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US Raid 2010: Once Upon A Time The West

PRESENTAZIONE DEL VIAGGIO

Che questo mondo sia una scheggia impazzita non sta a me dirlo, di certo è sempre più difficile viaggiare, crisi regionali che , condizionano mesi di pianificazione, visti che costano un patrimonio, una richiesta di quarantena per la moto a cui non resta che applicare un antivirus formato PC, insomma tutte queste stranezze non mi condizionano più di tanto ma naturalmente mi fanno riflettere. 

Una sera ho aperto l'atlante in cerca di un luogo dove non fosse così problematico farsi un giro in moto, un luogo che non avevo visitato, in un momento mi sono ricordato di un amico di scuola che vive negli USA e guarda caso gestisce un ristorante che si chiama UMBRIA, si andrò lì. 
Giro di telefonate, riesco a parlare con Giulio, il mio amico a San Francisco, lo slang è classico di chi vive da 30 negli States, ma solo il fatto di rivedersi fa si che tutto si concretizzi. 
Grazie agli amici trovo disponibile una KTM 990, Giulio si da fare per l'assicurazione, un botto ma il dato è tratto. In una notte concretizzo, prenoto i biglietti e faccio richiesta del visto online, una registrazione da ottemperare per gli States. 

Il 18 giugno è alle porte, sarà una cosa tutta in famiglia, avrò un passeggero “speciale” mio figlio Giulio, 12 anni, i luoghi che visiteremo lasciano spazio alla fantasia, Death Valley, Grand Canyon, Navayoland con la Monument Valley , Rushmore Mountin poi Yellowstone, il parco di Yoghi e Bubù gli orsetti dei cartoni animati che mi ha accompagnato nei tanti pomeriggi dell'infanzia e se ci sarà tempo saliremo verso le Montagne Rocciose in Canada per poi tornare a San Francisco, un mese ON THE ROAD AGAIN, senza perdere d'occhio il contachilometri, ogni chilometro, meglio miglia di eccesso, potrebbe costare cara, un ricordo mi è indelebile.

 

RESOCONTO DEL VIAGGIO

Dopo 24 ore dalla partenza atterriamo a San Francisco, all'indomani girovaghiamo per il Little Italy e il quartiere cinese fino all'estremità della città da dove si scorge il Golden Gate e il vecchio carcere di Alcatraz. 
Arriva il momento d'incontrare Giulio, l'amico di scuola, siamo nel suo ristorante Umbria e guarda caso senza saperlo ritrovo Piero con famiglia, anche lui folignate doc, sembra che ci siamo dati appuntamento senza saperlo, i ricordi vanno e vengono è l'una di notte quando si va tutti a nanna. 
Arriva il giorno di prendere la moto, Micheal, molto gentile ma in classico stile yankye ci consegna il 990 non resta che puntare verso lo Yosemite Park, ora occorre un cambio rapido di mentalità, strade a 3-4 corsie, limiti di velocità che aleggiano come spauracchi. 
Piazziamo la tenda vicino allo Yosemite Lake, un po' caro ma non c'è alternativa quelli interni al parco sono full. 
La moto da la possibilità di spaziare in largo e in lungo così per la felicità di Giulio avvistiamo un orso, poi delle cascate spettacolari incastonate in mezzo alla foresta, in due giorni lo percorriamo in largo e lungo.

Quando lasciamo lo Yosemite park la destinazione è la Death Valley , sappiamo di andare incontro ad un caldo torrido, quando arriviamo a Stovepipe il termometro segna 44° , arrivare a Furnace Creek, 30 miglie più avanti è mentalmente duro da sostenere e così per la gioia di Giulio si decide di sostare, la piscina è molto gettonata fino a tarda notte.

Sveglia presto per non farsi prendere dal caldo superiamo Furnace Creek poi giù verso Badwater, uno dei punti più bassi della terra, -86 metri , non c'è ombra di turisti in giro se no due italiani, Giulio mi chiede di entrare nel lago salato, non si potrebbe ma si più che essere multati cosa ci potranno fare, ci fermiamo per solite foto di rito, la temperatura si fa sentire, 44à, usciamo da questo catino infernale e saliamo a Zabriskie Point dove si scorge un panorama che abbraccia tutta la land circostante, fatta di rocce che danno l'idea di onde, non ricordo uno dei film “cinepanettone” ma in uno di questi c'è una scena girata qui dove si sfidavo i sostenitore della Juventus e della Roma. 
Proseguiamo per Dante's Wiew da dove si ammira il monte più alto della vallata(1500mt) e il punto più basso, quello del Badwater, la temperatura ora è di 34° in pochi km dall'inferno al paradiso, altrimenti perché scomodare Dante?

Torniamo al nostro motel arsi dalla calura, per fortuna che c'è sempre la piscina e il condizionatore a palla. 
All'indomani fuggiamo dalla Death Valley per Las Vegas, dove tutto ha del surreale, la calura del giorno rilega le persone alle piscine degli hotel, poi alla sera una marmaglia di persone si riversa sulla L. Vegas Blvd, neon scintillanti dai colori più strani, personaggi che impersonano miti del cinema e della canzone, ma si incontra anche chi predica contro l'opulenza e la vita sregolata, quasi un paradosso visto dove ci troviamo ma gli states sono anche questo.

Lasciamo Las Vegas per il Grand Canyon, trasferimento veloce che ci porta in Arizona, piazziamo la tenda all'ingresso del parco, poi all'indomani siamo affascinati da questo capolavoro della natura.

Da Grand Canyon un salutone G&G


 

Il Grand Canyon si estende per un 400 km , con la parte nord che offre scenari che avremmo visto mille volte come sfondo dei film western, ma prima di salire al nord scendiamo a sud verso Flagstaff, nostro luogo d'interesse è il Meteor Crater,tra i crateri più grandi del mondo, con una circonferenza di 4 km e circa 1800 mt di profondità, può ospitare 20 campi di football con 2 milioni di spettatori, a guardarlo dall'alto non da questa idea, poi quando con il cannocchiale si riesce ad inquadrare la figura dell'astronauta in altezza reale nel punto centrale, ci si rende conto dell'enormità di questa buca, come dice Giulio, ma l'astronauta che legame ha con questo cratere? La sua conformità, simile al suolo lunare, fu la base per l'allenamento e le prove di sbarco della missione Apollo 11, una capsula e un parete con tutti i nomi degli astronauti fa bella figura all'ingresso del cratere, unita ad una sala interattiva dove si può simulare un asteroide ed i suoi effetti su i pianeti, un gioco da ragazzi che appassiona anche i grandi, infatti abbiamo fatto tardi prima di riprendere la strada verso Page, la cittadina al nord del Grand Canyon sorta sui lavori della diga che hanno dato origine al lago Powell.

Il paesaggio che ci accompagna durante il tragitto ricorda la Monument Valley che è situata più a nord, siamo nella terra degli Indiani, non più chiamati così ma “NATIVI AMERICANI”, non so se è una forma di riconoscimento a coloro a cui furono sottratte le terre o un modo per cancellare una volta per tutti l'appellativo INDIANO, di fatto queste popolazioni vivono ai margini della società americana, le fatiscenti case con tetti di lamiera arrugginita, in un luogo abbastanza arido, danno l'idea di un ruolo minore.

Il lago Powel richiama un' enormità di turisti con al seguito imbarcazioni dalle sempre misure sproporzionate, come lo sono i camper e le roulotte che tra l'altro in tante situazioni hanno come appendice al traino un autovettura, insomma una cosa tutta yenkee, vere case viaggianti, qui tutto va moltiplicato, meno il costo della vita compreso quello della benzina, che oscilla dai 60 ai 70 centesimi di €, ogni commento è tempo perso, per non parlare delle strade, senza buche e senza pedaggio, cosa che è ha incuriosito anche Giulio facendomi notare questa contraddizione tutta italiana.

Smontata la tenda e caricata la moto puntiamo verso la Monument Valley , accompagnati da un sole primaverile scendiamo nella vallata, dopo aver pagato naturalmente il biglietto, siamo gli unici motociclisti a transitare tra i pinnacoli e le stranezze geologiche di questo luogo, le altre moto, tutte costum restano nel parcheggio, beati loro e si perché nel mezzo della Monument, d'improvviso il cielo si è fatto cupo, pioggia unita a grandine ci ha costretti ad indossare l'antipioggia, poi tutto si è placato e Giulio si è preso i meriti, benché ne mandasse tanta(di pioggia) si è messo a danzare sulla scia delle leggende che ci sono giunte a proposito degli indiani, non ho potuto che assecondarlo anche se mi sono sentito scemo, stargli dietro nella sua indole mi è difficile.

Mentre ci lasciamo alle spalle l' Utha ed entriamo in Colorado il paesaggio cambia radicalmente, ora ai nostri occhi si presentano praterie verdi con pascoli allo stato brado, saliamo di quota e l'aspetto è quello alpino con stazione sciistiche chiuse, naturalmente siamo in estate. 
Dormiamo a Durango altra leggendaria città del Fra West, poi di buon mattino si parte per Denver, a sera il contachilometri segnerà 362 miglia , mi stupisco di Giulio non dice mai di no, solo quando lo stomaco batte cassa allora diventa insistente per una fermata che plachi lo stomaco.

E' il 4 luglio, l'Independence Day, di gente in strada poca, si festeggia, e allora tengo alta la media anche se poi la pioggia ci costringe a rallentare, fa freddo, ma nonostante ciò arriviamo a Rapid City, siamo in South Dakota, è la tappa più lunga del viaggio 457 miglia , ne abbiamo macinata di strada, abbiamo attraversato tre stati, Colorado, Wyoming e South Dakota siamo nella BLACK HILLS, nulla di nero ma la colorazione che un tipologia di pino dal all'habitat rende scuro il paesaggio, triboliamo per trovare un motel ad un prezzo ragionevole, poi un bagno in piscina in una serata di fuochi d'artificio che non termina mai. 

Giornata stupenda, si va al Rushmore Mount, il simbolo e il patriottismo americano, il viale da cui ci si accede raccoglie le bandiere di tutti gli stati, sullo sfondo le facce di George Washington, Thomas Jefferson, Abraham Lincoln e Theodore Roosevelt, i presidenti che hanno da dato svolte significative, scolpiti su una parete di granito della Black Hills, alti 18 metri , impegnarono per 14 anni una miriade di persone, ma a qualche chilometro di distanza c'è un altro monumento che può sminuire il Rushmore, il Crazy Horse dedicato a Cavallo Pazzo il leggendario capo Sioux, che quando sarà terminato sarà il monumento più grande del mondo con i suoi 172 mt, Giulio mi ha ubriacato di domande, un po per il significato dei due monumenti un po' per la curiosità che destano.

Da Rapid City G&G


 

Eravamo rimasti al Crazy Horse, la scultura che raffigura Cavallo Pazzo cavalcare e guardare lontano, appunto la Black Hills che non finisce qui, gli altri due giorni li passiamo a visitare il Custer Park dove mandrie di bisonti divengono l'attrattiva preferita, abituati alla presenza dell'uomo si fanno avvicinare e fotografare come star di Hollywood, poi tra le caverne di queste montagne che serbano segreti come fossero delle magie e così ti imbatti in tunnel dove l'aria soffia violentemente, 200 km di tunnel sottoterra, ma non è finita scendiamo a sud a Hot Spring dove c'è un museo dedicato ai Mammut, costruito sul ritrovamento degli stessi senza essere trasportati altrove, animali che si estinsero 26000 anni fa, Giulio no sta nella pelle, tante cose in pochi giorni, a sera cotto come un pomodoro al sole sprofonda nel letto.

All'indomani puntualmente, anzi con 30 minuti di anticipo, mi presento alla concessionaria di KTM di Rapid City, devo sostituire il pneumatico posteriore ordinato due giorni prima, l'appuntamento è per le 10 e mi viene ricordato, ne approfitto per smontare la ruota, in perfetto stile anglosassone mi viene sostituito il pneumatico, si riparte destinazione Sturgi, località dove ai primi di agosto si svolge il leggendario raduno che tra motociclisti, curiosi e gente del posto conta 500000 presenza, non possiamo non visitare il museo che è come San Pietro per i cristiani, moto che hanno fatto la storia del motociclismo made in USA e non solo, ci sono moto inglesi e una Guzzi Eldorado che in Italia era il California.

Puntiamo verso Deadwood, un pezzo di storia del west, città che segnò nell'era della corsa all'oro una meta prediletta di disperati in cerca di fortuna, come di banditi e personaggi di indiscussa fame di balordi, tipoWi ld Bill Hickok , giocatore di poker senza scrupoli, per questo fulminato da una pallottola mentre aveva in mano una coppia di assi e di otto, per questo chiamato la mano del morto tra gli appassionati, la scena viene riproposta ogni ora nel pomeriggio nel saloon 10, lo stesso di allora con personaggi in abito d'epoca, c'è da dire che a Hickok è legata la storia di Calamity Jane, la prima donna pistolero del Far West, ad avvalorare la loro storia sentimentale è la fossa comune dove furono seppelliti che è qui a Deadwood, cittadina che vive oggi di gioco d'azzardo controllato, una piccola Las Vegas ma con i connotati del West che fu, ogni pomeriggio nella Market Street sparatorie Old Style West vanno in scena con personaggi in classico stile d'epoca, altra curiosità, un locale che condivide con il fratello appartiene all'attore Kewin Costener con foto, abiti e reperti dei suoi film principali. 

La giornata si presenta assolata, lasciamo il South Dakota per il Wyoming, il Far West come viene esaltato nel cartello posto al confine, chilometri di praterie a tratti desolate e disabitate, in uno di questi faccio confusione tra miglia e chilometri, così mi rendo conto di essere al limite con il carburante. Fermo sul ciglio della strada a fare due conti vengo affiancato da Tom e compagna su Herley, ognuno con la sua moto e naturalmente senza casco, è uno di quei stati dove non è obbligatorio.

Benché la mia riflessione mi rassicura che arriverò al prossimo distributore, mi accompagnano con riverenza, faccio fatica a ringraziarli, Tom mi risponde dovere e mi ricorda dei segni convenzionali da fare tra motociclisti, che dire, Giulio mi chiederà poi ma in Italia sarebbe successo? Penso di si, cosa dovevo rispondere.

E' sera quando giungiamo a Cody città che ha dato i natali a Buffalo Bill, altro leggendario personaggio dell'epopea dei Cow Boy, tutto ruota intorno alla leggenda di questo personaggio, rodei che ogni sera vanno in onda in uno stadio apposito, non è poi così anormale incontrare persone con tanto di cappello e pantaloni negli stivali accessoriati da speroni, insomma se non fosse che fuori ai locali al posto dei cavalli sono parcheggiati veicoli, sembrerebbe di essere nel lontano e mitico West.

Piazziamo la tenda qui, il parco di Yellowstone dista un 50 miglia ma i campeggi sono tutti full come recita un cartello fuori città. 
20$ il biglietto d'ingresso ma lo spettacolo è garantito, prima dei bisonti a passeggio senza problemi, altri gli incontriamo in mezzo ai geyser che popolano lo Yellowstone, a pochi metri c'è il lago e poco più in là il magma bolle sprigionando il cattivo odore di zolfo, tutto il parco ha origine vulcaniche e non si direbbe, vista l'altitudine e le montagne in lontananza innevate.

La strada è bloccata, la curiosità ci assale, svicoliamo all'italiana per parcheggiare, ma si è lui il mitico Yogi, finalmente riesco ad associare alla fantasia dei cartoni animati da bambino la realtà, Giulio altro po' gli corre dietro per fotografarlo, togliergli la fotocamera è impresa ardua, pochi chilometri ancora una coppia di cervi, insomma quello che volevamo vedere si è avverato ma c'è ancora un giorno dove le sorprese non mancheranno. Al mattino seguente, caricata la Kappona , rientriamo nel parco, il biglietto vale per 7gg, puntiamo verso l'Old Faithful il geyser più famoso ma anche quello più spettacolare, ad intervalli di una ora e mezza sprigiona getti di acqua che possono essere alti anche 60mt, l'attesa è letale, una truppe di persone è schierata per l'evento sotto un sole accecante, una coppia di americanoni, insomma da oltre 120 kg mi siede vicino, lui mi conferma che alle 14,28 inizierà lo spettacolo, Giulio controlla attento l'orologio, passano due minuti, poi tre nulla, quando penso che il vicino l'ha sparata grossa, inizia ad uscire acqua dal cratere del geyser, getti di acqua che salgono in alto avvolti dal vapore, la gente applaude, noi ce la ridiamo.

A sera dormiamo a Jackson, tra le montagne del parco che prende il nome quella più alta il Teton, che contende il prestigio allo Yellowstone.

Un saluto G&G


 

Lasciamo Jackson con un sole che nulla a che vedere con il giorno precedente quando pioveva.

Montagne e pianure che lasciamo alle spalle, entriamo in Idhao, poi di nuovo in Wyoming, praterie immense dove solo il pascolo e l'attività mineraria sono fonti di lavoro, fa caldo anche a Salt Lake City, non si direbbe visto che ha ospitato anche le olimpiadi invernali, ma sono paragoni che non hanno riscontro con la nostra realtà. 
La lunga distesa di sale ci accompagna per chilometri poi il segnale non lascia dubbi Bonneville Speedway, la distesa di sale dove sono stati stabiliti record mondiali di velocità con strani veicoli che possono essere paragonati a razzi con le ruote. 
Ci tuffiamo in questo mare bianco di sale, Giulio mi esorta a dare gas, raggiungo le 85 miglia poi rallento e scendiamo, per lui è una novità e sono tante le domande e le curiosità. 
Mi guardo intorno, è vero questi salar sono tutti uguali a qualsiasi latitudine ma questo è speciale, un attimo di brividi quando penso a Burt Munro, un neo zelandese la cui vita è stata una dedizione alla sana follia di una passione iniziate ai primi del secolo scorso. 
Questo personaggio bizzarro acquista la sua terza moto nel 1920, ha 21 anni, è una Indian bicilindrica di 600cc.

Burt la modificherà per anni, fino a portarla a 950cc, dopo essere sbarcato negli USA per coronare il sogno di stabilire un record sul questo lago, siamo nel 1962. Finalmente nel 1967, alla tenera età di 68 anni e con problemi di cuore, grazie anche al contributo di molti ammiratori, stabilirà il record per una moto bicilindrica con cilindrata inferiore a 1000, record che ancora resiste . L'impresa di Burt Munro è raccontata nel film “Indian- La grande sfida” con Anthony Hopkins, c'è un sito che racconta questa affascinante storia di altri tempi http://www.fedrotriple.it/burt_munro_indian.html, che consiglio a tutti, naturalmente insieme al film.

Con alle spalle la pista puntiamo verso Reno, la capitale del Nevada. All'hotel dove dormiamo il piano terra è un Casinò, slot machines che lavorano 18 ore su 24, alla reception viene consegnato una brochure dove vengono elencati una serie di servizi, che in pratica ti fanno vivere in albergo e giocare, non è il nostro caso, domani ci aspetta il Pacifico.

Superiamo Sacramento, poi in lontananza il Golden Gate, come non metterci le ruote, è l'unico pedaggio che paghiamo in questi 25 giorni di moto, 6$ ma l'emozione è tanta, certamente il colore arancione , unito alla Kappone che abbiamo sotto, ne esalta l'attraversamento.

Dopo San Francisco, dormiamo a Santa Cruz, dove la statale 1 arriva fino a Los Angeles.Puntualmente all'indomani la percorriamo, una strada che a tratti si inerpica sul crostone della montagna dando vita a spettacolari panorami. A sera tiriamo le somme di questo viaggio, Giulio riesce a focalizzare a tratti l'esperienza vissuta, naturalmente è stata speciale anche per me e così lesti e con un po' di rammarico riconsegniamo l' ADV, nostra compagna di questa avventura targata USA. I due giorni che restano li spendiamo con l'amico di scuola Giulio, che non finisce di stupirci, infatti al nostro incontro si presenta con una FIAT 500 degli anni 70 naturalmente con tanto di targa con scritto FOLIGNO-CA dove CA sta per California, una legame di affetto verso la città dove ha trascorso la gioventù, mi auguro che un giorno le istituzioni di casa nostra gli riconoscano questa gratitudine, infatti unito al nome del ristorante in ogni lista dei menu,oltre agli ottimi cibi, è rappresentato un borgo della nostra regione.

E' l' alba quando l'aereo decolla, dall'oblo il Golden Gate sembra in miniatura, Giulio mi guarda, gli brillano gli occhi, goodbye US.


 

I NUMERI DEL VIAGGIO E LE CONSIDERAZIONI

8 paesi attraversati circa 10.000 km percorsi, della Kappona si sa tutto, mi hanno stupito i consumi, di sicuro il fatto dei limiti migliora la resa, sempre intorno ai 18 km con un litro, stracarichi e in due in moto.

Del prezzo della benzina e del fatto che la rete viaria siano al top e non si paghi il pedaggio ne ho parlato, ma quello a cui tengo di più è le mie impressioni su questo paese, dopo molti anni dall'ultima volta.

Ogni paese ha le sue contraddizioni e non esiste il sistema perfetto, ma se si deve parlare di regole applicate e rispettate e senso di civiltà credo che dobbiamo imparare qualcosa, o quanto meno se abbiamo deciso di importare o prendere ad esempio questo modello dovremmo in qualche modo imparare che le regole valgono per tutti, il massimo l'ho avuto per esempio quando trovandomi di fronte ad un banco di ortaggi fuori di una casa, gli stessi possono essere acquistati lasciando l'importo in un salvadanaio che può essere visionato da tutti, naturalmente non c'è presenza del proprietario, per non parlare del rispetto della fila in qualsiasi luogo, come quello per la sporcizia che non può essere abbandonata per strada, dove oltre alle multe salate(in California 1.000$ ma in Nevada 2.000$) non lascia scampo per nessuno che sia anche il presidente degli USA come mi è stato confermato più volte.

Per chi è appassionato di moto un consiglio, fare un salto al ristorante Eddie Rickenbacker's, moto ovunque che pendono anche dal soffitto, con un nota stonata, il proprietario vive costantemente all'interno con bombole di ossigeno che alimentano il sistema di respirazione a cui è aggrappato, di certo una contraddizione visto il luogo.

Un saluto a tutti Giampiero&Giulio

 

Galleria Fotografica

Bad Water - 86 Dead valley.jpgBad water da Dante wiew  Dead valley.jpgBoneville Flat Salt Lake City3.jpgBoneville Flat Salt Lake City6.jpgBoneville Flat Salt Lake City Butr Munro.jpgCamping Grand Canyon.jpgCon l'amico Giulio al suo ristorante UMBRIA  a  S. Frqancisco.jpgCuster Park bufalo.jpgDante wiew  Dead valley.jpgDead valley.jpgDead valley2.jpgDead valley5.jpgDeadwood.jpgDSC02768.jpgDSC03149.jpgDSC05234.jpgDSC05276.jpgDSC06368.jpgDSC06385.jpgDSC06434.jpgDSC06448.jpgDSC06464.jpgDSC06524.jpgDSC06662.jpgDSC07359.jpgFalesia Mammuth7.jpgGiulio con la 500 di Giulio l'amico di Scuola.jpgGiulio e lo yenkee.jpgGrand Canyon10.jpgGrand Canyon11.jpgGreat Crater.jpgGreat Crater4.jpgil diavolerio dello yenkee.jpgLas Vegas2.jpgLas Vegas Bellagio.jpgLo sceriffo di Deadwood.jpgMonumenti Valley6.jpgMonument valley3.jpgRushmore6.jpgRushmore7.jpgRute 66.jpgS. Francisco.jpgS. Francisco5.jpgScultura cavaollo Pazzo-.jpgScultura cavaollo Pazzo.jpgStranezze US.jpgStugis il museo.jpgYellowstone Bisonti.jpgYellowstone ghaiser old Faithful.jpgYosemite park la nostra casa.jpgZabriskie point  Dead valley.jpg

  • Biografia
    Biografia

    GP e quelle Due Ruote nel DNA

    La moto è nel DNA di famiglia. Mio nonno andava in moto, mio padre negli anni 50 faceva le gincane e, ad essere sincero, le vinceva. Io non potevo che ereditare questa passione.

  • Il Mondo Su Due Ruote
    Il Mondo Su Due Ruote

    Una vita in moto. E in due libri.

    Dopo 30 anni di viaggi in moto ho battuto le strade ed i sentieri di gran parte del mondo, ma ogni volta che approdo in una nuova terra lontana, il mondo, con le sue meraviglie, mi lascia ancora a bocca aperta...

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