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Oriental Raid 2008: From Islamabad to Italy

SufiKar discute animatamente con i suoi collaboratori c'è da dividere la torta e in classico stile orientale tutto diventa contrattazione, finalmente lasciamo alle spalle la dogana dopo due giorni di trafile burocratiche e richieste fuori luogo come i 500 euro subito rimangiati dopo una foto con minaccia di intervento della polizia.

Lahore è nel caos già di mattino, imbocchiamo l' autostrada per Islamabad, al casello la poliziotta non ha dubbi le moto non hanno accesso e così non resta che prendere la normale.

Sautordin ci attende a Zero Point una sorta di confluenza della rete viaria della capitale. Fa caldo e quanto, alle 20 appuntamento per la cena che consumiamo all'aperto in un ristorante afghano. E' l'occasione per capire cosa fare sulla Karakorum la strada che porta in Cina, un caleidoscopio di etnie, almeno cinque sono le lingue parlate e altrettante le etnie presenti.

All'indomani imbocchiamo la KKH, quando arriviamo Besham tutto da l'idea del caotico, non c'è energia elettrica, per strada tanta confusione, e noi esaminati dalla testa ai piedi. Ho l'idea che tutti mi sembrano Talebani, stesse barbe uguale modo di vestire, di sicuro un idea distorta che mi porto dietro ma così è.

Dopo Besham la KKH sale un po di fresco è salutare, costeggiamo l'Indo tra i fiumi più antichi di storia, una forza della natura, d'altra parte i luoghi da dove nasce hanno dalla loro le montagne più alte del mondo. Ogni sosta diventa l'occasione per scambiare delle idee, la cordialità e l'ospitalità sono abitudini radicate, la cosa che ci affascina sono i camion, un icona della KKH, dipinti con figure di vita quotidiana, hanno dalla loro ornamenti da veri atelier.

Gilgit ci accoglie con un temporale estivo, L'hotel Continental sarà per due giorni il nostro riferimento, con un guardiano che puntualmente ci lustrerà le moto.

Al mattino diventa indispensabile capire cosa ha scritto l'agenzia cinese, le notizie che abbiamo non sono delle migliori, il passaggio della torcia olimpica, guarda caso sulla stessa strada che dobbiamo percorrere, ha bloccato le autorizzazioni da parte delle autorità, se non fosse per le testardaggine di andare avanti c'e' da chiedersi chi ce lo fa fare ma anche questo è il viaggio.

Tornati in albergo seguiamo la parallela del KKH per la valle della Naltar Valley . La strada si inerpica tra le gole strette del fiume Gilgit, siamo in fuoristrada, sopra di noi svettano i ghiacciai imponenti, dopo il paese e relativo controllo dei militari, il tragitto si fa più impegnativo, attraversando un guado l'acqua arriva sino al motore, poi la strada si riduce ad un pietraia, finalmente giungiamo al lago, con le sue acue turchesi e sullo sfondo le cime innevate, sembra un paesaggio alpino ma siamo in Pakistan.

E' sera quando rientriamo a Gilgit, ho finalmente verificato le doti in fuori strada del 690, una mountin-bike con un motore prepotente ma parco nei consumi, sulla KKH ho percorso 25 km con un litro.

Lasciamo Gilgit per Karimabad, ora la KKH si fa più interessante, passaggi spettacolari, sullo sfondo le montagne dominano incontrastae con i loro ghiacciai perenni e poi lui, l'Indo onnipresente.

Karimbad è stato per secoli il regno Huinza oggi quello che resta di un passato glorioso è il castello che sovrasta la cittadina, come tiene a precisare la guida un puro stile tibetano che prendono spunto dalla Potala di Lasha.

Purtroppo le notizie dell'agenzia cinese, non sono delle migliori, ogni giorno c'è una novità ma ma mai una certezza, comunque decidiamo di lasciare i Pakistan e superare il Kunjurab Pass e fare frontiera poi una soluzione si troverà, non possiamo andare oltre gli altri visti hanno una scadenza.

Di mattino presto lasciamo Karimabad, dopo cinque ore giungiamo al Khunjerab 4730 Mt il passo piu' alto del mondo, nevica poi due km e la frontiera cinese ma e' un'altra storia. 

Alla prossima da Kasghar Giampiero e Andrea


 

Ci eravamo lasciati da Kasghar ma non avevo raccontato quello che era successo in dogana. Dal confine fino a Tashgorgan in compagnia di una jeep con turisti cinesi e un militare a scortare noi. Alla dogana troviamo la nostra guida, tiriamo giu' tutto con gli addetti che controllano con fiscalita', addirittura ci misurano anche la temperature corporea, poi succede l'incredibile, per uscire dalla dogana la nostra guida ha noleggiato un piccolo camion, dobbiamo caricare le moto . Usciamo dalla dogana e dopo 2 km al primo distributore rimettiamo le moto a terra e via verso Kasghar per la nostra felicita'.

Un giorno a Kasghar per il mercato e all'indomani puntiamo diretti verso la frontiera, naturalmente in compagnia della guida. Alla dogana di Irkestan l'addetto che controlla i passaporti si ricorda di me che sono passato due anni fa, Andrea e' testimone certo una Kappa non passa inosservata. Poi la frontiera Kirghisa, nulla e' cambiato sempre sgangherata, con gli addetti che registrano su un quaderno, il tempo di salutare e via verso Sary Tash, che il divertimento inizi, siamo in off-road a tratti usciamo dalla pista principale per evitare l'ondule, le cime innevate del Koh-I-Garmo e Kon-I-Samani una volta picco Comunist e Lenin, nemmeno le montagne sono stata risparmiate dalla caduta del comunismo. Le distese immense che si perdono all'orizzonte focalizzanoi nostri occhi, Andrea si esalta, giungiamo a Sary Tash e troviamo da dormire, ci propongono un qualcosa che non possiamo accettare praticamente quattro metri quadri di terra con immondizia ovunque, ma abbiamo un nome Endeshe Ashyrov, qui' troviamo camere dignitose e una piatto caldo ma Ashyrov ha un problema il motore della sua jeep non vuole avviarsi, tutti intorno che provano e allora la figlia che parla inglese chiede se siamo in grado di fare qualcosa, vedendo tanta tecnologia a due ruote e' spontaneo chiedere, ho il mio momento di gloria, trovo un filo staccato del pulsante di avviamento, il motore gira vengo inondato di infiniti di pacche sulla spalla.

Al mattino puntiamo le ruote verso il Tagikistan, meglio verso la M 41 l'autostrada del Pamir, dopo la Karakorum e' la seconda strada piu' alta del mondo, certo il termine autostrada va un po largo ma i russi, al tempo della grande Unione Sovietica, nell'enfasi della comunicazione, ne esaltarono la grandiosita'. Se la Karakorum ci aveva affascinati la Pamir ti fa sentire veramente sul tetto del mondo, I panorami sono cartoline naturali, superata la frontiera Kirghiza saliamo verso il passo Kyzyl-Art 4282 mt dove fanno bella figura un disegno del Tagikistan e la pecora di Mrco Polo cosi chiamata la cui caratteristica e' quella di avere le corna, siamo nel corridoio del Wakhan anche il veneziano ne rimase colpito dlle bellezze naturali del luogo, a seguire la frontiera Tagika dove un militare chiede delle medicine per la tosse, prontamente accontentato.

Sono due ore che viaggiamo e non abbiamo incontrato nessuno quando la sera giungeremo a Murghab avremmo incontrato tre mezzi. Paese che vai stranezze che trovi ma qui' non sono Tagike bensi' cinesi infatti il confine tra i due stati corre per km e i cinesi hanno piantato un infinita' di pali e filo spinato. Questo per tutta la linea di confine, a momenti siamo a cinque metri, viene da domandarsi dove abbiamo trovato tutto questo legno perche' sia dal versante opposto, percorso giorni indietro e qui', di alberi nemmeno l'ombra.

Il lontananza ci appare questa macchia turchese dove si specchiamo le montagne innevate, e' il lago Kara Koul, il nome e' uguale a quello cinese ma questo e' di dimesione piu' grandi.

Formato dopo la caduta di un meteorite piu' di 10000 anni fa' e' il lago piu' alto dell'Asia con I suoi 3970 mt per lo piu' salato. Superato il passo Ak- Baintal (cavallo bianco) 4655 mt giungiamo a Murgab, e' il primo agglomerate della Pamir Road, incontriamo Jens e Paul viaggiamo anche loro in moto, scambiando le opinioni scopriamo di non essere in possesso di un permesso che verrebbe rilasciato dal KGB Tagiko, sembra una favola ma quando ci informiamo ad un agenzia, l'unica presente, dicono che senza non si va da nessuna parte, per l'indomani dovrebbe essere tutto ok, staremo a vedere.

Il beato permesso non arriva attendiamo tutta la giornata, quindi decidiamo di partire all'indomani di buon mattino.

Con alle spalle Murghab il paesaggio ricalca quello dei giorni precedenti, fa freddo, ogni tanto qualche presenza umana, certo viene da chiedersi come si fa a vivere senza tutti i nostri confort, non c'e' energia l'acqua e' quella che scorre dai monti, certo un' altro mondo, se si dovesse dare un interpretazione del crollo dell'ex Unione Sovietica, il Tagikistan ne e' la cartina torna sole, le strade sono un disastro e non parlo dei luoghi sperduti della Pamir Road, ma quello che incontreremo fino a Dushanbe' la Capitale , le stazioni della benzina non sono altro che vecchie pompe preistoriche dove la benzina si vende a bottiglie o a secchi, solo 80 ottani, per fortuna che la KTM consiglia non piu' di un pieno con questa benzina ve avro' fatti piu' di dieci, uno stato cuscinetto a difesa dalla Cina e l'Afghanistan, di cui per 300 km costeggiamo la frontiera fino a Korogh solo il fiume ci divide, cartelli sinistri parlano di presenze di zone minata ma malgrado cio la gente e' gentile, mai ostile, una ragione in piu' per dire che i sovietici hanno comesso errori che solo con gli anni si pianificheranno. E' sera quando sostiamo a Kailychum in un hotel della fondazione dell'Aga Khan.

Afghanistan per giorni e' il nostro dilemma, abbiamo il visto ma il ritardo accumulato non lascia molto spazio considerando le date dei visti dei paesi a venire. A Dushanbe' tiriamo le somme Andrea che lavora a Kabul ha un debito con se stesso una promessa fatta di arrivare a Kabul, i suoi amici l'aspettano in frontiera dal mattino, un andata e ritorno in 2 giorni con l'incognita dell'autorizzazione per l'entrata delle moto, che per certo so che occorre, non e' una ritirata ma personalmente non rientra nelle mie idee un tocca e fuggi, andare a Kabul per dormire e poi partire lo vedo un rischio inutile. Lui va io resto e proseguiro' all'indomani per l'itinerario iniziale. A sera mi giunge un messaggio” bloccato in frontiera afghana per domani dovrei avere l'autorizzazione per la moto”, incrocio le dita, tanta temerarieta' va premiata.

Da Dushanbe Capiatale del Tagikistan e' tutto Ciao Giampiero


 

Ciao da Theran 
giornata calda come del resto l'ultima settimana. Da Dushanbe' Tagikistan avevo inviato l'ultimo reportage con Andrea verso Kabul e d io per l'tinerario originale .

Il pomeriggio da solo lo passo a fare manutenzione alla moto, complice il guardiano dell'albergo, a cui allungo 5 dollari, mi fa trovare tutto pronto, secchio compreso per mettere l'olio del motore .

Quando l'aria e' piu' fresca faccio due passi, un Big Mac ad una specie di Mc Donald tagiko poi a letto, albergo a cinque stelle aria conzionata il tutto per 25 dollari .

All'indomani lascio la capitale per Samarcanda Uzbekistan , sfilo via i larghi vialoni presidiati ovunque da polizia, non passo inosservato, in effetti vengo fermato piu' volte, solo per la curiosita' di vedere la moto, quando gli dico che sono italiano tutti mi ricordano la figuraccia all'europeo di calcio .

I primi 45 Km sono come un biliardo poi la strada diventa come i giorni passati, e' tutto un cantiere e chi gestisce sono societa' cinesi, certo anche se qui' fosse vero quello raccontato in Africa che gran parte dei lavoratori cinesi sono carcerati che in cambio della liberta' lavorano gratis per un numero di anni c'e' da dare atto che e' un bel rinserimento sociale, altro che carceri italiane a cinque stelle .

La strada sale, polverosa come non mai, la temperaturae livemente piu' fresca sono circa a 4000 mt e con questo sono sette i passi oltre i 4000 percorsi in una settimana. La vecchia strada e' stata dismessa, ora c'e' il tunnel, seguuo i veicoli che mi precedono, all'interno e' un fiume, quando mi rendo conto che le ruote della jeep che mi e´ davanti, sono completamente scomparse sotto l'acqua mi domando: ci vuole la maschera da sub? Per fortuna no ma ho l'acqua ai ginocchi, la motina imperterrita non si arrende.Quando esco dal tunnel, dopo 5 km , mi rendo conto di avere avuto la moto per meta' sotto l'acqua .

Cinquanta km prima della frontiera ritrovo l'asfalto, incontro due ragazzi spagnoli in bici, buona fortuna per il prosieguo .

Giungo in frontiera e come non pensare che c'e' qualcosa che non va? Il doganiere, voglio essere spregievole, mi dice " Big problem" a suo dire mi manca un foglio della moto per l'importazione, ma su quella frontiera terra di nessuno, non mi e' stato consegnato nulla e lui "Big problem" capisco che vuole scucirmi dei $ ma cade male, all'ennesimo Big Problem lo mando in quel paese alzando la voce, tira fuori un foglio scritto in russo quello che capisco e' che devo pagare 12 $, ok pago e mi lascia andare .

Fatta frontiera uzbeka, con un tipo che traduce in inglese, perche' anche i fogli da compilare sono in russo, fuggo verso Samarcanda. Il sole si sta appisolando quando metto le ruote davanti al Ragistan, arrivano degli sposi che vogliono fare una foto con la moto, non problem, poi al B&B Bahodir il gestore mi riconosce immediatamente in sette anni e' la terza volta che dormo qui'. Il B&B e' un ritrovo di viaggiatori con spirito libero, chi a piedi, chi in bici chi in moto come me ma sono l'unico. In serata mi giunge un messaggio di Andrea arrivato a Kabul, dormo e domani scappo di nuovo ci vediamo tra due giorni .

L'indomani faccio il turista, e' stata una settimana tirata un po di relax non guasta .

Trasferimento monotono verso Bukara, di tanto in tanto mi fermo per bere, fa caldo il 690 mi sorprende sempre di piu' non riesco a scendere sotto i 24 km con un litro viaggiando oltre i 100 km/h .

Bukara e' un concentrato di monumenti, non ho la guida con me l'ho lasciata ad Andrea, ma l a mente non tradisce, arrivo diretto al Minareto Kalan da li' all'albergo un tiro di fucile .

Il Grand Nodirbek e' in posizione centrale riconosco il ragazzo, tolgo il casco e lui rimane perplesso, non mi riconosci? Si due anni fa con la moto, qui davanti avevi cambiato l'olio alla moto, una festa .

Sul tardi arriva Andrea, cinque ore in frontiera, anche in uscita gli afghani non gli hanno timbrato il passaporto, ha fatto un'ammazzata, mi dice che ha trovato una situazione peggiore sia a Kabul dove lui lavora che nel resto dell´ Afganistan, un deterioramento completo, non e' stato capace di uscire con la moto per fare una foto .

Una giornata da turisti a zonzo per le viuzze della citta', al mercato assistiamo ad una lite tra donne, per l'acquisto di gioielli, altro po ne viene fuori una scazzotata, rientriamo in albergo, l'aria e' pesante saranno 45 gradi .

Piu' tardi conosciamo Mike canadese e Dan inglese, anche loro nel nostro albergo anche loro in due ruote per un giro nella parte nord del mondo, viaggiano in BMW, normale gli sfotto', ma tutto diventa piu' colorito quando la sera a cena c'e' Kostas Mitisakis e i suoi amici, lui e' un giornalista greco di cui ho sentito parlare, viaggia con una KTM 990 della KTM Grecia i suoi amici in jeep, la loro meta e' Pechino per le Olimpiadi, ha un pass di una compagnia greca sponsor dei giochi. Afferma sara' un successo arrivare nella capitale cinese, allora tiro fuori un biglietto da visita su cui ho la foto con la citta' Proibita alla spalle, momento di silenzio e si sono arrivato prima due anni fa .

A parte questo e' una serata bellissima da ricordare, non sempre si riesce a mettere insieme cinque motociclisti di paesi diversi. Salutoni e tanti Good Luck.


 

Cento km ci separano dalla frontiera Turkmena, Nadir la nostra guida ci attende per fare il visto, nulla e' cambiato rispetto ad otto anni fa, stessa disorganizazione con i militari che riprendo le persone che cercano riparo dal sole, saranno oltre 45 gradi, con noi sono piu' permissivi anche perche' personalmente non mi lascio intimidire. Passeranno cinque lunghe ore prima di poter andare con Nadir arrabbiatissimo, nemmeno lui si da pace per tanta burocrazia, un'infinita' di fogli compilati da un ufficio ad un altro e pensrae che il presidente Niazov in un eccesso di esaltazione personale ebbe a dire 10 anni fa che il Turkmenistan sarebbe diventato da li' ad un decennio come il Kuwait, propaganda naturalmente, ma I due paesi in comune hanno il caldo torrido e il deserto, quello che affrontiamo il giorno dopo per raggiungere Mary .

Nelle vicinanze sorge uno dei complessi abitativi piu' antichi del mondo, l'antica Merv. Citta' cosmopolita'dai tempi di Alessandro Magno fu un crogiolo di religioni in simbiosi perenne, fino a quando un figlio di Gengis Khan, Tolui, per vendicare l'uccisone di emissari che pretendevano che la citta' si arrendesse con la consegna delle migliore donne, tre anni piu' tardi la rase al suolo facendo un milione di morti, i folli esistono da sempre .

Facciamo frontiera, giungiamo a Mashad di primo pomeriggio in tempo per visitare il complesso Iman Razavi, uno dei luoghi piu' venerati dagli sciti. Il complesso e' dispersivo per la quantita' di edifici, all'interno stanze arredade con specchi e lampadari di cristallo imponenti, il tutto in una architettura che ricalca quella dell'Asia centrale con i tanti mosaici di mattonelle color pastello .

940 km ci separano da Therann la strada scorre via sotto le nostre ruote, la motina viaggia al pari del 990, nessun paragone con la sorella maggiore, ma il motore gira sempre tra i 5000 e 6000 girin per una velocita' di 130, ho rapporti lunghi e i consumi sono sbalorditivi meno di 24 al litro nada .

Andrea parcheggia, sconsolato mi dice la moto si e' spenta, controllo il fusibile della pompa di iniezione se ne andato, brutto segno. Smonto il serbatoio di sinistra, ho il tester, il motorino mi da continuita', tiro un sospiro, provo ma la benzina non esce evidentemente e' bloccata, d'altra parte il libretto del 690 parla chiaro non piu' di un pieno con la benzina a bassi ottani non c'e' lubrificazione per la pompa, e noi che ne avremmo fatti circa 20 di benzina di pessima qualita '.

Una pattuglia della polizia si ferma serve aiuto? Si un piccollo camion per trasportare la moto a Theran, detto e fatto fermano due tizi, sembrano Stanlio e Olio, 100-90 -80 $ ok 100 $ affare fatto cariachiamo il 990 .

Sono le una di notte quando giungiamo in hotel, una doccia e poi sprofondiamo nel letto .

Al mattino contattiamo l'importatore della KTM per l'Iran a 200 km dalla capitale, Mr Nemati si attiva dopo 30 minuti arrivano 2 due meccanici in Hotel con il date sheit della pompa, ammazza che organizzazione. La pompa non e' disponibile, c'e' da capire quanti giorni occorrono per averla dall'Europa .

Mentre Andrea si occupa di questo,uno dei ragazzi mi dice che l'anno passato una BMW ha avuto lo stesso problema le benzine dei paesi asiatici sono di pessime qualita', parlo con KTM Italia anche loro mi confermano la stessa teoria benzina di pessima qualita', a questo punto devo dare ragione a qualcuno di "LORO" quando afferma che se si rompe un raggio di una KTM la domenica all'Angelus lo conferma il Papa se capita ad altri fuori del villaggio non se ne sa nulla". Per nulla rassegnato, testardo fino in fondo e fedele al motto di Gianni, un carissimo amico, "barcollo ma non mollo" tiro giu' di nuovo la pompa la sezione, i ragazzi osservano prendo il motore-pompa e spruzzo dentro il grasso spray della catena, la collego alla batteria, inverto piu' volte le polarita'a un certo punto la pompa gira come un frullatore, esce del liquido nero. Rimonto tutto la pompa Khein e' un gioiello bisogna dare atto ai giapponesi di costruire ottimi componenti d'altra parte e' un accessorio usato da vari marche motociclistiche. Riassemblo tutto giro la chiave e UUHHAA il motore gira, uno dei ragazzi mi dice "great mechanic" no quando torno in Italia faccio un corso da stregone.Percorriamo un 10 km per le vie di Theran la moto va, d'altra parte per far arrivare la pompa occorrono 3 giorni il doppio per sdoganarla, il visto e' contro di noi .

Per nulla contento nel pomeriggio sostituiamo olio motore, filtro olio e aria forse il 990 si e' sentita messa in secondo piano, una riflessione stupida ma serva a rilassarsi .

La sera siamo ospiti dei due ragazzi, raccontano del loro negozio, delle loro moto, da prendere con le molle? No, piu' tardi verremmo smentiti importatori di pneumatici per l'Iran, uno di loro e' istruttore di Trial ha sette moto tra Gas Gas Sherco e Montesa e guarda caso un KTM 85 SX del 2007 .

Domani si parte per Qazvin l'importatore KTM ci attende .

Da Theran Giampiero e Andrea


 

Ciao a tutti da Parga Grecia 
Da Theran con i problemi risolti siamo passati di buon mattino a salutare Saeed e Haid I quali non vogliono nulla per un pieno di benzina buona, in ricordo del nostro incontro ci regalano due magliette, siamo ospiti nel loro negozio, hanno organizzato una sorprese esibendo uno striscione della KTM, Saeed mi rifila il soprannome Marco Polo in moto, poi via verso Qazvin, abbiamo un appuntamento con Mr Nemati il quale ci sottrae ad una folla incuriosita. Entriamo nel negozio e rimaniamo impressionati, KTM da ultimo grido, parlo delle versioni cross, abbigliamento delle migliore marche, Acerbis compresa, e' tutto in Orange, mostra il 450 SX con cui corre. Appuntamento per la cena mi gusto una pizza iraniana, eccezionale, Mr Nemati e' in compagnia di Ken, che fa da interprete, il quale spiega che Nemati e' preoccupato per il problema capitato al 990, nel pomeriggio ha contattato DHL, la quale assicura il pezzo in tre giorni, rassicuro che andiamo avanti, dopo 150 km se il problema sussisteva si sarebbe verificato di nuovo, sono fiducioso. Allora chiede una cortesia, sempre con discrezione e gentilezza, se puo' fissare per il mattino seguente un incontro con il rappresentante dei Vigili del Fuoco di Theran, Mr Mahmoud Dadashi, sono in procinto di acquistare uno stock di moto e non avendo disponibile il 690, sono come la ciliegina sulla torta, perché no e' il minimo che possiamo fare per la sua disponibilità.

Appuntamento alle 8.30, tutti puntuali, il rappresentante dei vigili del fuoco Mr Dadashi fotografa la moto, effettua delle ripresa e mi bombarda di domande, insisto perche' provi la moto, sarebbe proibito, la legge iraniana e' severa ma non riesce a dire di no. Fa piu' di un giro anche un piccolo off road, e' entusiasta, da come parla ha provato altre marche ma la Kappa la trova grintosa speriamo bene. Mr Nemati non per nulla sicuro, ha avvisato alcuni amici lungo il percorso, in caso di necessità, basta chiamare ma sono convinto di me stesso, per me il problema e' risolto.Giungiamo a Munu a 22 km dal confine, saro' monotono ma quando l'addetto digita il mio nome sul Pc per la registrazione, mostra copie delle ricevute di 5 anni fa, in effetti avevo dormito all'andata e ritorno, apprezzando tanta dedizione applica uno sconto, rimaniamo senza parole. Spiace sentire quando la leadership politica di questo paese esce con delle argomentazioni in ambito internazionale dai toni bellicosi, di sicuro non rappresenta la maggioranza della popolazione, culturalmente pacifica e non per niente, dei paesi arabi vicini non ha proprio nulla, lingua compresa il FARSI e' quella ufficiale. Benche' alle due frontiere sia un caos infernale tra chi entra e chi esce, perdiamo poco tempo, dal lato turco avendo la moto targata Austria non ha l'estensione della carta verde, la compagnia che la rilascia mi fa spendere 5$, e' da chiedersi cosa mi hanno assicurato, questo vogliono, ok posso andare. L'altopiano Anatolico entusiasma Andrea, in effetti il panorama colpisce, superiamo due passi sopra I 2000 mt, le cime delle montagne mostrano dei resti di ghiaccio in effetti la temperatura agevola il viaggio, causa della foschia non riusciamo ad immortalare l'Ararat sempre innevato, dormiamo a Erzincian poi al mattino via verso Ankara, nessun albergo prima della capitale, proseguiamo quando avvistiamo uno Chalet, c'e' la squadra del Trebisonta in ritiro, tanti supporter a seguire il Team. Giungiamo ad Istanbul in mattinata, occhio alle auto, i turchi sono spericolati, sorpassi a destra, sinistra se potessero ti sorvolerebbero, superato il ponte sul Bosforo alloggiamo nella parte storica della Moschea Blu, Santa Sofia e il museo Topkapi. Pomeriggio in officina, per strada, sostituisco olio e filtri al 690, sono al limite dei 5000 km , poi un salto all' Arasta Bazar a trovare l'amico Zeki, Andrea da giorni mi chiede cosa ci unisce presto spiegato. La nostra e' una storia da altri tempi,1989 sono in Turchia con mia moglie, naturalmente in moto, ad Istanbul girovagando a zonzo, entriamo nel negozio di Zeki, abbigliamento in pelle di ottima qualita' e stile casual, purtroppo il denaro che abbiamo occorre per il rientro e le carte di credito e' merce sconosciuta. Zeki sulla parola, che vale piu' di un atto notarile, ci vende, per modo di dire, 350$ di vestiario, una volta giunti in Italia inviamo il denaro, normale tanta stima. Istanbul e' la porta verso l'oriente, il punto di confine tra Europa e Asia, metaforicamente lo e' anche per me e Andrea, le nostre strade si dividono, lui resta per qualche giorno, proseguirà per i paesi dell'est, io mi dirigo in Grecia. Faccio frontiera con l'addetto turco che ha qualche difficolta' a mettere il timbro, il passaporto non ha piu' pagine disponibili, non sara' di certo un problema, esita e poi l'infila da qualche parte. Dormo a Kavala dove ho un alterco con la signora della reception, a cui contesto la cifra chiesta e' da fuori di testa, e lei che insiste “guardi voglio una singola” naturalmente per quel poco di Greco che conosco, pensavo che eravate in due, in effetti lo siamo, portare la moto in camera la vedo dura. All'indomani proseguo con calma, giungo a Kalambaka, anche qui' un meteorite nell'impatto ha creato una scenografia da favola, al resto hanno pensato i preti ortodossi costruendo dei monasteri sugli speroni di roccia. Salgo verso Katara Pass, il valico piu' alto della Grecia, tornanti a non finire, sono carico come un asino, ho in piu' il pneumatico posteriore e attrezzi condivisi fino ad Istanbul con Andrea, mi esalto, destra sinistra, in discesa mi affido ai freni, a dire il vero l'anteriore basta e avanza, potente ma modulabile, bastano due dita per azionarlo, piu' che da enduro da Super Motard. Parga mi accoglie come sempre invasa da turisti, altri tre km e sono ad Anthoussa, Yannis e' sotto il pergolato del suo bar e' un po' per tradizione un po' per pigrizia non ha cambiato nulla, lo stereo sempre a palla e scricchiolante, suono, con il casco non mi riconosce, lo tolgo e mi becco una raffica di Mafioso, poi chiede DROMOS(strada) vuol saper da dove vengo, Pakistan, Cina………. Angela Kaput, Kaput, a suo dire mia moglie dovrebbe accopparmi, poi e' la volta di Maria, sempre vestita di nero in lutto perenne, lo era anche prima della morte del marito, Napoleone, memorabile le nostre sfide a carte, con lui che mi ripeteva Cu…Cu…, come non dargli ragione, in verita' la fortuna era dalla mia. Piu' tardi arriva il vecchio Pedro, qui' i nomi si tramandano da nonni in nipoti, 83 anni lo conosco da venti e ogni volta mi ricorda che non ha memoria da quando ha fatto l'amore l'ultima volta, Vassiliki la moglie, pensa a mangiare e dormire e' sempre alla ricerca di una Signorina, mi diverto.Lunga dormita oggi il vestiario da moto resta all'angolo, costume e ciabatte, via verso Sarakinico, un' insenatura da cartolina. Tutto e' cambiato alberghi e ristoranti hanno preso il sopravvento, anni fa c'era solo un ristorante, l'energia elettrica era fornita da un generatore azionato da un motore residuo tedesco della seconda guerra, ho in mente ancora gli scoppi potevi contare i giri. Ricordi? No ognuno ha la sua anima e mentre cerco la linea di confine tra il cielo e il mare ripenso all'inizio del viaggio, Lahore e' a oltre 10000 km , ripartirei domani senza esitazione, d'altra parte sopra la moto mi sento come il gabbiano Jonathan Livingston nel romanzo di Richard Bach, l'esaltazione della perfezione.

Stasera salgo sulla nave, domani sono in l'Italia, “Islamabad to Italy” e' realta'.

Da Parga Grecia Giampiero


 

lConsiderazioni finali

Le mie considerazioni partano da un aspetto che mi ha lasciato esterefatto, senza polemica e giudizi, parlo di una blasonata agenzia di viaggi, Avventure……………..

il cui titolare in un delirio senza ragioni valide, dopo un mese che attendevamo una risposta sul pacchetto dei servizi richiesti, ci siamo sentiti dire che non avrebbe rischiato per noi, il riferimento era al visto del Pakistan, si rischiava la vita, in effetti sono arrivato in Grecia, altri problemi di natura logistica e poi quella nostra sconsiderata indecisione sul da fare(scusa migliore non ne ha trovata poteva sforzarsi) , avrebbe fatto meglio ad essere sincero e parlare chiaramente, ho una mezza idea di organizzare una cosa simile e quindi non posso a due qualsiasi dare appoggio, ricordo che l'arroganza non paga mai nella vita.

Detto questo abbiamo arrampicato sugli specchi il tempo era tiranno, io e Andrea abbiamo contattato personalmente l'agenzia in Pakistan per avere l'invito del visto e in Cina e' stata dura ma gli eventi sono dalla nostra, ringrazio la societa' TREMME nella persona del Sig. Stefano che ha curato la spedizione delle moto, il Sig. Nardoni della GS AIR per il volo e gli utili consigli, la Sig.ra Ivana dell'agenzia Fuorirotta, se c'e' una persona che fa miracoli Lei lo e', ricordo che abbiamo ritirato I passaporti la sera prima di partire e avuti I CARNET dal Sig. Stefano, la mattina all'aereoporto di Fiumicino, quindi tutto al limite ma sicuri di noi stessi.

Passo alle moto del 990 non c'e' da aggiungere nulla, piu' che una realta', a parte l'inconveniente della pompa non di certo da imputare a KTM.

Il 690 ENDURO, non so in quanti, tranne KTM e il sottoscritto avrebbero scommesso sulla riuscita della motina a questo punto MOTONA.

“ Quello che non c'e' non si rompe” e' una famosa frase di Henry Ford, a mio parere calza per il 690, essenziale con quello che occorre ma con componentista di qualita', delle sospensioni si sa, quello che mi ha impressionato sono le due leve del manubrio una frizione dolce e sensibile, un freno anteriore da invidia delle migliori Super Motard, poi l'accoppiata sella serbatoio, qualcuno tempo fa mi disse di portarne uno di scorta, magari lo mettevo sulle spalle come uno zaino, spero che era un momento di sconforto, nornale tornare sulla battuta dell'Angelus del Papa, altre case l'adottano da anni e nessuno dice nulla lo fa KTM e gli iettatori salgono sul piedistallo, mi sono ripromesso che in Italia andro' dal mio amico per metterla sulla bilancia e verificarne il peso.

Passiamo alla chicca di questa moto, il motore devo dare atto che in KTM hanno creato un bel gioiello, potente, grintoso, inesauribile nell'erogazione, laddove il vecchio e blasonato LC4 dava il massimo questo seguita a spingere e lo fa senza esitazione a tratti ho fatto fatica capire la differenza con il bicilindrico, anche perche' di vibrazioni zero assoluto. Funzionale il Trimer per la regolazione dell'accensione, facile da usare, altrettanto utile nella scelta dell'erogazione, Usato in posizione zero per 4000 km poi l'ho portato a 3 e poi a 2 in Grcia dove usando benzina a 100 ottani mi sono veramente divertito.

I consumo ne ho parlato ma ho fatto un ulteriore prova, in autostrada dopo Ankara fatto il pieno, poi 60 km a 130 di nuovo benzina piu' di 22 con un litro, come sempre sono sincero avevo una latta da 5 Lt Acerbis nella valigia, riempita in Pakistan l'ho svuotata in Tagikistan, praticamente l'autonomia mi ha permesso di non averne necessita', ricordo che tra Iran, Turchia e Grecia dove abbiamo percorso lunghi rettifili(circa 4000 KM ), il motore ha girato sempre tra i 5000 e 6000 giri, mai rabboccato l'olio, bonta' anche del prodotto usato, il Motorex Power Cross 10-60.

Ringrazio l'Acerbis per il vestiario, parte dei prodotti li avevo usati l'anno passato ma gli stivali PROFILE X- TIGHT una sola fibia tradizionale e quella a cricchetto sulla prima ti lasciano con qualche interrogativo, abitauati ad essere tradizionalisti, invece la funzionalita' e' a mio parere l'arma vincente del prodotto, per non parlare delle ginocchiere Impact Evo. I timori per il mio ginocchio rotto nel precedente viaggio mi hanno fatto scegliere questo prodotto, ne sono entusiasta sia per la funzionalita' che l'ergonomicita'.

Un elogio al gruppo trasmissione fornito dalla Regina accoppiata 17-45 non ho mai registrato la catena solo lubrificata dopo l'off-road dei paesi asiatici

Ed ora KTM Italia un “ un covo di gente appassionata che va in moto anche il primo dell'anno” da gente cosi' non puoi aspettarti che massima disponibilita' di cui sono GRATO, mi ripeto, essere gratificati e' sempre un piacere immenso, da parte mia metto tutto me stesso per ricambiare tanta fiducia. Ringrazio Arnaldo Nicoli sempre disponibile, sempre positivo e non per niente sempre a dispensare consigli, mi sento veramente onorato, come persona e motociclista, di avere un maestro di questo livello.

I numeri del viaggio.

Nove paesi attraversati(uno in più per Andrea Afghanistan) 10326 km percorsi, nessuna foratura e nessun cambio di pneumatici, effettuati 2 cambi di olio e filtri, uno dell'aria. Superati 7 passi oltre i 4000Mt(un bel record).

Ringrazio tutti quelli che dai forum hanno seguito questa avventura, elogiando sia me che Andrea, speriamo di aver vi coinvolto fino in fondo.

Ultima cosa se qualcuno fosse intenzionato a ripercorrere questo itinerario, contattatemi senza esitazione, massima disponibilita' a fornire tutte le indicazioni.

Grazie a tutti Giampiero

 

Galleria Fotografica

48.jpg50.jpg101.jpg101d.jpg101f.jpg102b Vitto famiglia Kirghiza.jpg108.jpg110.jpg113.jpg114.jpg122.jpg128.jpg136.jpg214a.jpg307 Kashgar mercato cittanino vasta scelta.jpg1206.jpg1208.jpg1209.jpg1212a Camion sulla KKH.jpg1213.jpg1214a.jpg1217.jpg1220.jpg1222.jpg1223.jpg1224.jpg1225.jpg1226.jpg1228.jpg1229.jpg1230.jpg1231.jpg1239.jpg1240.jpg309169_2196658829683_475965_n.jpgcopyDSC04199.jpgDSC00010.jpgDSC04240.jpgDSC04409.jpgDSC04417.jpgDSC04494.jpgDSC04580.jpgDSC04581.jpgDSC04582.jpgDSC04583.jpgDSC04609.jpgDSC04629.jpgDSC04630.jpgDSC04745.jpgDSC04747.jpgDSC04758.jpgIMG_1291 (2).jpgIMG_1291 (3).jpgIMG_1291 (4).jpgIMG_1291.jpgLago Karakul Cina 2 anni dopo.jpgPassaggio valle della Naghar Pakistan.jpgTagikista ad ognuno il suo mezzo.jpgTagikistan il passato presente di un conflitto etnico.jpgTalebano.jpg

  • Biografia
    Biografia

    GP e quelle Due Ruote nel DNA

    La moto è nel DNA di famiglia. Mio nonno andava in moto, mio padre negli anni 50 faceva le gincane e, ad essere sincero, le vinceva. Io non potevo che ereditare questa passione.

  • Il Mondo Su Due Ruote
    Il Mondo Su Due Ruote

    Una vita in moto. E in due libri.

    Dopo 30 anni di viaggi in moto ho battuto le strade ed i sentieri di gran parte del mondo, ma ogni volta che approdo in una nuova terra lontana, il mondo, con le sue meraviglie, mi lascia ancora a bocca aperta...

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