, oltre 10000 km ci separano dalla partenza ma è un'altra storia.

Un salutone dalla FIN DEL MUNDO o meglio dalla città più australe del pianeta.

Giampiero

 

Considerazioni

Con circa 11000 km sulle ruote, di cui 6500 di off, diventa impossibile non trarne conclusioni. 
Quattro paesi attraversati, come quattro sono le moto del viaggio tutte KTM, in molti non mi crederanno ma di problemi nulla , se no un paio di rotture di telai porta borse per qualche caduta e il fondo delle piste percorse, mi riferisco al 690, stupisce la grande resistenza dell'abbinamento serbatoio-sella, su cui poggia l'intero peso del complesso valige, per il resto solo cambio olio, filtri e gomme, tranne che per il sottoscritto che partito da Lima con una coppia di Enduro3 sono arrivato ad Ushuaia, seppure il posteriore è giunto come una saponetta. Le benzine usate sono state della più differenti qualità, dagli 80 ottani ai 97, per il basso numero è stato sufficiente per il 690 posizionare il predispositore della mappatura a 0, per il 990 lo stesso cosa. 
Per i consumi abbiamo percorso oltre i 20 con il 690, anche in Bolivia dove l'altitudine e la benzina di scarsa qualità erano una costante non siamo mai scesi sotto questa valore, il 990 nella media, naturalmente abbiamo scelto di viaggiare con una tanica aggiuntiva, specialmente in Bolivia ma a volte anche in Cile, sulla Carrettera Austral e la Ruta 40 in Argentina. 
Il massimo punto raggiunto di altitudine è stato prossimo ai 5050 Mt in Bolivia prossimi alla dogana Apacheca, non male, personalmente ho viaggiato facendo da apripista e senza GPS sulle Ande, concludo ancora una volta che il 690 è una moto totale che aiuta per leggerezza e dinamicità anche laddove c'è da faticare come in off e noi di fuoristrada, degno della parola, ne abbiamo macinato. Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita di questo viaggio, KTM, Acerbis, Motorex, Gemica, Code Architects, Giramoto e naturalmente chi ha seguito il viaggio dal web.

 

Galleria Fotografica

ALberi di Pietra Bolivia.jpgAnde Boliviane.jpgAnde  peruviane.jpgArgentina Cuevas della Manos.jpgArgentina Ruta 40.jpgAyacucho (2).jpgAyacucho (3).jpgAyacucho.jpgBolivia Laguna Hedionda.jpgBolivia Laguna vedrde.jpgBolivia Salar di Uyunj.jpgBolivia Salina di Mendoza (2).jpgBolivia Salina di Mendoza.jpgCanyion del Colcha Condor (2).jpgCanyion del Colcha Condor (3).jpgCanyion del Colcha Condor.jpgChaiten e la protesta.jpgChinchero perù.jpgCile Chiaten.jpgCIle Porto Ibanez.jpgGommista sulle ande.jpgIMGP1755.jpgIMGP1786.jpgIMGP1787.jpgIMGP1797.jpgIMGP1799.jpgIMGP1814.jpgIMGP1885.jpgIMGP1926.jpgIMGP1951.jpgIMGP1968.jpgIsola Incahuasi salr Uyunj Bolivia.jpgLaguna Canapa Bolivia (2).jpgLaguna Canapa Bolivia.jpgMacchu Picchu.jpgMano di pietra Cile.jpgPerito Moreno Argentina.jpgPer Ushuaia Argentina.jpgPICT0344.jpgRiserva Nazionale andina Eduardo Avaroa Bolivia.jpgRuta 40 foratura.jpgSaline di Maras Perù.jpgStretto di Magellano Cile.jpg

  • Biografia
    Biografia

    GP e quelle Due Ruote nel DNA

    La moto è nel DNA di famiglia. Mio nonno andava in moto, mio padre negli anni 50 faceva le gincane e, ad essere sincero, le vinceva. Io non potevo che ereditare questa passione.

  • Il Mondo Su Due Ruote
    Il Mondo Su Due Ruote

    Una vita in moto. E in due libri.

    Dopo 30 anni di viaggi in moto ho battuto le strade ed i sentieri di gran parte del mondo, ma ogni volta che approdo in una nuova terra lontana, il mondo, con le sue meraviglie, mi lascia ancora a bocca aperta...

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